#ColventoInPoppa: intervista all’autore Fulvio Drigani

#ColventoInPoppa: intervista all’autore Fulvio Drigani

Fulvio Drigani nasce a Genova, ma cresce a Mantova. Si laurea all’Università Luigi Bocconi di Milano, dopodichè parte

Fulvio Drigani

alla scoperta del mondo.

 

Per lavoro ha vissuto in tutti i continenti e fare l’elenco dei luoghi da lui conosciuti sarebbe una vera impresa! Possiamo citarne solo alcuni, quelli dove è restato più a lungo: Olanda, Germania, Polonia, Londra, Grecia, Turchia, Giappone, Stati Uniti e perfino la giungla sudamericana. Ovviamente, l’inglese è diventata la sua seconda lingua. Attualmente vive in Italia, a Frascati.

 

 

Partiamo dalla sua vita, ricchissima di esperienze e sempre proiettata verso la scoperta del mondo e delle cose. Un caso oppure una scelta ben pianificata?

Ho sempre amato viaggiare ed esplorare e ho volutamente fatto degli studi che mi permettessero di lavorare in ambito internazionale. Raggiunto questo obiettivo, però, quello che è successo dopo non è tanto frutto di una pianificazione, ma delle coincidenze, della fortuna e, non ultimo, dell’amore e, mi creda, è stato meglio così. Dobbiamo lasciarci sorprendere dalla vita.

Lei, fra le altre tantissime cose, è stato anche Head of Online Communication dell’Agenzia Spaziale Europea dove era responsabile, inter alia, delle attività editoriali del portale e dei social network oltre ad aver curato le campagne social degli astronauti italiani Nespoli, Parmitano e Cristoforetti. Si può prescindere dai social nella nostra società?

Sono stato io ad introdurre i social nella comunicazione dello Spazio e degli astronauti in Europa e quindi sono convinto che siano necessari. Sono uno strumento fondamentale per avvicinare attività complesse come quelle spaziali al pubblico ed è bellissimo vedere la gente comune e gli appassionati interagire con gli astronauti.

Credo che questa possibilità di condividere in tempo reale sia positiva per la società in generale e che quindi non si possa prescindere dai social. Ciò non vuol dire che non ne veda i rischi in termini di eccesso d’uso, violazione della privacy e di controllo poliziesco. La società civile deve trovare le forme adeguate per tutelare maggiormente gli individui.

#ColventoInPoppa è il suo esordio in libreria, ma ha anche scritto racconti. Cosa l’ha spinta a cimentarsi con il romanzo?

Ho scritto molti racconti, di cui due già pubblicati su www.liberidiscrivere.com . Altri ne usciranno in seguito. Sono stati la mia palestra quando ho deciso di iniziare a scrivere e tuttora mi affascinano, perché si basano su un’unica idea forte da sviluppare completamente in poche pagine. È come correre i 100 metri.

 

Il romanzo, però, mi attira forse anche di più, perché permette di creare trame complesse e sfaccettate, approfondendo le vicende e la psicologia dei personaggi. Ho quindi deciso di andare in questa seconda direzione e di mettermi a scrivere romanzi.

Senza ovviamente svelare i particolari, vuole dirci brevemente di cosa tratta ?

Si tratta di un viaggio dall’Italia al Giappone e ritorno di due giovani coppie milanesi. L’idea viene a una delle due ragazze che è figlia di una coppia mista, padre italiano e madre profuga dall’ex-Yugoslavia.

 

Ben presto, il viaggio si trasforma in un’avventura ricca di colpi di scena e in un’occasione per mettere in discussione le loro certezze – sentimentali, morali, ideali – diventando così anche un romanzo di formazione.

 

Non posso ovviamente svelare molto, ma posso dire che i personaggi saranno indelebilmente segnati da quell’esperienza, cambieranno le loro vite e che il finale sorprenderà senz’altro il lettore.

Nel suo romanzo ha affrontato quindi il tema molto complesso del viaggio. Non una nuda e cruda registrazione di date ed eventi, ma l’estrinsecazione di ciò che l’autore ha vissuto, o forse solo immaginato. Pur non potendo delimitare il genere entro confini rigorosamente fissati, potrebbe dire che siamo di fronte ad una Letteratura di viaggio? E, se sì, perché?

È senz’altro letteratura di viaggio nel senso che è un romanzo che narra dall’inizio alla fine un viaggio avventuroso attraverso luoghi meravigliosi ma a volte inquietanti. Non è però un romanzo autobiografico. Le scene si svolgono in paesi che conosco bene, penso ad esempio alla Turchia, agli Emirati Arabi o alla Thailandia, e pertanto i luoghi sono descritti in modo fedele e accurato. Le vicende sono però quelle di quattro personaggi diversi fra loro che sono stati da me creati per dar vita a un piccolo universo umano molto sfaccettato, al cui interno avvengono reazioni contrastanti agli eventi e scoppiano conflitti fino ad allora latenti. Come ho detto prima, è quindi anche un romanzo di formazione di quattro giovani italiani e, a questo proposito, vorrei citare una frase di Jules Verne che rappresenta bene ciò che voglio dire: alcune strade portano più ad un destino che a una destinazione.

Che cosa vuole dire con questa storia, insomma c’è una morale?

Rifuggo dal moralismo e quindi non c’è una morale preconfezionata che offro al lettore. Con questo romanzo, però, ho voluto toccare in particolare tre temi che mi stanno molto a cuore intorno ai quali ho costruito la trama:
l’evoluzione del rapporto fra i generi nella società contemporanea;
i mutamenti che avvengono nelle persone nel passaggio da una situazione di pace a una di guerra;
le implicazioni delle differenze culturali nella società globalizzata.

 

A questi tre temi ho cercato di rispondere in linea con le due citazioni che ho ritenuto giusto mettere nella prima pagina del libro:
La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre di Albert Einstein e Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei di Alejandro Jodorowsky .

 

Sono messaggi molto importanti nella realtà attuale dove si avvertono da più parti preoccupanti tendenze alla chiusura mentale, culturale e fisica.

A chi consiglierebbe di leggere questo libro e perché…

Senz’altro il mio romanzo interesserà a delle nicchie di lettori ben precise: gli amanti dei viaggi; i curiosi di popoli, religioni e costumi; chi si interessa di multiculturalità, di affermazione delle donne, di violenza su di esse e sull’umanità in genere.
Penso però che dovrebbe interessare a tutti coloro che vogliono mettersi in discussione. Sono infatti convinto che nei quattro personaggi principali molti troveranno una parte importante di loro stessi.

Vista la sua esperienza lavorativa presso l’ Agenzia Spaziale Europea, se potesse accostare un pianeta e/o stella al suo romanzo, quale sceglierebbe?

Bella domanda! La Terra, i cui abitanti mi stanno a cuore, si trova fra Marte e Venere. Il pianeta Marte prende il nome dal Dio della guerra, il pianeta Venere dalla Dea dell’amore e della bellezza. Direi che il mio romanzo si potrebbe quindi definire come Un viaggio di quattro terrestri fra Marte e Venere.

Progetti per il futuro: ha in mente un prossimo romanzo?

Sì. Sto lavorando ad altri due progetti letterari. In uno ci sono di nuovo molti elementi legati al viaggio, nell’altro, invece, mi concentro su una famiglia italiana. Credo infatti di avere molto da dire sulla nostra società contemporanea.

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