Salvo Sottile ci parla di Cruel

Salvo Sottile ci parla di Cruel

Ho avuto il piacere di incontrare Salvo Sottile (notissimo giornalista e conduttore televisivo di trasmissioni come Quarto Grado, Quinta colonna e Linea Gialla, giusto per fare qualche nome, oltre che inviato di importanti speciali e dirette da ogni parte del mondo) in occasione della presentazione a Grosseto del suo ultimo romanzo Cruel (Mondadori) e devo dire che è stato un incontro molto piacevole e interessante.

Salvo Sottile con Dianora Tinti

 

Salvo Sottile (nella foto con la sottoscritta) si è dimostrato fin dal primo momento una persona disponibile, aperta al dialogo, ed è stato al gioco rispondendo con professionalità, ma anche con estrema semplicità e un pizzico di ironia alle mie domande.

Lo ringrazio quindi pubblicamente per avermi concesso questa breve intervista e…per il “tu”.

 

 

Presentati…

Mi chiamo Salvo Sottile, ho 42 anni, faccio il giornalista e a tempo perso lo scrittore.

Qual è il tuo ultimo romanzo?

Si intitola Cruel ed è un romanzo, un thriller, un giallo che racconta la storia di un giornalista che tenta di risolvere un mistero, ma che contemporaneamente intraprende anche un viaggio alla ricerca di se stesso.

Cruel Salvo Sottile

E’ autobiografico?

No, è totalmente inventato.

Puoi dire brevemente ai lettori di cosa parla?

E’ un thriller con una serie di delitti che hanno come sfondo di Roma. Avendo sempre raccontato come giornalista il male “fuori” questa volta ho cercato di vederlo “dal dentro”, da un luogo piccolo e chiuso che paradossalmente il male lo racconta alla perfeziona: un settimanale di cronaca nera, Cruel appunto.
Il sospetto si rimbalza da un protagonista all’altro e ognuno è un probabile assassino perché ha un motivo per uccidere. Spetterà quindi al lettore capire dove sta la verità.

Come ti è venuta l’idea?

Mentre correvo. Mi si è affacciato alla mente un dettaglio e, esaminandolo, ho scritto la conclusione del romanzo. Poi il resto, andando al contrario, verso l’inizio.

Salvo Sottile Libreria Modadori GrossetoTra uno scrittore/ giornalista e uno scrittore “puro” c’è differenza come approccio letterario? Il fatto di essere giornalista può considerarsi un valore aggiunto?

Può essere un vantaggio, ma anche un handicap. Dipende dai punto di vista. Ovviamente il giornalista dovrebbe avere nel suo DNA, nel suo codice, la capacità di raccontare. Lo scrittore lo fa con la fantasia, confrontandosi con una storia più ampia, ecumenica, perché va bene per tutti.
Il mio romanzo è ambientato a Roma ma potrebbe essere ambientato a Milano a Torino ovunque. La cosa più importante per chi scrive, secondo me è quindi costruire una vicenda che raggiunga tutti (nella foto Salvo Sottile con la proprietaria della Libreria Mondadori di Grosseto)

Quando lo hai scritto, hai pensato anche ad un possibile adattamento televisivo o cinematografico?

Sì, ho cercato di scrivere un libro che si potesse leggere nel tempo di un programma televisivo, 3 ore e mezzo circa e che catapultasse il lettore nella storia coinvolgendolo totalmente fino all’epilogo.

Credo che sia un libro che ti prende, che ti fa sentire le voci dei protagonisti, che te li fa immaginare… Sì, è una storia che si presta molto ad un racconto per immagini.
Venendo io dalla TV, ho cercato di costruire un libro che avesse tutto anche da un punto di vista visivo.

 

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