Danae Lorne e Lena Vinci: L’anno che portavi i capelli corti

Danae Lorne e Lena Vinci: L’anno che portavi i capelli corti

Danae Lorne

Danae Lorne

Danae Lorne, nome d’arte di Maria Antonella Scarfone, nasce a Locri (RC) nel 1976.

 
Dopo la maturità classica, si trasferisce a Pisa, dove tutt’ora vive, e lì consegue la laurea in Scienze dei beni Culturali. Durante il corso di studi ha modo di conoscere e approfondire alcune tecniche informatiche riguardanti il fotoritocco e il disegno vettoriale di cui s’innamora. Decide così di coniugare la sua innata passione per il disegno agli strumenti di grafica acquisiti e dà vita così ad un nuovo stile essenziale e pulito (firmato Allèn design) che ricorda i motivi fumettistici della Pop Art.

 
Nel 2010 la sua prima mostra: “Due stili e un anima”, allestita nel Palazzo Barletta (1559) a Caraffa del Bianco, insieme ai lavori della madre Alba Dieni (1941-2011), nota pluripremiata pittrice e scultrice.

 
Dopola prematura scomparsa della madre a cui è molto legata, i ritratti grafici diventano anche parole.

 
Nel 2013 esce il suo primo romanzo Il Canto delle Cicale  EEE-Book primo di una trilogia che trova il suo seguito in Sottopelle (2014) e Cuore mancino (2015). I ritratti umani dei suoi personaggi ben caratterizzati e “vivi”, sono portavoce di una umanità “virtuale” che si illude e si isola in “non luoghi”, dove tuttavia l’anima riesce ancora a sopravvivere.

 
Nel dicembre del 2016 esce L’Anno che portavi i capelli corti  EEE-Book scritto insieme alla collega ed amica Lena Vinci (classe 1972 di Catania)

 

Antonio deCristofaro

Antonio deCristofaro

Un grazie allo scrittore Antonio Di Cristoforo che ha intervistato per noi la scrittrice.

Come sei arrivata alla scrittura. Attraverso quale percorso sei giunta alla decisione di pubblicare ciò che scrivevi?

La scrittura, così come il disegno, la musica, la danza sono sempre state forme d’espressione del mio animo poliedrico che ama sperimentare l’arte. In casa i libri poi non sono mai mancati, mio nonno era uno scrittore poeta, e sono cresciuta con il rumore dei tasti della macchina da scrivere. Il mio primo romanzetto lo scrissi a 12 anni, più per il gusto di “giocare” con quell’affascinate aggeggio meccanico che per altro.

Non ho mai veramente pensato di intraprendere questa carriera, anche se ho sempre avuto una naturale propensione a condividere le mie emozioni attraverso le parole, e la loro fascinosa musicalità.

Da ragazza lo facevo sul mio blog…da grande poi ho avvertito la necessità di farlo per me stessa. Così è nato Il canto delle cicale, il mio primo romanzo. Quando cominciai a scriverlo non immaginavo che sarebbe diventato un romanzo, stavo attraversando un momento particolare della mia vita, c’erano stati cambiamenti importanti, mi ero appena trasferita in una città che non conoscevo, mi sentivo lontana dal mio elemento naturale (il mare) e fu così che chiusi gli occhi e le parole cominciarono a scivolare dalle dita ai tasti del pc che avevo di fronte.

Ci impiegai 4 anni per finirlo. In questi quattro anni sono successe tante cose, tra cui la morte di mia madre a cui ero legatissima e continuare a scrivere mi ha aiutata molto.

Una volta finito, letto, riletto, e fatto leggere alle persone a me care, decisi di provare, e lo mandai a qualche casa editrice. Mi risposero in quattro. Scelsi di pancia (e per fortuna aggiungerei) la casa editrice EEE-Book (www.edizioniesordienti.com) che ha pubblicato il primo e i successivi tre miei romanzi (Sottopelle, Cuore Mancino, e L’anno che portavi i capelli corti).

Quali sono i tuoi interessi dal punto di vista culturale e letterario. Quali sono gli autori che ti hanno influenzato di più?

Ho una formazione classica, perché ho frequentato il liceo. A quell’età purtroppo non riesci ad apprezzare veramente quello che leggi e impari. Ma fortunatamente qualcosa è rimasto.

 

Sorelle Bronte

Sorelle Bronte

“Da grande” ho attraversato l’iter di molte adolescenti, divorando i classici della letteratura inglese. Ho amato, come molte, la passione e lo struggimento delle sorelle Bronte e l’umorismo della Austen. Sono rimasta affascinata dalla delicata sensibilità di Hesse e poi sono passata ai classici Francesi e Italiani ovviamente.

 

Moravia mi ha segnata, la sua cruda schiettezza mi ha affascinata e da lì in avanti ho cominciato a prediligere letture meno romantiche e più volte alla scoperta dei moti dell’anima e della carne. Amo la psicoanalisi, amo comprendere il perché delle nostre azioni quindi molte mie letture si sono rivolte a questo ambito. Aldo Carotenuto, Raffaele Morelli e Ivana Castoldi mi hanno illuminata in momenti particolarmente difficili. E poi… ho letto di tutto, dai romanzi della Nin ai fumetti della Bonelli ai romanzi di Stephen king . Insomma amo leggere.

Che cosa è per te la scrittura?

La scrittura come ho già accennato è evasione; mi permette d’essere altrove, di vestire i panni di altri personaggi, di crearne di nuovi, insomma di vivere e far vivere altre vite. E’ il potere dell’arte. E poi è un importante mezzo di comunicazione (e condivisione). Mi esalta l’idea di poter dare il mio contributo benché minimo, in questo immenso oceano di parole e pensieri editi e non.

In quale genere si collocano i tuoi lavori?

La trilogia è stata etichettata “erotica” per via di qualche passo particolarmente “caldo”. Ma c’è molto di più dentro. Il canto delle cicale, Sottopelle, e Cuore Mancino raccontano la storia di un viaggio, il viaggio di un’anima che attraverso l’Amore riscopre se stessa.
L’ultimo nato: L’anno che portavi i capelli corti, è stato inserito tra i romanzi rosa, nello specifico letture LGBT (i diversi d’Amore) perché racconta (anche) la storia d’amore tra due donne.

Quale valenza dai alla qualifica di “Scrittrice?”

Dopo la laurea (in Scienze dei beni culturali) pensavo che il mio futuro sarebbe stato l’Arte. Mia madre, Alba Dieni, era una straordinaria artista. Io stessa ho lavorato per un periodo come ritrattista e grafica. Ma nel momento in cui si è concretizzata la possibilità di questo straordinario mestiere, “la scrittrice”, mi si è aperto un mondo, mi sono resa conto che era la mia strada, e che in un certo senso lo è sempre stata, fin da quando nella quinta elementare feci commuovere il maestro con il mio tema dell’ultimo anno.

Di cosa parla il tuo libro: L’anno che portavi i capelli corti. Come mai la scelta di scriverlo al-anno-che-portavi-i-capelli-corti quattro mani?

L’anno che portavi i capelli corti racconta la storia di Silvana, una donna emotivamente segnata dalla freddezza di una famiglia che non ha mai capito fino in fondo. Dopo vent’anni torna in Toscana, la sua terra natia, per seppellire il padre. La madre le era morta prematuramente l’anno che aveva deciso di andarsene.
Tra le cianfrusaglie di quella casa abbandonata a se stessa, trova delle lettere d’amore.

 
Sono le lettere di Agnese, l’amante di sua madre.
Le due donne si erano conosciute da ragazze e si erano innamorate nonostante tutto, nonostante la vergogna, nonostante la paura e l’ipocrisia di un mondo che stava per cambiare ma che non era ancora pronto ad accettare un amore “diverso” come il loro.

 
In quelle lettere Silvana scopre quella parte di vita che le era mancata, quella calda, appagante vita fatta di complicità, di affinità, e tenerezza. Le parole di Agnese la scuotono nel profondo, fanno crollare le sue reticenze, le sue insicurezze e la guidano verso una più serena accettazione di sé e del suo amor proprio.

 

Erano anni che pensavo di scrivere qualcosa insieme alla mia coautrice e grande amica Lena Vinci, quando mi si è presentata l’occasione l’ho colta al volo. I nostri caratteri e il nostro stile (solo apparentemente differenti) si sono trovati e completati alla perfezione. Avevo trovato la mia Silvana.

Stai lavorando al tuo prossimo romanzo? Ci puoi anticipare qualche particolare che possa interessare i nostri lettori?

Ovviamente si, ho per le mani almeno tre racconti iniziati da un bel pezzo…pensavo di riunirli in un unico testo, tre romanzi brevi che raccontano tre diverse facce dell’amore.
Non dico altro perché un libro è come la vita …non sai mai cosa ti aspetta girato l’angolo. E’ un momento particolare della mia vita questo e …chi lo sa, magari deciderò diversamente.

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