I ROMANZI PIU’AMATI/ODIATI IN QUESTA ESTATE 2014…

I ROMANZI PIU’AMATI/ODIATI IN QUESTA ESTATE 2014…

 

Questi romanzi, ai primi posti in tutte le classifiche di vendita, o sono amati oppure odiati. Qualsiasi libro, ovviamente, può piacere, piacere meno oppure per niente, ma per questi i giudizi sono nettamente agli antipodi.
Io li ho letti e questo e ciò che ne penso…

ken Follett I giorni dell'eternitàI giorni dell’eternità. The century trilogy. Vol. 3 di Ken Follett
(Mondadori, 1224 pagg)

Questa appassionante conclusione della notissima trilogia “The Century” dedicata al Novecento e nella quale l’autore segue il destino di cinque famiglie legate tra loro: una americana, una tedesca, una russa, una inglese e una gallese è piaciuta, nonostante le 1224 pagine che per me rappresentano un handicap, amando le storie non troppo lunghe.
Ken Follett è stato, come sempre, molto abile a districarsi tra gli eventi più disparati del cosiddetto “Secolo breve”: cioè il periodo che va dagli anni sessanta alla caduta del muro di Berlino.
Trent’anni che hanno visto le lotte per i diritti civili in America, la crisi dei missili di Cuba, la Guerra fredda, le prime sfide per la conquista dello spazio come simbolo di superiorità tra le due superpotenze, gli omicidi dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King, il Vietnam, lo scandalo del Watergate, ma anche i Beatles e la nascita del rock’n’roll.
Una donna spiata per anni dalla Stasi, il figlio di una coppia mista che rinuncia a una promettente carriera legale per battersi al fianco di Robert Kennedy contro la segregazione razziale, il nipote di un senatore ch fa spionaggio, la giovane assistente di Nikita Chruščëv…
E sarà proprio attraverso le vite “normali” di queste cinque famiglie che Ken Follett ci porterà con grande, indiscussa, maestria in un mondo che pensavamo di conoscere ma che a questo punto non ci sembrerà più lo stesso.
Non sono d’accordo con chi lo considera “una lungagnata”. Bello, da leggere.

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La misura della felicità di Zevin Gabrielle
(Editore Nord, pagg.313)

Fra i romanzi più amati/odiati di questa tiepida estate 2014 non poteva mancare questo romanzo, accusato da alcuni di essere un romanzetto “da quattro soldi”( linguaggio fin troppo semplice e plot  da fiabetta moderna che lascia poco o niente) e portato alle stelle da altri.
Ma prima di dirvi che ne penso, vediamo di cosa parla. Il protagonista A.J. Fikry è un uomo scontroso e irascibile da quando è rimasto vedovo. Fa di malavoglia il librario in una isoletta che gli procura una costante insofferenza verso tutti e tutto.
Una giorno, però, tutto cambia. Inaspettatamente in libreria trova una bambina che gironzola con in mano un biglietto, scritto dalla madre: “Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed è eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata.”
Spiazzando tutti coloro che lo conoscono, A.J. decide di adottarla, lasciando così che quella bambina gli sconvolga (e/o colori?) l’esistenza. Perché la piccola ha una sconfinata curiosità verso le cose e il mondo ed un’attrazione istintiva per i libri.
Grazie a lei, il protagonista scoprirà così la gioia di essere padre, riassaporando anche il piacere di essere libraio e trovando infine il coraggio di aprirsi nuovamente alla vita e all’amore.
Che dire?? Sicuramente nulla di impegnato, ma nemmeno di così scontato e banale come qualcuno commenta.
E poi chi ci dice che la semplicità del linguaggio non sia un espediente voluto dall’autore per sottolineare che la felicità va ricercata nei dettagli, nelle piccole cose e gesti quotidiani?
A tutti viene data una seconda, terza, quarta… possibilità, basta aver la voglia di afferrarla.
Un romanzo che fa sognare, sperare e credere nella vita.
Le cose non devono essere per forza complicate per essere belle e pregevoli e ciò vale anche per i romanzi. Il mio è un sì, considerato il genere sentimentale.

“A.J. riaccende la luce. Torna nell’ingresso, poi percorre avanti e indietro la libreria. Arriva all’ultima fila di scaffali: la magra sezione bambini e ragazzi. Sul pavimento e` seduta una bimba: in grembo, aperta a meta` , ha l’unica copia presente in negozio di Il mostro
alla fine di questo libro (uno dei pochi libri illustrati che Island Books si degna di tenere).
E` una bimba, non una neonata, pensa A.J. Non riesce a stabilirne l’eta` perche´, a parte se stesso, non ha mai avuto a che fare a lungo con un bambino. A.J. era il figlio piu` piccolo, e lui e Nic non ne hanno mai avuti di loro. La piccola indossa una giacca a vento rosa.
Ha un sacco di capelli castano chiaro, molto ricciuti, gli occhi blu scuro e la pelle marroncina, un paio di toni piu` chiara di quella di A.J. E ` piuttosto carina.
≪ E tu chi diavolo sei? ≫ chiede A.J. alla bimba. Di colpo, lei smette di piangere e gli sorride.
≪ Maya ≫, risponde. E` stato facile, pensa A.J. ≪ Quanti anni hai? ≫
Maya alza due dita. ≪ Hai due anni? ≫Maya sorride di nuovo e allunga le braccia verso di lui.”

una mutevole verità di CarofiglioUna mutevole verità di Carofiglio Gianrico
(Einaudi, pagg.118)

Questo romanzo di Carofiglio mi ha invece un tantino deluso. Da uno scrittrore come lui mi aspettavo di più.
Andiamo comunque per ordine… Anche se l’ambientazione resta la stessa di tutti gli altri romanzi, la Bari tanto cara allo scrittore, questa volta non ci imbattiamo nell’ormai celebre avvocato Guido Guerrieri (anche se Carofiglio ne rimane sempre legato e lo dimostra inserendo un suo cameo nel libro) ma nel maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio, un piemontese trapiantato a Bari.
La figura del maresciallo sembra peraltro non essere totalmente casuale, perchè il libro è stata realizzato in collaborazione con l’Ente editoriale dell’Arma, in occasione del Bicentenario dei Carabinieri.
La storia. Un uomo, dal passato non tanto limpido, viene ucciso nella sua abitazione con una coltellata alla gola. Una anziana vicina ha visto un ragazzo fuggire dall’appartamento della vittima e gettare qualcosa nel cassonetto della spazzatura lì vicino.
Il maresciallo cerca nella spazzatura e trova l’arma del delitto. Le impronte sul coltello inchiodano un giovane della zona, di buona famiglia. Il caso è chiuso.
Ma l’indagine appare troppo facile per essere vera, qualcosa non quadra. Il maresciallo intuisce un’incoerenza, qualcosa che stona e che agli altri sfugge…
Nonostante la bella figura di Fenoglio, che per certi versi ricorda il famoso Maigret con il suo senso dell’umorismo, la capacità di dubitare e di andare ben oltre la prima verità, la storia non mi convince fino in fondo…Fra i romanzi più amati/odiati di questa estate 2014, a mio parere, va nella seconda categoria.

 

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