‘La causa prima di ogni male’ di Greta Bienati
La causa prima di ogni male
di Greta Bienati
(2025, Pubblicazione indipendente)
Chi è l’autrice
Laureata in filosofia, libraia antiquaria, collaboratrice di riviste femminili e letterarie, consulente pedagogica per l’istruzione parentale e per i bambini con bisogni speciali, redattrice per siti web sui manga giapponesi.
Ha pubblicato saggi, romanzi, webcomics letti in oltre 40 paesi del mondo, dal Giappone al Cile.
I suoi racconti sono pubblicati su Nazione Indiana e Confidenze. Tra i suoi lavori premiati, Ballata laghera (2019, premio “Lago Gerundo” al miglior romanzo storico), Insula perdita (2020, premio “Il Delfino” per la sezione letteratura di mare), Come la primavera coi ciliegi (2019, premio “Città di Como”).
Di cosa parla il libro
Macugnaga, luglio 1943. Ai piedi del Monte Rosa, il timido professore di latino Guido Gilardi, figlio del podestà di Laveno, incontra Amelia Valli, indecifrabile pianista dal passo di contrabbandiere. Per l’appassionato lettore di Virgilio, sarà “la causa prima di ogni male” (Eneide, IV, 165-170), che lo costringerà a entrare nella Storia e che travolgerà i suoi affetti più cari. I personaggi e le vicende dell’Eneide acquisteranno così la tragica concretezza della realtà, trascinando il professore sulle orme di Enea, come lui eroe per forza e per amore.
Dal 25 luglio all’8 settembre, dall’affondamento dei battelli Milano e Genova nel Golfo Borromeo fino alla tragica caduta della Repubblica dell’Ossola: la storia narrata è largamente ispirata a fatti e personaggi reali, tra i quali spicca Gisella Floreanini (il cui nome di battaglia era Amelia Valli), prima donna ministro d’Italia.
L’accurata e minuziosa ricostruzione storica, basata su testimonianze e documenti, si intreccia costantemente al sottotesto virgiliano, i cui versi danno il titolo anche ai singoli capitoli.
Recensione
La causa prima di ogni male è il racconto di come la tempesta della Storia sconvolge le singole storie individuali, al di là di meriti e colpe, scelte giuste o scelte sbagliate. Un amore che nasce in uno dei momenti più tragici della storia italiana finisce così per raccontare il dramma di un’intera generazione, travolta dalla ferocia di una guerra civile che manda in frantumi affetti, amicizie e legami familiari.
I mesi della Resistenza sono raccontati da vicino, dilatando il tempo e assumendo la prospettiva dei protagonisti, che nulla sanno degli eventi che li attendono e di quello che sarà l’esito finale della guerra. Una Storia che appare ancora incerta sul da farsi, in cui gli uomini sono al tempo stesso deteminanti e impotenti.
Grazie a una minuziosa e rigorosa documentazione, fondata sulle testimonianze dei protagonisti, riviviamo in particolare i giorni che precedono l’Armistizio e, soprattutto, le brevi settimane della Repubblica dell’Ossola (settembre-ottobre 1944), la più famosa e duratura delle Repubbliche partigiane, che proprio in quell’autunno vedranno terminare la loro breve vita. Non si tratta, però, di una celebrazione retorica: anche in questo caso, uno sguardo ravvicinato permette di guardare quei giorni con gli occhi dei protagonisti e di coglierne, insieme agli eroismi, anche le ombre e le contraddizioni.
Le vicende umane conservano così tutta la loro complessità e il loro intreccio di passioni private e pubbliche, in uno sguardo che evita accuratamente una grossolana divisione del mondo in buoni e cattivi. Il punto di vista non è mai giudicante, ma sempre empatico e umano.
A questo approccio interiore, quasi intimo, degli eventi storici, fanno da controcanto i paragrafi che raccontano lo sfondo storico con uno stile quasi epico-mitologico, con tanto di personificazione degli elementi naturali. L’intero romanzo, d’altra parte, è intessuto di riferimenti all’Eneide: al di là dei titoli dei capitoli, il poema virgiliano è continuamente riecheggiato nelle situazioni, nei personaggi, nello sguardo intriso di pietas. Non si tratta però di una forzatura erudita, ma di una sorprendente corrispondenza tra poesia e realtà, al di là dei millenni.
In fine è riportata un’interessante postfazione, in cui l’autrice svela alcuni dei personaggi reali nascosti dietro i protagonisti del romanzo; ma, soprattutto, riflette su cosa sia la verità di un’opera narrativa e sulla funzione sciamanica del narratore. Una stimolante considerazione, che sposta lo scrittore dal centro della scena, per tornare a parlare della forza sacra della narrazione e della poesia.
Recensione di Giuliano Tosi