I miei libri

Il Pizzo dell’Aspide (2007)

9788865309476-il-pizzo-dell-aspidePizzo dell’Aspide è uno scoglio che si allunga nel mare di Gallipoli ed è anche il titolo del libro di Dianora Tinti che con questo romanzo d’esordio ha ottenuto, in pochissimo tempo, il successo di migliaia di copie vendute e otto ristampe, oltre a riconoscimenti internazionali.

Il “Pizzo dell’aspide” narra la storia (peraltro vera!) tra Antonio e Francesca: una storia adolescenziale e acerba che si trasforma negli anni in un amore capace di resistere, crescere e rafforzarsi, a dispetto della lontananza, del tempo, di altri amori, figli e matrimoni. E’ un libro che si legge “tutto d’un fiato” e colpisce soprattutto la straordinaria semplicità con cui l’autrice, affrontando temi intimi e complessi, riesce a descrivere la grande storia d’amore tra i due protagonisti. L’indagine psicologica è sempre acuta e sottile e non presenta cedimenti o eccessive semplificazioni. I sentimenti sono trattati con grande profondità e delicatezza mentre è nella lontananza il filo conduttore di questa storia: questo amore così intenso e profondo si nutre della separazione che non permette l’appagamento dei desideri e lo nutre sempre con nuove anche se incerte aspettative.

Ma niente di melenso, di scontato. I sentimenti allo stato puro, sono sempre coinvolgenti e quasi costringono il lettore ad immedesimarsi nei protagonisti: chi nella sua vita non ha vissuto, in momenti particolari, la stessa tempesta di desideri, di sogni, di sentimenti? Chi nel cassetto non conserva una poesia, una lettera, non necessariamente d’amore, chi non ha memoria di un incontro particolare, seppur fugace, con un’altra lei o un altro lui che sono fuori della nostra vita?

Ognuno di noi può ritrovarsi in questa splendida storia e sta proprio qui la forza del romanzo.


copertina-Il-Giardino-dellAspide-FILEminimizerIl Giardino delle esperidi (2009)

 

Egle, giornalista ed unica discendente di un ricco e prestigioso casato di baroni siciliani, ritrova tra le carte di suo nonno una lettera e una ciocca di capelli che le aprono uno scenario nuovo e inimmaginabile della vita dell’uomo.

Si mette quindi in cerca di indizi che le possano svelare episodi nascosti che riguardano la propria famiglia e ciò la trascinerà in un vortice di avvenimenti che travolgeranno la sua vita, riportandola indietro nel tempo e trasformando la sua curiosità in una dolorosa ricerca di se stessa. Tra panorami mozzafiato e marine di incomparabile bellezza, Egle riuscirà infine ad accettare il proprio passato, a trovare l’amore e a vivere pienamente la propria esistenza.

copertina-Storia-di-un-manoscritto - Copia


Storia di un manoscritto (2012)

La storia di un manoscritto che cade nelle mani di un editor, Laura, immersa in una vita che ha i ritmi delle maree e che, a volte, quasi ne resta sommersa. Ma è donna di raro valore, con pregi e difetti come tutti, nella cui vita c’è un piccolo grande segreto.

A questa bella figura di donna fa da contraltare quella di Giulio, autore del manoscritto e amore che ritorna dal passato. E come tutte le cose che ritornano, non lo fanno mai senza un perché.

Dopo svariati incidenti che hanno messo ko il suo fisico, ma non il suo spirito indomito e sognatore, l’uomo è alla spasmodica ricerca della sua verità, quella a cui non vuole e non può rinunciare. Per caparbietà sentimentale, si direbbe, ma in realtà per una profonda integrità di cuore che non lo lascia libero dalle catene del passato. Ed è grazie a  questa ricerca che le loro strade, dopo inconsueti giri nelle vite degli altri, tornano ad incrociarsi , anche se solo per poco.

Giulio non accetta il presente, Laura non vuole vivere di passato.

Lei ha ricostruito la sua vita dopo un grave incidente d’auto e , seppur a fatica, vive nel presente.

Lui si nutre del vissuto e conduce la sua attuale esistenza con il disincanto di chi non si aspetta un giorno migliore perchè il sapore dei ricordi è più forte. E più vivo.

Il resto, tutto intorno, è il mondo che gira. Il marito di Laura, una colonna umana, un fondale placido, una scelta razionale e giusta, non di piena convinzione, forse, ma equilibrata e saggia. Condivisibile solo in parte la Laura di questa fase della vita perchè il coraggio dei sentimenti è cosa rara, e lei sceglie di rifugiarsi in un porto sicuro, anziché affrontare il mare aperto.

E poi le amiche, i figli, la suocera, il lavoro, la casa. Gli elementi sfumati della vita di ognuno che girano come una ruota panoramica , e ad ogni minuto sono capaci di cambiare la visione delle cose e del tutto.

Un romanzo che è più di una storia d’amore: è un intreccio di amicizie, vite e segreti, un affresco onirico delle debolezze umane, viste dal punto di vista sia femminile che maschile.


Vite sbeccate (2019)

(recensione di Francesco Ricci) L’ultimo romanzo di Dianora Tinti, “Vite sbeccate”, intrattiene un rapporto al contempo di continuità e di frattura con la precedente produzione letteraria della scrittrice grossetana. Di continuità, perché l’amore resta il sentimento che domina la scena; di continuità, perché lo scavo psicologico dei personaggi mantiene intatto il suo rilievo; di continuità, perché la speranza e la fiducia nel bene – nella forza d’imporsi del bene – non vengono meno neppure in “Vite sbeccate”, sebbene già il titolo sembri suggerire un’idea di rottura, perdita, mancanza. Ma anche, come osservavo, di frattura, dal momento che la costruzione della trama e l’intreccio delle storie che coinvolgono Viola, Andrea, Federico, Aliènor, Roy, Adriana, Gianluca, Clelia, a me pare che raggiungano una complessità e una sapienza, che fanno di “Vite sbeccate” il romanzo più ambizioso e più maturo di Dianora Tinti.

 

Da questo punto di vista, non mi meraviglierei troppo se il suo prossimo lavoro strizzasse l’occhio al genere del romanzo storico, dove l’amorevole cura nel narrare frammenti di comune vita quotidiana si accompagna al possesso di uno sguardo d’insieme capace di abbracciarli tutti e tutti ricondurli a unità. Molteplici esistenze, infatti, esprimono molteplici maniere di vivere l’amore, l’amicizia, la solitudine, la gioia, la violenza, l’attesa, il disincanto, il sogno, insomma, quell’insieme di esperienze e di sentimenti che connotano e definiscono ogni vita umana, nessuna esclusa.

 

E già in “Vite sbeccate” l’amore, ad esempio, è colto e mostrato con un’ampia varietà di toni e di gradi, che vanno dalla passione che acceca all’affetto fraterno, dal rispetto per l’autonomia dell’altro al desiderio di possesso, dalla voglia del “sempre nuovo” al tepore della “ripetizione dell’uguale”. Dinanzi a tale eterogeneo concerto di voci, Dianora Tinti sceglie di farle riecheggiare tutte, anche quelle più sgradevoli, quelle più urtanti, convinta, come è, che sia compito dello scrittore rappresentare la realtà per quello che è, non per quello che sarebbe bello che fosse. E molte volte, proprio là dove ogni armonia pare assente, là è dato riconoscere il suono autentico dell’esistenza.


Amori sui generis (2022)

Questa raccolta di racconti nasce dalla comune passione per la parola di un gruppo di scrittori, giornalisti, editor, lettori e amanti dei libri.Storie che hanno per tema lLAmore in tutte le sue sfaccettature. Proprio per questo è stata suddivisa in quattro sezioni che rispecchiano il genere di amore trattato: amori misteriosi, amori confidenziali, amori familiari e amori stravaganti.

Che siano inimmaginabili, sorprendenti, folli, appassionati, brucianti, inaspettati, profondi, fedeli, falsi, delicati o violenti, gelosamente custoditi dentro l’anima o consumati nella penombra di un vicolo, tutti gli amori pongono comunque uomini e donne di fronte a se stessi, ma anche all’inesplicabile, perché l’amore rimane l’unica forza che non riusciamo a manovrare a nostro piacimento.

Gli autori di questi racconti sono convinti della forza dei sentimenti, del loro potere energizzante, lenitivo e rassicurante. Autori ardimentosi, anche, perché per scrivere di sentimenti è necessario provarli e mettersi a nudo, prima davanti a noi stessi e, poi, ai lettori. E per fare questo ci vuole coraggio, molto…

Il mio racconto si intitola: Il Destino

Oltre al mio, troverete i racconti di: Elisa Baiocchi, David Berti, Enrico Bistazzoni, Irebe Blungo, Milena Cazzola (Emily HUnter), Francesca Ciardiello, DEborah Coron, Agata Florio, Silva Gentilini, Laura Giorgi, Roberto Guerrini, Patrizia Guidi,David La Mantia, Ranieri Mantovani, Silvia Meconcelli, Giacomo Moscato, Laura Parlanti, Fulvia Perillo, Roberta Pieraccioli, Giuseppina Scotti, Lina Senserini, Letizia Stammati.


Raccolte dove sono presenti i miei racconti


Sono come il tempo, i fiumi: scorrono e si tuffano in un’acqua più grande. E anche come le parole che si riversano nelle storie e così ci raccontano ciò che è stato per puntare ancora avanti. Per questo raccontare i fiumi, raccontare le loro storie, è un buon modo per saperne di più di noi stessi e dei luoghi che abitiamo.

Ci prova questo libro, opera di diversi scrittori ognuno dei quali alle prese con un corso d’acqua e con le parole che ne raccontano una storia. Pochi sono i fiumi importanti, conosciuti: a parte l’Arno, il più toscano di tutti i fiumi. Quasi tutti, in effetti, sono modesti torrenti che riesce difficile persino collocare su una carta geografica. Per questo ancora più affascinanti: con la loro acqua e le loro storie aiutano a disegnare una mappa alternativa della Toscana, sospesa tra storia e fantasia, tutta da scoprire: con i versi di Dante o Dino Campana così come con sorprendenti itinerari a piedi.

Il mio racconto si intitola: Il fiume morto

 


Dopo l’acqua, l’aria. Ce lo eravamo ripromessi: ogni anno un elemento da adoperare come filo conduttore; ogni anno una trama di storie con cui costruire un’altra geografia. Fiumi e storie, questo hanno in comune. Finiscono per gettarsi in un’acqua più grande, i fiumi, ma anche le storie, a ben vedere, si riversano in un’acqua più grande, che è il tempo: e lì si mescolano ad altre storie, lì ci donano l’illusione di poterlo fermare, il tempo.

 

Ora ci riproviamo con l’aria. Sfida non meno intrigante, che ci domanda di girare intorno a un’altra immagine. Con l’acqua le parole che raccontano storie, ma con l’aria? Tre declinazioni della parola aria: che c’è anche se non si percepisce, che ci avvolge anche a nostra insaputa. Parola che non si lascia circoscrivere. Mi basta pronunciarla per associare altre immagini: il gas che si espande e occupa ogni spazio, un palloncino che sale in cielo, una brezza che gioca con le dune di una spiaggia o agita le punte degli abeti. Se l’acqua l’associo alle parole che scorrono, l’aria mi richiama le parole che volano leggere, libere, indefinite.

 

Sì, sto esagerando e forse è un modo per rassicurarmi sugli intenti di questo libro. Per fortuna anche questa volta ho potuto contare su un congruo numero di complici, scrittori e scrittrici che in amicizia hanno voluto partecipare con i loro racconti, ognuno di essi legato a un luogo caro o comunque capace di alimentare il piacere della narrazione. Così ecco una nuova mappa alternativa della Toscana, geograficamente riscontrabile, eppure fondata sul più inconsistente degli elementi. La geografia ha bisogno di terra, ma noi l’abbiamo rovesciata partendo dall’aria. Ed è in questo modo che una volta ancora abbiamo sperimentato quel tanto di felicità che la parola scritta ancora ci concede.

 

Il mio racconto si intitola: La gallina dalle uova d’oro

 


Il volume riunisce i contributi di tanti giornalisti che raccontano i cantanti toscani che hanno partecipato al Festival di Sanremo nei vari anni. Storie e aneddoti della manifestazione più longeva della canzone italiana.

Le interviste sono di Sandro Bugialli, Enrico Salvadori, Dianora Tinti, Elisangelica Ceccarelli, Riccardo Jannello, Nadia Fondelli, Ilaria Guidantoni, Michela Lanza, Fabrizio Borghini, Giancarlo Passarella, Andrea Spinelli, Barbara Berti, Federico Pieri, Daniele Sgherri, Paolo Mugnai, Norma Judith Pagiotti, Sara Morandi, Bruno Casini, Francesca Cecconi, Roberto Davide Papini, Federico Berti, Enzo Boddi.

Di chi parla questo libro? Nada, gli Homo Sapiens, Toto Cutugno, Riccardo Fogli, Aleandro Baldi, Marco Masini, Francesco Gabbani, Katyna Ranieri, Don Backy, Pupo, Donatella Milani, Paolo Vallesi, Irene Grandi, Riccardo Azzurri, Alessandro Canino, Stefano Sani, Andrea Bocelli, Piero Pelù, Gianna Nannini, Riccardo Del Turco, Narciso Parigi, Francesco Nuti, Piero Umiliani e tanti altri.

Mi troverete qui, con una intervista a Nada.

 

 


Le città deserte, quasi in posa per farsi fotografare, nude, a dimostrarci la loro bellezza. In queste immagini è ritratta l’opera dell’uomo senza la sua presenza, così da far emergere un senso di vuoto forte e inquietante. Si tratta di una documentazione fotografica dei mesi di lockdown nelle città toscane: i luoghi del turismo, della vita quotidiana si svuotano e sono le architetture e le forme a diventare protagonista dell’immagine.

 

Un libro fotografico che, allo stesso tempo, è una rappresentazione artistica della realtà e un documento storico che andrà a costruire la nostra memoria collettiva. Ogni testimonianza che documenta questo periodo contribuisce a salvare un tassello di memoria, e si sa quanto la memoria può essere importante per affrontare il futuro con strumenti capaci di camminare più agevolmente, per non farci smarrire il senso dell’orientamento” (dall’introduzione di Marco Vichi)

 

Il mio racconto riguarda Grosseto, la sua piazza Dante e la statua a Leopoldo II di Lorena, il ‘nostro’ Canapone.

 

 

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Fausto Bailo


Fausto Bailo

Bailo Fausto nato a Bra il 19-11-1981 a Bra (Cn) Persona attratta da tutto ciò che richiama alla cultura; Letteratura, illustrazione, musica. Collaboratore della Premiata Libreria Marconi di Bra, ideatore del Nautilus (incontri tra gli autori di libri per ragazzi con gli studenti delle Scuole...

David Berti


David Berti

David Berti nasce l’11 aprile 1974 a Grosseto. Consegue all’Università degli studi di Siena la laurea specialistica in Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali. Frequenta un master alla Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli Luiss in Carriera...

15 Comments

  1. Gabriele Parenti 22 June 2013
    Rispondi

    quando affronto la lettura di un romanzo per me è sempre un’incognita.
    A differenza della saggistica dove ti muovi su terreni consueti o comunque sai dove vai ad inoltrarti nel
    romanzo non sai dove ti troverai è come entrare in uno di quei giardini-labirinto che ti incutono un po’ di timore.
    Per professione leggo molta narrativa ma poche volte mi è capitato di iniziare e di rimanere incollato alla
    lettura, senza potermi staccare..insomma ho trovato il Pizzo dell’Aspide è un libro veramente avvincente
    e la cosa che mi ha colpito è che l’ho letto tutto d’un fiato come un thriller (ricordo,tra i pochi, il segreto di Luca di Silone che ho letto molti anni fa tutto in una notte) eppure non ci sono foschi scenari, né vicende misteriose( o meglio non ci sono nell’accezione comune del termina perché un risvolto misterioso in realtà esiste)
    Il vero aspetto thrilling, in una storia evocativa e sentimentale è che il ritmo del racconto non ha mai cadute e le vicende,che si svolgono con un continuo aprirsi di bivi della vita creano suspense. Bivi che scavano solchi e aprono sempre nuovi varchi nel cammino di due vite… e qui s’impone una domanda a Dianora:perché? una domanda che non si dovrebbe mai fare ad un autore né al regista di un film ma
    qui davvero la vicenda è così coinvolgente da renderla necessaria
    Gabriele Parenti

  2. mauro 10 July 2013
    Rispondi

    Ho appena letto le prime trenta pagine de ‘il giardino delle esperidi’ e l’incontro della protagonista con Gennaro, il guardiano del faro, mi ha decisamente emozionato. Sei molto brava a creare momenti dove i personaggi riescono ad entrare nella stessa (profonda e interiore) lunghezza d’onda….spero tu possa sopportare altre mie considerazioni a fine libro…..è parecchio gratificante commentare un’opera con l’artefice della stessa…..me lo permettersi? Grazie comunque….

  3. vo 12 July 2013
    Rispondi

    Il giardino delle esperidi
    È impossibile, in una vita, non essersi trovati a vivere quei momenti terribili che le circostanze ci pongono di fronte e che determineranno il nostro destino…. prima o poi qualcosa o qualcuno ci punta il dito contro esigendo immediatamente una risposta che spesso non siamo ancora in grado di dare….il tuo romanzo mi ha fatto rivivere quei momenti tenendomi in ansia e, ammetto, facendomi riempire gli occhi di lacrime tanto da dovermi ‘svegliare’ e riprendere il controllo…..hai graffiato il cuore dei protagonisti e dei lettori che come me si sono lasciati prendere dal pathos della storia…..la cornice siciliana riempie i sensi con quei profumi, sapori e colori che ti esplodono dentro lasciando ti il desiderio di partire immediatamente per quei posti…..grazie per avermi regalato delle bellissime emozioni attraverso un racconto che ho letto tutto d’un fiato.

  4. dianora tinti 12 July 2013
    Rispondi

    Con le tue parole mi hai restituito le emozioni che ti ho trasmesso con Il Giardino delle esperidi…siamo uno a uno!!!
    A parte l’ultimo romanzo ambientato in Maremma, gli altri hanno come scenario il sud che mi attrae e amo immensamente (e credo traspaia da come lo descrivo, lo vivo e lo faccio vivere a chi legge) Ho scritto questa storia senza aver mai visto Marettimo, ci sono stata soltanto un anno dopo, invitata dalla pro loco dell’isola per presentare il romanzo ed è stato folgorante… mi sembrava di averla sempre conosciuta…e mi è parsa ancora più bella di quanto la immaginassi. La Sicilia, come tutto il Mediterraneo, è magica. Vorrei tornarci…
    Grazie ancora per le belle parole.

  5. dianora tinti 12 July 2013
    Rispondi

    Rispondo con piacere anche a Gabriele Parenti, scusandomi del ritardo e ringraziandolo per il bel giudizio. Alla domanda che mi pone riguardo al Pizzo dell’aspide e cioè: perchè? posso soltanto dire che non esiste risposta. La vita non ci offre controprove, è così e basta. Non sapremo mai come sarebbe stata se avessimo fatto percorsi diversi. La vicenda di questi due ragazzi, poi giovani, quindi adulti ed infine vecchi non è altro che la metafora dell’esistenza umana. Piena zeppa di bivi, incroci, strade senza uscita, viottoli e autostrade ci pone quotidianamente davanti a scelte, consapevoli e non…Comunque questa che ho scritto è una storia vera e certe volte, scrivendola, Antonio e Francesca un pò li ho invidiati…

  6. Paolo Ciampi 15 July 2013
    Rispondi

    “Il sogno è una seconda vita, aveva detto qualcuno e lei, che non aveva mai sognato, cominciò a credere che probabilmente era per quello che aveva polverizzato tutte le illusioni. Chi, a ben guardare, dà agli uomini la certezza che quanto esiste o accade non sia soltanto un sogno e che la realtà visibile non sia solo apparenza?”
    Quante cose che ci sono dentro l’ultimo libro di Dianora Tinti. Personaggi che ti accompagnano anche dopo che hai riposto il libro sullo scaffale, con vibrazioni di sentimenti che è più difficile mettere via; una storia che ti spinge a girare una pagina dietro l’altra per capire come andrà a finire – anche questo è il piacere della lettura – e vi dico solo che non andrà a finire come ci si potrebbe attendere che andrà a finire; e anche la bellezza dei luoghi, questa Maremma che sa ancora essere antica e capace di circondare di un’alone di magia i piaceri che regala.
    Quante cose, ma soprattutto, per quanto mi riguarda, il senso del tempo che passa ma che non è detto cancelli tutto, delle parole che sanno strappare brandelli di ricordo, della tenacia di sentimenti che allagano la vita quotidiana, delle persone che spariscono ma che in qualche modo ci sono sempre, fosse pure per l’insostenibile combinazione di un manoscritto, sì proprio un manoscritto, apparentemente quanto di più inattuale ci sia oggi, all’epoca degli Ipad….
    Sì, un libro su ciò che rimane, con ostinazione, malgrado tutto. Anche se poi ciò che rimane, ciò che tra noi è sempre presente, sfugge a ogni definizione, impalpabile come una lettura, appunto, o come sogno.
    La vita è sogno, come l’opera di Pedro Calderón de La Barca. E leggendo Storia di un manoscritto, è inevitabile, queste parole si conficcano ancora più a fondo

  7. Filmena Martire 28 July 2013
    Rispondi

    Il giardino delle Esperidi ed Il Pizzo dell’aspide non li ho letti ma divorati. La tua scrittura e il tuo stile mi hanno lasciata disarmata per la limpidezza e la capacità di trasfondere emozioni intense ma nello stesso tempo delicate come un volo impercettibile di uccello in quei cieli assolati del Sud che hai descritto a piene mani.Donne e Amore,una diade perfetta la tua.Amori fatti di sguardi,di occhi incapaci di svelarsi ma che cercano in se stessi la forza per vedere fino in fondo e di scegliere dopo aver toccato gli abissi dell’nsoddisfazione e della solitudine.Amori che chiedono di essere vissuti perchè questo basta alla vita per avere un senso,costi quel che costi.Donne apparentemente fragili e sottomesse alle loro colpe ma che trovano alla fine il coraggio di scarmigliare come le loro chiome il destino e di credere nella sola cosa che conta e che riscatta:il sentimento.

    Grazie Dianora per avermi dato la possibilità di leggerti.

  8. dianora tinti 29 July 2013
    Rispondi

    Sono sempre felice quando incontro persone che, come me, non hanno paura di ciò che provano. I sentimenti sono la nostra unica arma, il nostro unico appiglio… Andare a toccare le corde del cuore non è pericoloso, anzi…credo sia il solo modo per conoscere noi stessi e, spesso, chi ci è vicino perchè i sentimenti per fortuna accomunano tutti. Nel mio girovagare per l’Italia con i miei romanzi ho incontrato e conosciuto tanta gente e capito quanto bisogno ci sia d’amore. Ecco perchè continuo il mio viaggio all’interno dell’animo umano, una ricerca affascinante anche se, talvolta, pericolosa…Grazie Nuccia Martire per ciò che mi hai detto.

  9. francesca gussoni 30 July 2013
    Rispondi

    Cinquant’anni, sposata con due figli, Laura lavora in una casa editrice. Un giorno le capita fra le mani un manoscritto misterioso, che sembra riguardarla da vicino. L’autore è infatti Giulio, un vecchio amore conosciuto ai tempi dell’università e abbandonato in seguito a un incidente d’auto in cui Laura ha perso la memoria. Con la scoperta inizia la spasmodica ricerca di una verità che forse non esiste, un viaggio nel passato che coinvolgerà anche Giulio, costretto ad uscire dallo sterile mondo che nel frattempo si è costruito e affrontare nuovamente la realtà. Sullo sfondo la Maremma, con il suo paesaggio capace di sprigionare ancora oscure alchimie e misteriosi poteri. Un romanzo che è più di una storia d’amore: è un intreccio di amicizie, vite e segreti, un affresco onirico delle debolezze umane, viste dal punto di vista sia maschile che femminile.
    Dagli Stati Uniti passando per Verona, Bologna fino alla splendida Maremma Toscana. Questi gli scenari di sottofondo di questo ottimo romanzo di Dianora Tinti. Un amore dimenticato a causa di un trauma ma mai veramente sopito, riaffiora man mano che la protagonista legge per caso alcune pagine di un manoscritto. Non aggiungo altro per non scoprire la storia che é davvero bella e ti costringe a seguire Laura, la protagonista appunto, nel suo viaggio a ritroso nel tempo. Scenari ben descritti che evidenziano l’amore della scrittrice per la sua terra.
    Il suo raccontare rende i personaggi veri e ogni luogo che descrive è come essere lì. Tante frasi, tante parole fanno veramente riflettere sul come la vita debba andare avanti, sempre, ma, non bisogna mai smettere di sognare. Il destino è parte di noi, il suo “Storia di un Manoscritto” lo dimostra, questa vita va vissuta interamente, ne vale la pena.

  10. Nuvolainviaggio 23 September 2013
    Rispondi

    Storia di un manoscritto, recensito da nuvolainviaggio
    Sulla carta, per uno scrittore,niente può sembrare più semplice di affidarsi ad una storia d’amore per arrivare con facilità al lettore. Eppure parlare di sentimenti presenta molte insidie; il pericolo di cadere nei cliché e nella banalità finisce per essere sempre dietro l’angolo. L’autrice, a mio parere, è riuscita molto bene ad evitare questi pericoli, grazie all’epilogo tutt’altro che scontato e alla particolare attenzione con cui ha descritto le caratteristiche, le debolezze e le paure dei suoi personaggi. Laura, la protagonista della storia, dopo un brutto incidente automobilistico non ricorda più nulla degli ultimi anni vissuti. Il passato, dopo trent’anni, riaffiora attraverso la lettura casuale di un manoscritto e attraverso una ricerca, nei luoghi della Maremma descritti nel testo,che le consentirà di trovare incredibili risposte alle tante domande che, dopo la lettura, iniziano a tormentarla. L’autore del manoscritto, Guido,racconta nel suo racconto proprio la storia vissuta con Laura, prima che l’incidente cancellasse ogni traccia dalla mente di lei . Laura che lui stesso crede morta in quell’incidente e che decide di tenere in vita nel suo ricordo, tanto da impedirsi di vivere pienamente qualsiasi altro tipo di esperienza,continuando a fantasticare e a trarre dalla fantasia “la bellezza ingigantita delle cose che non si hanno più”. Dei due protagonisti, proprio Guido è quello che rimane più impresso nella memoria. Personaggio che sembra uscire da un’altra epoca, con la sua ostinazione a voler vivere fino in fondo, e fino a fare e a farsi male, un amore più idealizzato che vissuto. La forza di questo romanzo sta nel ritmo del racconto e nella profonda sensibilità con cui l’autrice svela i sentimenti, le indecisioni e le fragilità che si celano sia dietro alle azioni dei protagonisti, sia dietro a quelle dei comprimari. Tra di essi c’è anche Evelina, la migliore amica di Laura, lucida e sempre pronta a dare consigli, che in un colpo di scena finale si rivelerà essere anch’essa profondamente tormentata e alla ricerca della vera via. I tormenti interiori dei personaggi descritti svelano in fondo le debolezze e le paure che si celano dietro a tante vite vere, dietro alla protezione garantita dalle apparenze e dalle abitudini quotidiane. Attraverso le storie raccontate l’autrice svela, infatti, l’esistenza d quel filo sottile che unisce certe persone, quello che annoda prepotentemente, anche se invisibilmente, alcuni destini; qualcosa che non si può cercare di spiegare con argomentazioni logiche e razionali, ma che può essere percepito mettendo a tacere il disincanto, i rumori della mente e delle cose di tutti i giorni, ascoltando autenticamente la voce interiore e quello che dice l’istinto. Non importa se l’acquisizione di questa consapevolezza può condurre, o meno, ad un cambio di rotta. Il filo rimane lì, sospeso, si potrà cercare di ignorarlo, ma mai reciderlo. Come l’autrice fa dire a Giada,la donna che nel romanzo riuscirà ad avvicinarsi più di altre a Guido: “l’universo e il cuore umano formano un’unica entità, qualcosa di profondo che va al di là delle forme e dei colori, del movimento. Il segreto non sta nel guardare le cose, ma nel continuare a guardarle. Se osservi bene ti accorgerai che il cielo non sovrasta, attraversa; il tempo non corre, scorre e l’accontentarsi non è sempre una sconfitta”. Mi permetto, infine, un piccolo appunto sul titolo del libro. Avrei osato un titolo più evocativo che richiamasse i luoghi della Maremma dove la storia prende forma. L’olivo della strega sarebbe andato benissimo.

    • dianora tinti 27 December 2013
      Rispondi

      Cara Nuvola in viaggio… lo sai che il titolo originale era proprio L’olivo della strega??? E’ stato cambiato dall’editore e purtroppo non ho avuto possibilità di spuntarla…. Per il resto hai fatto una analisi perfetta, molto brava davvero! Grazie per le belle parole, è sempre una grande emozione confrontarmi con i lettori….

  11. Gloria Casciotti 9 October 2013
    Rispondi

    Cara Dianora,

    vorrei provare a dirti a modo mio, quindi semplicemente, quello che ho provato e trovato leggendo il tuo romanzo. Quando afferro per le mani un libro è presente in me la consapevolezza che sto prendendo in mano una parte importante di vita che appartiene ad un’altra persona e che sia una parte speciale e con tutta probabilità anche la migliore o quello che di buono ha voluto esprimere. Dico questo perché è avvenuto lo stesso con il tuo libro. L’ho preso e l’ho maneggiato e ammirato nella sua immagine di copertina e in tutte le sue parti esteriori….La tua immagine in qualche modo mi ha condizionato! Non so perché, ma ho immaginato in quelle pagine una donna simile a te, magra, bella, di classe e quei capelli mossi dal vento, rappresentavano in qualche modo il vento della vita.
    Mi sono inoltrata nella lettura da subito, con l’interesse sospinto dal mistero che la storia regala e che non abbandona il lettore, anzi lo accompagna fino all’ultima pagina. Le pagine scorrevoli accompagnano il lettore, capitolo dopo capitolo, attraversando tutta la vita dei protagonisti. L’analisi psicologica che ne esce, può appartenere a tutti noi; ogni donna vorrebbe possedere quel fascino, o al contrario le capita di attraversare un periodo buio della vita. Sia il protagonista uomo che la donna sono alla ricerca di se stessi, non abbandonano mai la speranza di quell’amore forte che li ha uniti…chi di noi non si riconosce almeno in parte in questa ricerca? A quanti di noi capitano cose cui non sappiamo dare delle spiegazioni e diciamo….”è il destino, una casualità”…La vita incontra il caso, il fato ci dirige….ecco perché le pagine avvolgono nella trama struggente di ricerca d’amore e di ricostruzione di una vita che ha giocato, come il gioco di una scacchiera dove le mosse si compromettono via via durante la partita.
    L’alternarsi ben congeniato, di andare dal passato al presente…tra la lettura del manoscritto e la vita reale di Laura è un altalena discorsiva di grande effetto. I pensieri dell’uomo e della donna che cercano per trent’anni di giustificare un maledetto destino, tengono col fiato sospeso per l’intera lettura. Le coincidenze che sembrano ogni volta sfiorare la verità e che spingono sempre più in la l’intricata storia, fatta di intrecci di vite, di amicizie, di quotidianità in dosi misurate, equilibrate, ma che pongono chi legge a posizionarsi sempre sull’orlo del dirupo.
    Tutto è sempre avvolto dalle delicate descrizioni che creano una pellicola accesa di immagini che scorrono come un film. Quando interrompevo la lettura per ovvi motivi di organizzazione famigliare, non vedovo l’ora di ricominciare a vedere il mio film e incontrare i miei personaggi : il povero Giulio che tenace non ha perduto mai il ricordo del suo unico amore. Lei, Laura, ha sofferto con il pezzo mancante della sua vita e ritrovarlo e riposizionarlo significava spostare alcune priorità e rimettere in discussione alcune scelte di vita, come quelle di aver voluto essere inflessibile, come reazione ad una famiglia esigente, ma che in realtà non l’avevano mai resa felice completamente…si era accontentata vivendo delle storie che leggeva di altri, finché però si è trovata a leggere proprio la sua di storia, ed era vera. Leggendo il manoscritto si è rivista e avrebbe voluto indossare di nuovo quei panni leggeri d’amore…..non è detto che non lo faccia, sono sicura che la speranza ritrovata di Giulio e la recuperata morbidezza di Laura, siano fili della stessa aria! A quando la seconda parte? Perché cara Dianora, mi manca il finale, quello di passione e di amore folle che ho solo immaginato…almeno che… non era questo il tuo volere. Anzi forse è meglio l’immaginazione, si conferma la classe e l’originalità…
    La tua scrittura è ragionata e allo stesso tempo passionevole, descrittiva e al tempo giusto scorrevole. Mi ha spinto più volte a pensare a qualche poesia che a tratti emerge, per la profondità di immagini e situazioni. Termino con il dirti questo;
    La parte che più mi ha emozionato è a pagina 181….”Quando lesse la risposta……………quando invece è impossibile prevedere un destino che non smette mai di correre sui binari della casualità”

    Cara Dianora sei bravissima e la passione per la vita e la scrittura è evidente in ogni pagina…Gloria (ti (scrivo qui sotto i due testi)

    ENIGMI

    Due orme siamo,
    passo e passo…
    due rincorse che abbracciano il vento.
    Siamo tempo e siamo spazio,
    due casualità che hanno cresciuto
    ritmi e dissonanze,
    partenze e sospensioni di soffioni
    lasciati volare al di là
    dei pensieri e delle parole.

    E’ tutto qui quello che siamo,
    spiegati enigmi,
    affamati assaggiatori di intenso.

    FILI

    Nient’altro abbiamo,
    se non promesse
    di nubifragi per i nostri occhi
    e slavine sotto i piedi.
    Nient’altro abbiamo,
    se non rifugi
    verso cieli, abbracci
    che ritroviamo nei nostri occhi.
    Nient’altro avremo,
    se non radici nelle nostre braccia,
    le vene dell’altro,
    che scorrono assieme alle nostre
    emozioni e sospiri e tempo.
    Nient’altro vorremo avere
    se non questo,
    fili della stessa aria.

    • dianora tinti 27 December 2013
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      Con enorme ritardo… ma eccomi!!!! Cosa dire, di fronte a tutto quello che hai scritto??? Ti dico semplicemente che per una scrittrice non esiste gioia più grande di quella di coinvolgereil lettore…E poi è vero che la mi scrittura è ragionata e passionale, proprio come me 🙂

  12. Salvatore Mannina 6 August 2018
    Rispondi

    Buon pomeriggio di caldo a La Spezia.
    Ritornato a Trapanicittà dei miei avi e dove sono nato, scopro in vetrina questo suo libro
    ” Le colombe di Samuel”, ne compero due copie , uno per regalarlo e l’altro per me.
    M a parte il titolo mi ha incuriosito l’ Autore, Demo Kramer. Ho due amici Uno che si chiama Demo di cognome, abita a Roma e un’altro che si chiama Kramer ed abita in Svizzera . Che coincidenza ! A Trapani regalo questo libro ad una mia amica che fa ricerche sulla presenza Ebraica a Trapani e ne rimane meravigliata; ne rimango meravigliato anche io perche nei miei antenati ho parentele Ebrei. Poi scopro che l’Autrice è una donna !
    Complimenti per la storia ( dove ha trovato tutte queste notizie storiche ?), complimenti per i dialoghi, alcuni carichi di una umanità ora scomparsa. Grazie per questo pezzo di storia.

    Cordialmente
    Salvatore Dr. Mannina

  13. Dianora Tinti 7 August 2018
    Rispondi

    Gentile Salvatore, questo libro ci è stato segnalato da una scrittrice trapanese: Lella Sansone che tra l’altro collabora saltuariamente con noi. Mi ha colpito immeditamente proprio per gli aspetti da lei evidenziati. Mi fa piacere che sia stata una lettura gradita e interessante. Quando succede, vuol dire che il lavoro del Blog non è vano. Grazie di cuore per questa bella testimonianza e… buon estate 🙂
    Dianora Tinti

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