Il vero immortale è l’amor…

Il vero immortale è l’amor…

Antonella Abbate

Antonella Abbate

 

 

Una intensa poesia (tratta dalla raccolta Il fascino segreto dell’anima, edito da Pegasus Edition), commentata magistralmente da Antonella Abbate, professoressa toscana.

 

L’autore, Marcello Lazzeri, vive ad Altopascio (LU) e, oltre che poeta, è anche scrittore. Romantico, ironico e spesso irriverente, ha vinto numerosi concorsi letterari.
Collabora da anni con la Dea, Associazione Demografici Associati, prestando la sua professionalità ed esperienza come ex Funzionario Pubblico e scrivendo sulla rivista Semplice (edita dall’Associazione) firmandosi Bastiancontario.
Ha anche costituito, insieme allo scrittore Franco Donatini e ad altri, il Salotto Letterario Le Sughere dove vengono presentati libri e viene fatta cultura in genere.

 

PIOGGIA DI MAGGIO

La pioggia

che cade nella campagna di Altopascio

in un giorno di maggio,

alimenta

la natura e il mio tormento.

D’un tratto scruto

una rosa bianca che spicca

tra arbusti e spine impertinenti

candida, ammaliatrice,

velata appena dalla pioggia distesa

che ne sfiora i petali

senza carpirne l’anima.

D’incanto

lo spirito mio si colma

d’inebrianti sensazioni,

di musiche dolcissime

e variegati profumi …

E immagino il tuo volto

illuminato da una chioma fluente, raggiante

di un sorriso malizioso,

dolcemente abbandonato

in mezzo a sguardi impertinenti,

in quella città lontana

sotto la pioggia …

in un giorno di maggio ….

 

Il poeta dell’amor lontano che ti accarezza l’anima come pioggia di maggio

 

Le Petit Prince Antoine de Saint-Exupéry

 

Se ami una rosa che sta su una stella,
di notte è bello guardare il cielo.
Tutte le stelle sono fiorite.
(Le Petit Prince – Antoine de Saint-Exupéry – cap. XXVI)

 

 

Un assolo magistralmente eseguito dal poeta Marcello Lazzeri che apre la sua poesia Pioggia di maggio con il leitmotiv de l’amor de lonh, l’amore di lontano, richiamando alla mente le raffinate canzoni del trovatore (trobador) provenzale Jaufré Rudel, principe di Blaia.

Nella sua composizione di versi sciolti la musicalità si percepisce dalla lunghezza dei versi che sembrano come onde che cullano il poeta tra realtà e immaginazione; i suoi pensieri vanno, vengono, spumeggiano e si infrangono fino a svanire. Incantevole e delicata la descrizione della sofferenza e della malinconia che il poeta canta accostando la bellezza di un paesaggio toscano appena accennato all’immagine dell’amata, trasfigurata poeticamente dalla metafora della rosa. La rosa che nell’antichità era associata al culto d’Afrodite, la dea dell’amore, racchiude in sé significati contrastanti: vita e morte, perfezione celeste e passione terrena, fecondità e virginità. La campagna, tutto ciò che lo circonda diventano corrispondenze tra l’amore e la stagione primaverile del mese di maggio e lasciano libero il lettore di immaginare le dolci colline, gli alberi, i fiori e i ruscelli. Ecco dunque che la Natura, attraverso le sensazioni visive, uditive e olfattive che suscita, alimenta i sogni, i desideri e i ricordi.

In Pioggia di maggio, il sacro e il profano si alternano nella simbologia dei versi. Il mese di maggio è il secondo mese il fascino segreto dell'animadella stagione primaverile che in questo periodo raggiunge la massima espressione grazie al riflesso della crescente esposizione della natura alla luce solare toccando il culmine nel solstizio d’estate. I popoli antichi dedicavano questo mese a divinità legate alla luce, i Celti lo associavano al fuoco luminoso, metafora del risveglio della natura, i Romani alla Dea Maia alla quale erano tradizionalmente dedicati riti, feste e manifestazioni legati alla fertilità della terra. I fiori erano i protagonisti indiscussi, simbolo della vita e della rinascita, in particolare le rose e alla rosa fu associata la figura della Vergine Maria dalla Chiesa alla quale dedicò il mese di Maggio.

 

Anche nell’elemento pioggia si avverte la consonanza e la dissonanza della sua duplice funzione. La pioggia possiede in sé una dimensione generativa e distruttiva, nutre la terra e al contempo genera tormento nell’animo del poeta, fa riemergere i ricordi e i rimpianti, la tristezza e la malinconia la pioggia che cade…/alimenta la natura e il mio tormento. La pioggia diviene l’ immagine di un vero e proprio pianto interiore che si sta manifestando. Nella simbologia cristiana la parola di Dio è paragonata alla pioggia che viene a fecondare la terra per portare gioia e prosperità, mentre secondo l’antica visione cosmogonica dell’universo, la potenza dell’acqua è saggiamente utilizzata da Dio per separare, per inondare la terra, per distruggere il genere umano.

In un giorno di maggio, l’incontro con la donna-rosa diviene per il poeta essenzialmente sensuale, soggettivo, intimo e non esige altra presenza. Il poeta gode della gioia di amare in sé e per sé in solitudine e l’assenza della donna rafforza ancora di più il suo amore e fa nascere in lui sentimenti e speranze che sono reali. L’amore del poeta per la donna è desiderio, vagheggiamento, ricordo di un’esperienza felice, sogno che possa nuovamente realizzarsi. La visione della rosa genera all’improvviso dolci note D’un tratto scruto/una rosa bianca che spicca… D’incanto/lo spirito mio si colma e la sinestesia nei versi richiama profumi, musiche e sensazioni, sensazioni pure, quasi tattili da cui nasce uno stato di armonia, di benessere, di joi che solo il contatto fisico con l’amata produce inebrianti sensazioni,/musiche dolcissime/e variegati profumi, ma trattandosi di un amore impossibile, quel contatto immaginato coincide con il desiderio intenso e il sentimento forte e profondo, tanto da farlo sembrare tangibile.

La sola condizione che consente al poeta di godere il joi d’amore e di colmare la distanza tra lui e l’amata è l’immaginazione: come la pioggia accarezza la rosa sfiorando i suoi petali senza sciuparne l’essenza, purificandola, cosi i suoi versi accarezzano il volto dell’amata, luminoso di bellezza e di gioia, contornato da una chioma fluente e da un sorriso malizioso. La rosa bianca, candida, è inaccessibile al poeta, spunta tra arbusti e spine impertinenti, protetta dal laurasenso di onestà, fiore mistico, simbolo di amore spirituale e puro, simbolo di amore divino come decantata da Dante nel canto XXXI del Paradiso. In Pioggia di maggio la rosa assume un’immagine più carnale, presente nella letteratura umanistico-rinascimentale e nel sonetto del Petrarca “L’aura che ‘l verde lauro e l’aureo crine”, prendendo il volto di una donna, idealizzata e desiderata, che inebria i sensi e lo spirito del poeta ammaliatrice, intrisa di sensualità e fascino velata appena dalla pioggia distesa, circondata da sguardi impertinenti, i rivali che corteggiano l’amata per carpirne la purezza, e suscitando suggestioni che rivivono ancora intensamente nel sogno, in quei luoghi e attraverso la poesia nella quale il poeta trova una sorta di pace e un anelito di speranza.

Negli ultimi versi di congedo che fanno da coda alla poesia, si ode in lontananza il dolce canto del poeta, il cui ritmo scandito dalle parole tronche e piane, accompagnate dai punti di sospensione, diviene lento e malinconico, sospeso e sospirato, in quella città lontana/sotto la pioggia…/in un giorno di maggio…Tutto svanisce, anche il dolore sfuma pian piano nella dimensione spazio-temporale del ricordo di una città ormai lontana e del ciclico alternarsi delle stagioni, una sola cosa intensamente rimane e si rinnova: l’amore puro.

La favola breve è finita,
Il vero immortale è l’amor
– J. Rudin

Antonella Abbate

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2 Comments

  1. Franco Donatini 14 July 2017
    Rispondi

    Pioggia di maggio, un canto all’amore e insieme alla natura che essa stessa evoca attraverso l’umida dolcezza di una giornata di maggio. Ci sono dentro molti elementi classici e moderni che ne fanno una lirica estremamente complessa.
    L’amore nell’accezione trecentesca, cortigiana e stilnovista sublima il rapporto con la donna amata, associandola alla purezza e insieme alla sensualità della rosa; “rosa fresca e aulentissima” della poesia popolare, giullaresca della scuola siciliana. E poi l’amore nell’accezione dannunziana che si alimenta alla pioggia che bagna le membra della donna amata così come gli elemenmti della natura e poi ancora la nostalgia del ricordo e il senso struggente dell’impossibilità di raggiungerla.

  2. Franco Donatini 14 July 2017
    Rispondi

    Ma c’è qualcosa che supera queste reminiscenze classicheggianti, rendendo questa lirica profondamente moderna. E’ il rapporto con la natura che fornisce gli elementi su sui si articola il processo creativo della poiesis. Come dice Baudelaire in Correspondance, la natura rappresenta una “foresta di simboli” su cui costruire il significato e il significante della poesia. E così la rosa perde la sua reale materialità per divenire un fugace intermediario con l’universo interiore del poeta, dove i ricordi e le emozioni d’amore esistono da sempre celate nelle profondità più recondite, ma che l’improvvisa visione del fiore bagnato dalla pioggia riesce improvisamente a esprimere in maniera intensa e pregnante.

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