Nel cerchio del tempo di Antonella Polenta

Nel cerchio del tempo di Antonella Polenta

Pubblico con piacere questa bella e accurata recensione inviataci da Giuseppe.

Grazie di cuore ai nostri lettori che ci seguono sempre più numerosi!

Il libro di Antonella Polenta Nel cerchio del tempo cattura l’attenzione del lettore e lo coinvolge in un viaggio avventuroso e fantastico.

Lo stesso viaggio che avevano intrapreso tre ragazzi, appena adolescenti, dopo aver scoperto nei campi di grano prossimo alla mietitura un fenomeno inconsueto: le spighe si erano adagiate a terra disponendosi in cerchi concentrici al punto di lasciare stupito Gioacchino, uno dei ragazzi cui piaceva rifugiarsi sdraiandosi fra le spighe, in compagnia del suo cagnolino Spiro, per ascoltarne il fruscio armonioso Il ragazzo, entusiasta per la scoperta, corre al cascinale adiacente al suo per partecipare ai suoi cugini, Marianna e Filiberto, la sua scoperta e concordare con loro il da farsi, soprattutto con Filiberto, dotato di capacità riflessive e intuitive superiori pur essendo gracilino e affetto da mutismo.

I tre ragazzi e il vivacissimo Spiro il mattino successivo si recano nei campi e, arrampicandosi sugli alberi, osservano il fenomeno dei cerchi di grano dall’alto. All’interno di alcuni di questi, strani oggetti discoidali rilucenti, con le facce istoriate di simboli e segni cuneiformi, contribuiscono a sollecitare il loro stupore. Così, dopo averne raccolti alcuni, stremati dalla fatica, sul soffice strato formato dai culmi e dalle spighe del cerchio del grano cadono in un sonno profondo.

 

Da qui il passaggio dal Cerchio del grano al Cerchio del tempo.

 

Il viaggio si svolge in sogno attraverso una visita dei principali siti mitologici dell’antica Mesopotamia, culla della storia, protetta quasi in un abbraccio dal corso dei due fiumi Tigri ed Eufrate, in un tempo più o meno coevo a quello biblico. Qui, in tempi preistorici, si incontrarono l’Uomo di Neanderthal che sfuggiva dalla glaciazione e l’Homo sapiens che sfuggiva dalla desertificazione dell’Africa. È qui che si è formato il mondo.

 

I miti di questa area culturale sono improntati su caratteristiche comuni: il mondo ha origine dal Caos primordiale e viene formato lungo il corso della storia attraverso una lotta mitica tra le forze del Bene e quelle del Male, dialetticamente contrapposte, affidata ora alle varie divinità, seppure dagli uomini sollecitate e coadiuvate. È stato Platone, l’erede più grande di queste culture, che ha sfrattato gli Dei dall’Olimpo ricollocandoli nella Coscienza dell’Umanità, che ha sostituito gli Dei con le Idee trasferendo in queste l’immortalità e l’universalità

È Platone che ci fornisce il filo di Arianna per districarci dal labirinto e che illuminerà il lettore. Non certo perché si tratti di risolvere un enigma ma perché lo spirito di questa storia aderisce perfettamente alla cultura di queste popolazioni. Allora non ci rimane che salire anche noi sulla groppa di quell’instancabile cavallo bianco, con alla guida Filiberto, l’anima razionale di questo percorso; gli altri ragazzi e il cagnolino Spiro; al nostro fianco l’esperta e sapiente guida (l’autrice di questo libro) che ci illuminerà opportunamente con le sue chicche filosofiche; e affrontare il viaggio.

Esso si svolge in sogno, per non subire alcun condizionamento della realtà e trasferire in un tempo mitico l’azione, e si concretizza nella visita di alcuni splendidi templi della antica Mesopotamia. Questi templi ci appaiono tutti come delle oasi nel deserto; per accedervi c’è sempre bisogno di qualche artifizio della mente riflessiva di Filiberto con la collaborazione degli altri ragazzi; all’interno troviamo in tutti una atmosfera da paradiso terrestre dove lo splendore dell’ambiente, la natura vegetale e animale e gli uomini di corte contribuiscono al benessere degli Dei, ma questi, nonostante tutto, appaiono depressi e privi di entusiasmo perché, pur conoscendo tutto, qualcuno di essi e della stessa famiglia ha sottratto loro con l’inganno le Tavole dei Destini. È Nergal l’autore del misfatto. Egli è il Dio del Male e le Tavole le ha sottratte al padre Enlil, il Dio della Terra.
Non rimane che affidarsi all’entusiasmo dei ragazzi i quali, essendo scevri da condizionamenti ed egoismi di parte, e opportunamente istruiti dagli altri Dei e con le conoscenze acquisite lungo il percorso di questo periglioso viaggio fra dei e demoni sapranno sollevare le sorti di tutti.

Nel tempio di Marduk, signore dei misteri e degli scongiuri, i ragazzi riceveranno una serie di istruzioni e strumenti magici e dialogheranno direttamente con la divinità senza l’intermediazione dei sacerdoti, constatando la disponibilità del Dio a relazionarsi con gli umani: aveva fatto praticare nella sua dimora un’apposita porta da cui scendeva fra gli uomini per poterli aiutare da vicino!

Nella città di Kippur incontriamo Aslelia. Viveva nella desolazione di una città sporca e frequentata quasi solo di notte da popolazioni di nomadi, viveva di espedienti e frequentemente mutava la sua fisionomia per non farsi riconoscere dalle sue vittime. Filiberto se ne innamora e vorrebbe portarla con sé, ma la ragazza rifiuta perché una ladruncola non può certo presentarsi al tempio del dio della Giustizia. Questo amore mi suggerisce molto quello di Eros del Simposio di Platone, capolavoro di questo poeta della Sapienza, che fa di Eros il motore delle idee.

Fortificati da tutti questi insegnamenti comincia la lotta fra il Bene e il Male. Ninurta organizza l’esercito e con estrema pervicacia e determinazione si tuffa nella mischia. I ragazzi fungendo da Condottieri affronteranno disagi immani già nella fase di ingresso al terrificante tempio del Male, dove l’inganno e la menzogna di cui si serve Nergal non hanno mai fine e la strategia di disunire i ragazzi sembra avere il sopravvento.

L’epilogo di questo giallo filosofico diventa sconcertante quando ci si accorge che lo scrigno contenente le Tavole dei Destini, deposto sul palmo della mano di Enlil, non si apre. Uno sconforto totale assale tutti! Ma quando Aslelia disvela la tunica e porge al sacerdote di Enlil il suo scrigno nascosto tutti si accorgono che potrebbe essere quello originale, con un balzo felino il sacerdote lo afferra e lo pone sulla mano del Dio ed ecco: si ode un clic liberatorio e lo scrigno si apre! Gli Dei sono felici di aver recuperato le tavole bastando per essi la coscienza del semplice possesso per operare nella realtà.

Ritornati nella routine della loro vita quotidiana, dopo un anno esatto, i ragazzi scorgono nel grano nuovamente dei cerchi, ma questa volta le effigi all’interno sono di forma triangolare con raffigurata l’immagine del Dio Anubis e così, non senza qualche esitazione, decidono di avventurarsi in un altro viaggio.

È in questa decisione dei ragazzi che si scopre la risoluzione di questo giallo filosofico. Essi hanno scoperto che il contenuto assoluto delle Tavole non si nasconde all’interno dello scrigno ma nel processo storico affrontato per scoprirlo e che viene simboleggiato mirabilmente da quel simbolo del cerchio del tempo che conchiude nella sua area il complesso delle relazioni umane storicamente vissute e che oltre il limite della sua circonferenza va allargando progressivamente le relazioni umane che si propone di vivere nel futuro.

Ringrazio l’autrice di questo libro bellissimo e aspetto fiducioso il prossimo sulla mitologia della Civiltà Egizia.

Giuseppe

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