Valeria Rossi, quando il successo fa riflettere

Valeria Rossi, quando il successo fa riflettere

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Ho avuto il piacere di conoscere la nota cantante, autrice e compositrice italiana Valeria Rossi diversi anni fa, quando ha scelto la mia città, Grosseto, per vivere e da allora il rapporto non si è mai veramente interrotto, supportato da una simpatia e stima immediate e reciproche.

 

Come molti ricorderanno, nei primi anni duemila il brano da lei composto e interpretato Tre parole (nella foto la f41684xcch3 copertina versione spagnola) scalò inaspettatamente le vetta delle classifiche restandoci per cinque mesi, diventando il singolo dell’estate e vincendo, non soltanto il Festivalbar, ma anche tre dischi d’oro, l’Italian Music Award oltre ad accaparrarsi una nomination agli MTV Awards.

Da allora di stagioni ne sono passate e Valeria, pur non avendo mai smesso di lavorare nel mondo della musica, si è intelligentemente lasciata il tempo per metabolizzare il grande successo e guardare indietro con occhi e animo più obiettivi, tanto da riuscire a scriverci su addirittura un libro.

Recentemente è infatti uscito in tutte le librerie Tre parole dopo. Riflessioni intorno al successo (edizioni Effequ, euro 12) dove racconta il dopo/successo e la donna che è diventata. Ma prima di sentire cosa dice ai lettori di Letteratura e Dintorni, la ringrazio per la sua squisita disponibilità…

Tu Valeria nasci come autrice-compositrice, collaborando con grandi nomi della musica italiana come Mietta e Tiziano Ferro. Il grande successo lo ottieni però come cantante. La tua Tre parole è rimasta per lungo tempo nelle orecchie di tutti noi e soprattutto in classifica da giugno a ottobre 2001, oltre ad essere stata premiata come canzone rivelazione dell’anno al Festivalbar. Cosa hai provato di fronte ad un successo così grande?

In realtà solo ora capisco che cosa significa avere un successo così grande e qual è il modo giusto per me di cavalcarlo; è proprio partendo dall’emozione che convogliare anche dei contenuti si fa più interessante e gratificante per tutti, ossia, scagliare il cuore oltre il proprio braccio e, contemporaneamente, costruire qualcosa.
Inizialmente ho disperso tutte queste potenzialità evolutive incredibili di crescita mia e di chi mi seguiva, ora sono più concentrata in questa direzione che mi sembra una direzione generale che si avverte prepotentemente e di cui c’è un forte bisogno.

Copertinalibro Valeria Rossi

Tre parole dopo. Riflessioni intorno al successo è il titolo del tuo nuovissimo libro. Perché hai sentito l’esigenza di scriverlo?

In realtà inizialmente il libro mi è stato richiesto da uno dei curatori (Davide Braglia) del progetto “Suoni&Professioni” e di alcuni seminari (per conto del Ministero della Pubblica Istruzione) che ho tenuto nelle scuole e nei quali erano presenti sia i presidi che i professori che gli studenti, in quel contesto ho verificato che le dinamiche ed i percorsi di questo settore del music-show erano per lo più sconosciuti, ignorati anche dagli aspiranti professionisti, e che tutti erano estremamente curiosi di saperne di più.

Quindi ho raccolto gli interrogativi che mi ponevano, gli ho dato tridimensionalità legandovi alcune mie esperienze personali che fino ad ora nessuno conosceva.
Volevo che la mia esperienza, in quanto storia esemplare, potesse fare da esempio a chi volesse capire di più di questo settore dai contorni sempre più sfumati.

Io che ho avuto il piacere di conoscerti (nella foto a destra durante la trasmissione Quantestorievuoi su Tv9, condotta da Francesca Ciardiello e alla quale partecipo come ospite fissa ), posso dire che sei una persona molto dolce e profonda. Quantestorievuoi con Dianora TintiSensibilità e delicatezza che, ovviamente, si ritrovano anche nelle pagine del libro che offre molti spunti per riflettere… A chi consiglieresti di leggere Tre parole dopo. Riflessioni intorno al successo? Credi che sia un testo adatto anche ai giovani? E perché?

Il libro nasce da esigenze di approfondimento della comprensione della realtà che ci circonda che muovono dal mondo della musica ma che sono estendibili anche oltre i suoi confini.

Le scelte che una persona può fare sono molte ma spesso non si ha percezione degli strumenti in proprio possesso, molte persone anche fuori dall’ambiente prettamente musicale mi hanno detto che nel libro hanno trovato parecchie risposte e, soprattutto, molti spunti.

Infatti, mentre scrivevo avevo davvero in mente le vite dei ragazzi che incontro quando faccio le audizioni, le selezioni, gli ascolti, le giurie. Cerco sempre di capire cosa li muove e provo a tracciare un filo da seguire per non trovarsi con un pugno di mosche in mano, come succede nella maggioranza dei casi. Nel libro riporto anche le domande viste nei loro occhi e le mie risposte.

Pensi che la scrittura, oltre la musica, potrebbe diventare un altro modo per esprimerti?

Scrivere è un bellissimo impegno, comporta l’addentrarsi in uno spazio privato, spesso sconosciuto e sorprendente anche per noi stessi e da cui non sappiamo da subito cosa aspettarci, mi ricordo un’immagine bellissima che Zadie Smith, la scrittrice, suggeriva a proposito della scrittura, diceva che è come addentrarsi in un bosco fitto in cui tra le foglie ed i rami filtrano dei precisi raggi di luce, stare lì in silenzio ed aspettare fino a che una timida creatura del bosco viene a brucare le foglie che le stai delicatamente porgendo da dentro il palmo della tua mano. Diceva più o meno così…

Non essendo tu una scrittrice di professione, hai trovato difficoltà nella sua stesura?

In realtà, nella mia vita ho fatto molta “palestra” rispetto alla scrittura.

Ho tenuto un blog sul mio sito in cui ho pubblicato con cadenza settimanale per svariati anni e che era molto seguito.

Ho scritto un racconto dal titolo Otto giorni contenuto nella raccolta “Suicidi falliti per motivi ridicoli”. Questo libro aveva uno scopo preciso e sono stata aiutata da Davide Braglia a mantenere il focus del tema sempre presente, mi aiutava a scavare nella mia storia personale e professionale per selezionare gli episodi più illuminanti e da Pietro Foresti, mio marito, produttore e compositore, che mi ha aiutato a “contenermi” per non diventare “autoreferenziale” che è un vizio in cui soprattutto molti artisti, appunto senza esperienza, cadono.

Cosa stai facendo attualmente, oltre promuovere questo tuo libro? Progetti a medio/lungo termine?Rockland

In questo periodo di profondi cambiamenti nel settore della musica stiamo gettando le basi per creare una struttura innovativa che risponda alle esigenze dei giovani artisti di oggi. Questa struttura sarà, appunto, l’evoluzione della Rockland di Davide Braglia, a Grosseto, una scuola che già c’è e funziona bene e che si evolverà anche grazie al mio apporto.

In particolare io mi occuperò del canto e del perfezionamento degli autori.

E’ stata una scelta avvenuta in seguito a numerose crescenti e insistenti richieste da parte degli artisti. E’ quindi venuto naturale pensare ad una nuova struttura per supplire a realtà ormai superate e anacronistiche. Parliamo con i ragazzi ed i curiosi per fare un ragionamento sulle loro scelte e capire come valorizzare i loro talenti.

Io metto a disposizione la mia esperienza, le mie conoscenze tecniche e le pratiche che ho affinato per gestire al meglio le performance, anche quelle che “si mettono in scena” nella vita quotidiana.
Abbiamo scelto Grosseto per questa nuova struttura perché è una città a misura d’uomo, un terreno fertile.

BimbincucinaOltre a questo libro hai pubblicato il racconto 8 giorni contenuto nella raccolta Suicidi falliti per motivi ridicoli ed anche qualcosa per i bambini: il libro/cd Bimbincucina. Ce ne vuoi parlare?

Quella dell’educazione è una questione centrale per tutta la società e i bambini sono la società del futuro quindi è indispensabile spendersi sulla loro educazione e poter dire, una volta che li vedremo felici ed espressi, di aver fatto un buon lavoro.

Quel progetto lo porto sempre avanti, anche nelle scuole, ed ha l’obiettivo di avvicinare anche i più piccoli, insieme agli adulti, alla cultura alimentare, a tutto ciò che c’è oltre la spettacolarizzazione delle trasmissioni televisive sui piccoli chef che ha comunque avuto il merito di accendere in loro la passione verso l’universo dell’alimentazione che porta con sé molte cose, anche simboliche.

Il mio progetto si chiama appunto Bimbincucina e parte da un libro, edito da Azzurra Music, in cui illustro e racconto, insieme a dei curiosi personaggi, come una Carota Sapiens alta due metri, una selezione di piatti vegetariani attraverso immagini, parole e venti canzoni-ricetta, scritte insieme a Pietro, nel cd che c’è all’interno del libro per invitare gli adulti a prepararli insieme ai bambini.

Tu sei anche una donna molto colta e curiosa: hai studiato musica, giurisprudenza, sei stata docente presso il CET d Mogol ed hai una laurea in Lettere ed Antropologia. Questi tuoi studi ti hanno aiutato nella carriera artistica?

Io credo che nell’arte, così come in ogni manufatto artigianale, confluisca tutto ciò che sei, quello che hai studiato e quello che non hai studiato, così come quello che hai mangiato e quello che non hai mangiato, tutto incide e da niente si prescinde, al di là di ogni giudizio, ed ogni esperienza si imprimerà nel tuo tessuto anche e soprattutto a livello inconscio.

In realtà, ciò che veramente trapela è ciò che si è, la propria essenza, malgrado tutte le sovrastrutture che possono paradossalmente portare ad allontanarci da ciò che siamo.

I miei studi hanno senz’altro contribuito ad aiutarmi ad acquisire degli “strumenti per cercare l’essenza.”

Ma poi c’è voluto anche tanto amore incondizionato per trovare la forza ed il coraggio di lasciare da parte tutti i condizionamenti che questa realtà convenzionale ci impone.

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