‘Anarchia domestica’ di Luciana Bellini
Anarchia domestica
di Luciana Bellini
(2025, Effigi)
Chi è Luciana Bellini
È nata 78 anni fa a Scansano, in provincia di Grosseto, il paese che non ha mai abbandonato, dato che ancora oggi vive in un podere dell’Ente Maremma insieme al marito Elvo Bucci.
La sua è una storia da scrittrice autodidatta, che ad un certo punto della vita, cresciuti i figli e con meno lavoro da fare, ha deciso di dedicarsi a sé stessa, dando sfogo a quello che più le dava gioia: scrivere storie, racconti di vita, sentiti da bambina, rielaborati da grande e vergati su carta in dialetto maremmano. Con il primo successo, Racconti raccontati (Morelli editore, 1998), ha iniziato la scalata a un successo che in breve l’ha portata ad essere conosciuta come la scrittrice contadina, insignita di numerosi premi e riconoscimenti. Ultimo in ordine di tempo il premio La Ginestra, nel 2023, per Donne di Maremma.
Ha al suo attivo tantissimi romanzi e raccolte di racconti tra cui La terra delle donne (Effigi, 2023) da cui è stata tratta anche una rappresentazione teatrale.
Di cosa parla il libro
Alba è una donna come tante, ma con una voce che sorprende. Non perché grida – anche se a volte lo fa – ma perché pensa. Cresciuta tra dettami e tavole della Legge tramandate di madre in figlia, impara presto che l’òmo è òmo, che le bambine devono stare composte e che il silenzio è il primo dovere di una brava moglie.
Ma ad Alba qualcosa non torna. Le parole che ha sempre ingoiato ora le escono dalla bocca, senza filtri. Così, pagina dopo pagina, racconta, ragiona, ricorda, ride, sogna. E sogna ali. Per lei, per le donne, per tutti.
Con sguardo acuto, ironia e tanta verità, questo libro racconta, nel dialetto maremmano cui l’autrice ha abituato i propri lettori, le ferite e le rinascite dell’essere donna. In un mondo che ancora oggi fa fatica ad ascoltare Luciana Bellini si impone con un linguaggio vivo e diretto, che esalta l’umorismo, la forza e la dolcezza del pensiero libero.
Che cosa ne penso
I libri di Luciana Bellini sono sempre una piacevole sorpresa, piccole perle preziose di una cultura dimenticata, che nasconde in sé il seme di quanto di bello e di meno bello segna i tempi attuali. “Anarchia domestica” colpisce fin dalla copertina d’autore, firmata dal pittore Dino Petri, anche lui di origine scansanese, che raffigura la moglie Edda alla finestra.
Sorprende il titolo, quasi un ossimoro. L’anarchia è anarchia, non può essere domestica, intesa come interna alla casa e alla famiglia. Incuriosisce il sottotitolo, Pensieri scappati di testa e di mano, da cui si capisce subito che quanto ci troveremo a leggere non è uno dei racconti o dei romanzi di Luciana. Questa volta è un flusso di pensieri spettinati, un monologo interiore in cui Alba, l’alter ego dell’autrice e l’autrice stessa, decidono di rompere gli schemi, di uscire da quel vestito troppo stretto che la consuetudine familiare e patriarcale ha loro imposto, aprendo il rubinetto delle parole.
Non c’è una trama, un filo conduttore, ma una raccolta di riflessioni sparse, messe insieme da Luciana Bellini diversi decenni fa, quando certi argomenti era meglio non toccarli e non farlo in famiglia.
L’autrice non parla per sé, ma si rivolge alle donne, di ieri e di oggi, raccontando di tempi passati, in cui avere un pensiero proprio era quasi una colpa, in cui si nasceva per produrre figli e occuparsi del focolare domestico, mentre intorno il mondo cambiava, scoppiava la contestazione, le donne scendevano in piazza per i propri diritti. Temi che non arrivavano nelle campagne maremmane, dove Luciana è cresciuta, dove ha avuto una vita familiare comunque densa di amore e soddisfazioni, ma i dubbi, quelli non l’hanno mai abbandonata. Piano piano si sono trasformati in pensieri, poi in parole su carta, come un flusso di coscienza che non può più essere arrestato.
Come ha scritto Giada Sanchini nella prefazione, «Luciana e Alba hanno un risveglio di coscienza. Non una ribellione spettacolare, ma un’anarchia domestica, una piccola disobbedienza, che consiste
nell’iniziare a pensare e a sognare. E non lo fanno perché hanno letto trattati di politica o di femminismo, né perché qualcuno l’ha educate a ragionare e discutere. Anzi, perché a un certo punto della loro vita, all’improvviso, hanno avuto la sensazione di sentirsi persone e non un ruolo sociale».
Ed è questo il messaggio dirompente che il libro rivolge a tutte le donne e agli uomini che lo leggeranno. Per dirla con un aforisma di Alda Merini che Luciana cita nell’apertura del libro, “Dovrei chiedere scusa a me stessa per non aver mai pensato di essere abbastanza”.
Recensione a cura di Lina Senserini, docente e giornalista.






