Graphic novel: “Diego Rivera – L’arte, l’amore, la furia”

Graphic novel: “Diego Rivera – L’arte, l’amore, la furia”


Diego Rivera – L’arte, l’amore, la furia

di Andrea Voglino – Luca Bertelè

(Centauria, 2021)


La prima biografia dell’artista in versione graphic novel sceneggiata da Andrea Voglino e illustrato da Luca Bertelè che vede come colorista Manuela Nerolini. 

Il volume ripercorre la vita del grande artista messicano, pittore, muralista, militante comunista, celebre per la sua lunga quanto tormentata relazione con l’attrettanto straordinaria Frida Kahlo.


  • Con piacere, grazie a Fausto Bailo e alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn), abbiamo intervistato lo sceneggiatore Andrea Voglino.

Andrea Voglino esordisce negli anni ’90 su varie testate a fumetti Rizzoli come assistente del traduttore ed editor Enzo

Andrea Voglino, sceneggiatore

G. Baldoni. Nel corso del tempo collabora con numerose pubblicazioni legate al mondo Warner Bros. Entra nel mondo della Disney in qualità di traduttore, redattore e sceneggiatore.

 

Dal 2006 scrive di fumetti per il quotidiano nazionale Il manifesto, per cui dal 2018 ha curato la direzione artistica del supplemento a fumetti Alias Comics, e dello storico mensile di critica fumettistica Fumo di China.

 

È collaboratore e ospite fisso di Avamposto 31, il programma sull’immagine disegnata in onda in diretta ogni venerdì alle 17,30 sul canale CulturaPopITA di Twitch.

 

È docente presso la Scuola Internazionale di Comics di Milano.

 

Ha scritto soggetti e sceneggiature di ZetacomeZombie per Saldapress, Martin Mystère, Martin Mystère – Le nuove avventure a colori e Le Storie per Sergio Bonelli Editore.


Quali sono stati i suoi primi passi nel mondo del fumetto?

“Da cultore del genere, ho cominciato presto, con Topolino, il Corriere dei Ragazzi e i super-eroi, Batman in primis, letture giovanili che mi hanno spinto a voler fare assolutamente il fumettista una volta raggiunta l’età della ragione.

Professionalmente ho esordito tra la fine degli Anni ’80 e i primi Anni ’90 supportando Enzo G. Baldoni tra redazionali e traduzioni per varie riviste del gruppo Rizzoli/Milano libri. Da lì in poi sono arrivate varie collaborazioni con vari editori come editor e sceneggiatore non accreditato, fino agli Anni 2000 e alle collaborazioni con il quotidiano il Manifesto e con Sergio Bonelli Editore, tra gli altri.”

Quando è entrato a far parte del progetto che ha consentito la realizzazione di questa graphic novel su Diego Rivera?

“L’editor di Centauria Balthazar Pagani aveva già collaborato alla realizzazione del romanzo grafico di Vanna Vinci Frida-Operetta amorale a fumetti, quindi aveva ben chiaro il potenziale valore di un volume su di lui. Quando gli abbiamo proposto l’idea del volume, quindi, ci siamo trovati in perfetta sintonia, anche perché non esistevano in commercio altri romanzi grafici su questo artista. Un motivo in più per riportarlo sotto i riflettori”.

Ci dica qualcosa sulla trama…

“Il lavoro realizzato insieme con il disegnatore Luca Bertelè e la colorista Manuela Nerolini nasce come un’esplorazione parallela della vita di Diego e dei suoi legami con la cultura messicana, dall’arte, al costume, alla narrativa popolare, fino alla cucina.

 

Un po’ biografia romanzata ma non troppo, un po’ cahier de voyage. L’idea è quella di presentare Diego Rivera come prototipo della messicanità, un impasto di creatività, orgoglio e disincanto che caratterizza tutti i nativi del Paese nordamericano.

 

Tutto questo, senza dimenticare la sua storia personale, una parabola che attraversa Ottocento e Novecento, un’avventura umana tanto appassionante e articolata da rendere praticamente impossibile qualunque scivolata nella pura e semplice pedanteria”.

Quanto materiale ha consultato prima di realizzare la sceneggiatura del fumetto?

“Il punto di partenza è sicuramente l’autobiografia dell’artista raccolta a metà degli Anni ’50 da Gladys March, insieme con i volumi firmati dalla seconda moglie di Diego Lupe Marin e dalla figlia Ruth.

 

Poi, ovviamente, ci sono letture per così dire parallele che vanno dal monologo Viva la vida di Pino Cacucci, ai cataloghi d’arte sull’opera di Rivera e più in generale sul muralismo, fino agli archivi di quotidiani come i blasonati El Universal e La Jornada. Tutto debitamente elencato in bibliografia a beneficio dei lettori”.

Ritiene le che opere di Diego Rivera mantengano ancora oggi un messaggio sociale-politico, oppure ritiene che siano rappresentative solo del secolo passato?

Occorre andare oltre gli stereotipi sul Messico per rappresentare il Paese nella sua giusta luce: quella di uno straordinario laboratorio sociale e politico, e insieme uno scrigno di straordinarie meraviglie archeologiche e naturali. Rivera è riuscito a rappresentare tutto questo in oltre 10.000 opere. Su tutte, spiccano gli spettacolari murales disseminati su tutto il territorio nordamericano tra gli Anni ’20 e gli Anni ’50: opere sanguigne, ironiche e maestose, capaci di aggiornare al ventesimo secolo i linguaggi della pittura rinascimentale per parlare al cuore di chiunque abbia avuto la fortuna di ammirarle. Tra tutte, va citato almeno l’affresco di 276 metri quadri all’ingresso del Palacio Nacional di Città del Messico, Epopea del popolo messicano. Una meraviglia assoluta”.

I lettori come ha accolto il vostro fumetto.

“È ancora presto per parlarne, ma i primi riscontri fanno ben sperare, almeno a giudicare dall’interesse dei principali mezzi d’informazione, quotidiani e Tv”.

Progetti per il futuro?

Troppi per elencarli qui, anche per una salutare forma di scaramanzia. Il prossimo in ordine di tempo è un romanzo grafico illustrato dalla eccezionale artista Ariel Vittori che tratta un tema piuttosto atipico per il fumetto, cioè quello dell’adozione internazionale. Se tutto va bene, avremo modo di riparlarne il prossimo autunno… incrociando le dita”.


 

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