Ken Saro-Wiwa storia di un ribelle romantico

Ken Saro-Wiwa storia di un ribelle romantico

La terra d’Africa del secondo novecento fu miniera di leader che si batterono, a costo della loro stessa vita, contro il nuovo colonialismo economico e finanziario. Uno di questi è stato Thomas Sankara, uomo cresciuto nei ranghi dell’esercito e divenuto poi una guida per tutti coloro che sognavano un nuovo Burkina Faso, poiché la vitalità di un Paese si misura nella propria forza culturale, sociale, politica. Un altro, Ken Saro-Wiwa, narratore, poeta, attivista, difensore delle rivendicazioni delle popolazioni locali del Delta del Niger contro lo sfruttamento economico e ambientale da parte delle multinazionali. La casa editrice BeccoGiallo ci regala un nuovo avvincente volume dal titolo: Ken Saro-Wiwa storia di un ribelle romantico, sceneggiato da Roberta Balestrucci Fancellu, illustrata da Anna Cercignano (a breve anche la sua intervista)

Un grande affresco che racchiude la forza indomabile di Ken Saro-Wiwa.

Ringraziamo Fausto Bailo che l’ha intervistata in esclusiva per noi, insieme alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come sempre, ci supporta costantemente.

Roberta Balestrucci Fancellu, sceneggiatrice

Quando a sentito parlare per la prima volta del poeta, politico, attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa?

“Una sera ero al telefono con Andrea, un mio caro amico, si parlava un po’ di tutto, e a un certo punto, non so come , mi ha detto che aveva una canzone da farmi ascoltare. Era la canzone del Teatro degli Orrori intitolata A sangue freddo e ispirata a una delle poesie più famose di Ken Saro Wiwa.

 

Quello stesso anno lessi il libro della figlia, Traswonderland edito da 66thand2th. La incontrai poi a un festival in Sardegna. Era interessante sentirla parlare, raccontare della sua terra d’origine, la Nigeria, sentir raccontare ciò che il padre aveva fatto per il suo popolo, la sua lotta continua e pacifica in una nazione martoriata da una dittatura militare ed economica. Mi sembrava che il suo discorso, fosse indirizzato a me. Finché una sera mi arrivò una mail dove mi si chiedeva se conoscevo la storia di Ken Saro Wiwa, al mio sì è seguita la scrittura del soggetto”.

Quando è nata l’idea di creare una graphic novel basata sulla vita di questo personaggio?

“Diciamo che la mia fortuna sia quella di esser stata scelta. La mail che ti dicevo prima era da parte del mio art director Davide Calì. E’ lui che mi ha chiesto se conoscevo al storia di Ken Saro Wiwa, e alla mia risposta è stato lui a propormi di fare questa graphic, mettendomi poi in contatto con Anna. Credo inoltre che sia arrivata in un ottimo momento, perché proprio qualche mese fa, il tribunale Olandese ha deciso di riaprire i casi dei nove Ogoni uccisi dalla Shell in Nigeria, e per valutarne i danni ambientali causati dalla multinazionale.”

Quanto tempo a richiesto questo lavoro?

“Il lavoro su Ken Saro in realtà non credo sia ancora finito visti proprio gli ultimi sviluppi in ambito giudiziario e sociale. La fase di ricerca non è stata semplicissima. Purtroppo non si hanno molti scritti a parte qualche testo tradotto, come Un mese e un giorno, Sozaboy e Foresta di fiori, e il libro che ti dicevo prima scritto dalla figlia Noo Saro. Ho impiegato un po’ per recuperare tutto, poi via, giù a scrivere. In tutto abbiamo impiegato circa un anno tra testo e illustrazioni. Ma ripeto, una volta raccontata questa storia vuoi sapere sempre di più, sembra quasi tutto ti riporti a lei, e appena c’è uno spiraglio, beh, devi essere pronto a sapere e poi raccontare”.

Quali sono stati i suoi sentimenti mentre ridava vita alle lotte di Ken Saro-Wiwa?

“Sono stati tanti. Una delle cose che mi ricordo è che non appena ho messo il punto finale a tutta la storia ho pianto. Ho pianto di rabbia. E’ stato come sentire il senso della sconfitta di un popolo intero con la morte di Ken Saro.

 

Mentre raccontavo la sua resistenza, il suo animo rivoluzionario, però mi sentivo felice. Felice, forte. Sentivo che grazie a quelle parole ritrovate, grazie al lavoro mio e di Anna Ken Saro avrebbe avuto nuovamente voce, il suo pensiero sarebbe tornato ad echeggiare, ma soprattutto, chi non aveva ancora avuto modo di conoscere la sua storia ora può farlo.

 

Mi sono sentita onorata di poter raccontare le grandi gesta di quest’uomo, e soprattutto speranzosa. Chi leggerà la graphic vedrà, capirà molti passaggi fondamentali anche della nostra storia, capirà che in base alle nostre scelte, alle nostre decisioni, che per il nostro benessere è qualcuno altro che paga a caro prezzo“.

Secondo lei, la breve ma intensissima vita di Ken Saro-Wiwa, può essere paragonata a quale personaggio della letteratura?

“Più che della letteratura c’è un personaggio che me lo ricorda particolarmente, ed è Peppino Impastato. Sono stati due uomini che hanno cercato di portare dignità e libertà ai loro concittadini. Peppino cercava di denunciare un sistema mafioso che attanagliava la sua terra, il suo paese, e soprattutto la sua famiglia. Quando iniziò, cercò di farlo usando in primis il giornale, comizi pubblici e poi la radio per raccontare Cinisi. Ken Saro ugualmente cercava di far passare le notizie, e raccontare il suo popolo con le sceneggiature che scriveva per la tv e i vari editoriali che per diverso tempo riuscì a pubblicare, i suoi libri, primo tra tutti Sozaboy furono fondamentali per conoscere una parte dell’Africa ai più sconosciuti. Entrambi erano due uomini che basavano la loro ribellione sul pensiero, sull’agire comune, la libertà di pensiero, e mai sulla violenza e le armi”.

Consiglierebbe questo libro alle giovani generazioni?

Assolutamente si. Mentre lo scrivevo pensavo, speravo che più ragazzi possibile incontrassero questa storia. Mi piacerebbe infatti che questo libro entrasse il più possibile a contatto con i ragazzi, ma anche adulti. Mi piacerebbe che riuscisse a dare qualche risposta o quanto meno riuscisse ad accendere la curiosità di chi lo avrà tra le mani. Spero che il nome di Ken Saro Wiwa echeggi il più possibile, per troppo tempo è stato taciuto.

 

Credo che ognuno di noi abbia un impegno da portare avanti e non sottovalutare. Ken Saro Wiwa è morto nel silenzio e distrazione del mondo, complice il calcio, come riesce a distrarci un avvenimento così dalla vita reale è davvero inquietante.

 

Auguro perciò ai ragazzi che lo leggeranno di perdersi nella sua storia, nella storia dell’uomo che ha urlato con quanto fiato aveva in corpo il malessere di una nazione sottomessa, distrutta, bistrattata da buona parte del mondo europeo. Gli auguro una buona lettura , perché così forse molte persone potrebbero trovare una risposta anche ai flussi migratori che alcuni si ostinano a ostacolare.

 

Gli auguro di prendere esempio da lui, perchè dopo di lui anche il fratello e il figlio hanno portato avanti la sua causa. Spero riescano ad incuriosirsi perchè finalmente i processi di quegli anni contro le società petrolifere sono stati riaperti o comunque gli si sta dando maggior risalto.

 

E soprattutto spero che si affezionino alla sua storia, perchè è bene che tutti prendiamo coscienza delle nostre azioni anche solo avviando il motorino di accensione delle nostre macchine: per il nostro benessere c’è sempre qualcuno che paga, è ora di rendersene conto, tutti abbiamo il diritto a una vita dignitosa, sopratutto chi non ha più niente per garantire il nostro benessere”.

Con tre colori come riassumerebbe il carattere di Ken Saro-Wiwa?

“Credo il rosso, per la passione e la forza che impegnò per riscattare il popolo Ogoni dalla tirannia degli interessi economici di un colosso come la Shell; il blu per la tristezza e l’amarezza che sicuramente avrà provato nel momento in cui si è reso conto di esser stato incastrato in un gioco politico, ma soprattutto per le scelte e le motivazioni che l’hanno portato a lasciare e far trasferire la sua famiglia in Inghilterra, infine il bianco. Il bianco perché credo che ci abbia lasciato un’eredità e dei valori molto importati, abbiamo un messaggio da scrivere e diffondere”.

Progetti per il futuro?

“Eh, sì. Quelli sono tanti e spero di riuscire a realizzarli tutti. Al momento è uscito un nuovo lavoro per la casa editrice Radici Future, si intitola “Imon. La madre terra”. E’ un romanzo per ragazzi dove si cerca di raccontare la piaga del caporalato che attanaglia buona parte dell’Italia. Qui il mio compagno di viaggio è un altro bravissimo illustratore che si chiama Ezio Castagna. Poi che dire, ci sono altri novità ma… una cosa per volta vi racconterò tutto”!

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