“Il profumo della libertà” intervista a Carlo Sorgia

“Il profumo della libertà” intervista a Carlo Sorgia


Intervista allo scrittore Carlo Sorgia, al suo ottavo romanzo. Un uomo che si racconta con eleganza e precisione lasciando trasparire l’amore per la sua terra, la Sardegna e un’autentica passione per i sentimenti degli uomini, che pur attraversando la storia, restano immutati nel tempo.


Carlo, i tuoi romanzi hanno sempre un’impronta particolare, sono storie suggestive che insistono in ambientazioni differenti e caratterizzate da un fil rouge che le rende particolari e uniche. Vorrei chiederti il perché di questo titolo: Il profumo della libertà.

Intanto questo vorrei dire che questo è un romanzo d’amore e di passione, la cui storia si svolge dentro la congiura di Palabanda, un fatto importante per la Sardegna dove, nel 1812, un gruppo di sardi decisero di ribellarsi al potere costituito che in quel momento era rappresentato dai Savoia, alla ricerca della libertà. La libertà è il filo conduttore basilare nella mia storia, la libertà per me ha il profumo di mare, il mare della mia isola circondata com’è da questo elemento meraviglioso.
Il mare esprime nella sua stessa natura l’idea di libertà che si mischia con un altro elemento decisivo: il vento, così comune in Sardegna, che ispira il concetto e la sensazione della libertà più assoluta.

Questa storia, quindi, è ispirata ad un fatto vero. Vorrei sapere come nasce la tua ispirazione e ciò che ti ha condotto dentro questa narrazione.

Per far affiorare le mie idee, mi bastano pochi minuti in cui respiro l’aria del mio giardino vicino al mare e da quel momento la mia mente si riempie di fotogrammi, da questi partono gli stimoli per scrivere qualche racconto, delle poesie o un’intera storia. Quest’ultima è una storia ispirata a un fatto vero, anche se questo mio libro è stato presentato in due occasioni e in entrambe chi presentava ha detto che si trattava di una narrazione storica.

Carlo Sorgia

Nasce, ci tengo a sottolinearlo, come un romanzo d’amore, di passione, un amore scaturito in quel periodo particolare della Sardegna, è vero quindi che ci sono dei riferimenti storici ben precisi, ma il fulcro è rappresentato dalla trama romanzata che vede la fantasia al servizio della realtà. Ho creato un intreccio narrativo senza però stravolgere quelli che sono i fatti storici. Il personaggio principale è un mio avo, Raimondo Sorgia, il che rafforza la sensazione del tratto storico, visto che Raimondo è esistito realmente ed è stato tra i promotori della congiura di Palabanda e, in seguito a questa, condannato a morte.

Quindi una narrazione che si snoda tra fiction e realtà, che legame avevi con Raimondo? E chi ci conduce attraverso questo viaggio?

Era uno zio di mio nonno, fratello di suo padre, una figura molto affascinante. A condurci nella narrazione di oggi è Carlo, professore universitario e grande studioso di botanica che si ritrova ad entrare nell’orto dentro la valle di Palabanda, alla ricerca di una piantina autoctona le cui bacche venivano utilizzate in certi riti sacri nella Sardegna antica.

Carlo scopre una lapide, che esiste realmente nell’orto botanico di Cagliari, quella di Raimondo, e che ricorda la sua impiccagione a seguito del cruento evento datato 1812. Inavvertitamente, Carlo ingerisce il succo di queste bacche che venivano utilizzate dagli antichi sardi per condurre gli interrogatori e a seguito di questo, cade in una specie di trance e si ritrova nei panni di Raimondo, nel 1812, esattamente dentro una delle riunioni con altri congiurati.

Tutto nel suo viaggio mentale è realistico: si ritrova a percorrere le stradine della Cagliari antica ed entra dentro un’osteria che gli sembra di riconoscere pur non essendoci mai andato. Accade anche un altro fatto eclatante, ma è un punto cruciale del romanzo, qualcosa che al risveglio da questo stato di trance, darà a Carlo la certezza di aver effettuato esattamente quel viaggio in quell’epoca particolare.

Capisco bene il tuo riserbo, chi leggerà il libro capirà questo passaggio intrigante. Mi dicevi che il romanzo mette in luce anche un particolare spaccato del mondo femminile.

Sì, in questo viaggio alla riscoperta dei profumi particolari, ci sono molte figure femminili, le donne di una Sardegna, un vero matriarcato, sono coloro che tengono in mano l’economia della famiglia e appoggiano o contrastano, le decisioni degli uomini.

 

Sono figure femminili di estrazione sociale diversa, c’è sì la duchessa, forte della sua posizione economica, ma anche una modesta perpetua che, con il suo modo di fare, riesce a mettere sull”attenti il parroco. Incontriamo anche l’amante di Raimondo, che per il grande amore che nutre verso il suo uomo e per il terrore di perderlo, farà saltare la congiura. Innamorata di lui vorrebbe essere di più. Ma, nel frattempo Raimondo si è sposato e questo passaggio segna il suo cambiamento profondo e il passaggio da una vita libertina ad una presa di responsabilità familiare.

Quali sono le corde che lo scrittore Carlo voleva toccare raccontando questa trama d’amore e passione, usando l’escamotage di un fatto storico, di un tuo avo e l’ingestione di bacche che innescano un viaggio a ritroso nel tempo?

Quello che mi ha spinto a progettare e raccontare questa storia è stato soprattutto il desiderio di rivivere la vita di questo mio avo, Raimondo. Mi sono documentato molto su di lui, dopo aver ascoltato per anni i racconti che mi erano stati fatti e ho spulciato documenti familiari, ma anche trattati storici sulla congiura di Palabanda.

Peraltro, a me non interessava addentrarmi nella parte tecnica, questa la lascio agli addetti ai lavori, piuttosto entrare nella mente e nel pensiero di questo personaggio che, guarda caso, era un mio antenato. Mi sono sperimentato in questo racconto, partendo da cosa stesse provando il mio predecessore, quali fossero i sentimenti, le ambizioni, che lo muovevano e quindi anche le sue debolezze. È stato interessante capire come Raimondo prima di sposarsi fosse una gran dongiovanni e, d’altro canto, uomo estremamente generoso; infatti pur essendo benestante decide di dedicare la sua vita e di donarla per la liberazione della Sardegna.

Mi è piaciuto molto descrivere la trasformazione di questo personaggio che grazie a un incontro particolare con un religioso, cambia modo di vedere la vita, sposa la sua fidanzata e si trasforma in una persona affidabile sentimentalmente, tanto che per questa sua fedeltà caratteriale in tutte le sfere esistenziali, finisce per esser condannato a morte.

Inoltre, mi ha appassionato rivivere la mia Sardegna in un viaggio fantastico, ma reale, attraversando la mia terra dai mille colori, con i profumi segreti e la sua gente che faccio scoprire al lettore attraverso incontri e dialoghi. Quelli tra Raimondo e le persone che incontra anno dopo anno e con le quali si rapporta nonostante lui fosse coinvolto in situazioni importanti e, provenisse da un’estrazione sociale diversa, restando sempre uomo di grande umiltà.

  • Grazie Carlo, a questa nostra intervista uniamo la prefazione del romanzo, Il Profumo della Libertà, scritta dal Professore Renzo Scasseddu critico letterario.

Intervista a cura di Silva Gentilini, scrittrice e editor


Prefazione

Racconto, Favola, Fiaba, Storia, Romanzo… Fantasia, Realtà, Mistero…  Ieri, Oggi… un po’ tutto questo; e ancora: Antropologia, Economia, Politica… e ancora: Natura, Usanze, Tradizioni, Cultura, l’Isola… e ancora: Pensieri, Sogni, Vita, Valori… e ancora, e soprattutto, in una serie di molteplici, intriganti attraversamenti, l’Uomo!

Carlo Sorgia ha voluto cimentarsi in un’altra “fatica” letteraria, dopo aver navigato, da buon timoniere, nelle variabili correnti della tenera Poesia, del Giallo intrigante, del Racconto breve, della emozionante Pagina esistenziale… passando da una tipologia di scrittura all’altra con molta naturalezza e concreta capacità di creare un patto immediato con il Lettore, lasciandolo ora emozionato, ora sospeso. ora partecipe protagonista, ora profondamente commosso…

Questo suo ultimo scritto potrei considerarlo una sorta di Romanzo Storico, un genere letterario non semplice ma con il quale l’Autore ha voluto accogliere la sfida. Una sfida particolare, perché coinvolto intimamente nella storia, in quanto discendente ‘secolare’ del Protagonista Raimondo Sorgia. Una sensibile e sentita appartenenza che si espande anche a quella della “Sardità”, un valore isolano di cui tutti i Sardi sono da millenni endemicamente caratterizzati.

 

Per questo specifico motivo ho ragione di pensare che un libro come questo possa trovare innata simpatia ed interesse variamente sfaccettati nei Lettori che gli si avvicineranno: ho sempre trovato il Sardo legatissimo alla propria Storia che conosce a fondo e gli piace raccontarla, discuterne con estrema consapevolezza.

 

Ed è lo stesso atteggiamento genetico, ancestrale, anche di Carlo Sorgia che prima di raccontare, innanzitutto a sé stesso, ha voluto documentarsi con la dovuta serietà e severità di uno studioso, cui ha aggiunto quella naturale ‘sanguigna’ simpatia scattata immediatamente per un suo antenato, protagonista di un progetto coraggioso in difesa della libertà del suo Popolo.

Il libro si apre con l’Oggi e attraverso un racconto intrigante, ritorna all’Oggi con una accattivante sfumatura di mistero. Il tempo di Ieri, insieme ai suoi spazi, scorre ricco di preparativi, tensioni, speranze.

Il primo personaggio che incontriamo si chiama, significativamente, Carlo ed è un noto Professore di Botanica dell’Università di Cagliari, simpaticamente descritto, in ogni dettaglio, alla ricerca, nell’Orto Botanico, di una piantina selvatica di antichissima origine protosarda, le cui bacche hanno poteri ed effetti straordinari. Inavvertitamente ne ingerisce del succo e…

Una prima dissolvenza dell’Autore-Regista che ci trasporta indietro nel tempo ma non nello spazio.

Lapide all’Orto Botanico di Cagliari

Ed ecco la Storia di un momento cruciale per la Sardegna, i cui quadri e inquadrature vengono incorniciati e scanditi dai capitoli che ne sintetizzano eventi, persone, insomma, tutti i vari, vividi elementi.

 

Il nucleo da cui parte la Storia porta il nome di una dinastia famosa, i Savoia: un aggettivo che i Sardi sanno ben declinare in tutte le sue accezioni.

 

Al loro fianco la Guardia Reale e, di fronte, contro di loro il Popolo “suddito”.

 

L’Autore racconta con dovizia di particolari ogni personaggio e situazione, grazie ad un lavoro di documentazione meticoloso e particolarmente intrigante.

 

Perché intrigante? Perché il Protagonista di tale pagina della Storia Sarda è un suo antenato: Raimondo Sorgia, un particolare che, però, non lascia spazio  ad una, pur naturale vicinanza affettiva, ma gioca un ruolo oggettivo, realistico, a cui segue, meritatamente, un’immediata simpatia del Lettore per un eroe della opposizione isolana contro i soprusi; un giovane bello, affascinante, elegante, risoluto, intelligente… Un novello Amsicora, il capo della rivolta dei Sardi contro i Romani, in piena II guerra punica (fine III sec. A. C.), come ci raccontano suggestivamente gli Storiografi Polibio e Tito Livio.

Una figura cospicua che aveva modernamente sviluppato una economia agropastorale in attività artigianale, imprenditoriale, cioè la lavorazione della pelle animale e il suo commercio a largo raggio, anche via mare.

Il canovaccio della Storia si dipana velocemente, con una scrittura molto articolata e, per così dire, emotivamente consona nel seguire tutti gli eventi e i personaggi coinvolti, dei quali Carlo Sorgia coglie ogni respiro.

Questa ribellione, organizzata in ogni piega da Raimondo Sorgia, vive di una vita intensa, vibrante, palpitante, in ogni parola, in ogni gesto, in ogni situazione, in ogni angolo dell’Isola, con una concreta partecipazione dell’Isola “gemella”. Mi viene in mente, non a caso, che il cognome COSSU, da CORSU della Corsica è molto diffuso in Sardegna... palpitante altresì, fatalmente, in un terreno che non poteva mancare nel genere del Romanzo Storico, e cioè l’Amore, che avrà un ruolo importantissimo nella soluzione dell’impresa (che ovviamente qui non dico, per lasciar sospeso il Lettore), con quegli intrecci che l’Autore ha efficacemente e con sagace sensibilità cucito nella sua narrazione.

Ed ecco una seconda, ultima dissolvenza, con una sapiente costruzione “ad anello”, una vera e propria Ringkomposition: si torna, col Prof. Carlo ed il suo atteso collega spagnolo, scesi dall’Orto Botanico, nella Cagliari di oggi, in un ristorante tipico, con le sue specialità profumate e gustose, non lontano dai luoghi della Storia, il sito di Palabanda.

Frugando nella tasca della giacca, per cercare il sigaro toscano da gustare dopo il pranzo, Carlo trova, casualmente (ma proprio casualmente?), un piccolo oggetto misterioso. Esso racchiude… un sogno ed un profumo: sì, un sogno di Libertà, un profumo di Libertà.


Prefazione a cura di Renzo Scasseddu professore e critico letterario


 

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