Gianni Verdoliva, scrittore talentuoso ed eclettico

Gianni Verdoliva, scrittore talentuoso ed eclettico

Con piacere pubblico l’intervista a Gianni Verdoliva, un talentuoso scrittore esordiente.

Verdoliva vive e lavora a Torino. Personalità poliedrica, è giornalista pubblicista, scrive per varie testate e collabora

Gianni Verdoliva

con il mensile Polizia e democrazia, ma anche counsellor professionista, indirizzo analitico-transazionale, e attualmente è S.F.E.R.A. Coach.

 

Oltre alla scrittura, ama le tradizioni e la storia, l’arte e la natura, così spesso si ritrova a passeggiare per borghi medievali o sentieri di campagna per godere di bei paesaggi, tranquillità e silenzio.

 

Sognatore di natura, ma razionale per necessità, crede ancora nella gentilezza, nel potere dei piccoli gesti, ecco perché, per un pensiero speciale, manda cartoline, come ai vecchi tempi.

 

Appassionato di racconti di fantasmi e paranormale, ha esordito in narrativa con una raccolta di racconti dal titolo Come anime scelte che si ritrovano.

Partiamo dalla sua vita, ricca di esperienze, e dalla sua personalità poliedrica. Lo scrivere fa parte della sua voglia di sperimentare oppure ha altra origine?

Scrivere è anche parte della mia voglia di sperimentare. Ma direi che è un’attività in linea con il mio animo introverso e riflessivo, fuori dalle mode e dagli schemi. Con la scrittura lascio emergere la parte magica e libera che è in me, la energizzo e la modulo a mio piacere. Aggiungo inoltre, che, scrivendo, ho l’onere e l’onore e, aggiungerei, anche la responsabilità verso i miei lettori, di creare vicende che possano emozionare e che siano anche edificanti. Quando scrivo sono io che tengo il timone del mio lavoro, pur essendo aperto ai feedback dei miei lettori di fiducia che “testano” in anteprima ciò che scrivo. E questa, per uno spirito libero come me, è una sensazione impagabile!

Quando e come è nata l’idea di questa antologia, fra l’altro il tuo esordio letterario, dove il filo conduttore è il mistero? Perché tanta curiosità per i fantasmi e il paranormale?

Il paranormale mi ha sempre affascinato. L’idea del mistero, di messaggi che arrivano dal passato, di misteri che attendono di essere scoperti mi ha da sempre attratto. Anche nelle mie letture i racconti e le storie di fantasmi hanno fatto la parte del leone. Razionalmente non ne saprei dare una spiegazione, ma è così. Nella mia vita quotidiana sono molto razionale ma, al contempo, evidentemente, alberga in me una parte magica e fantasiosa.

L’emozione più vecchia e più forte del genere umano è la paura, e la paura più vecchia e più forte è la paura dell’ignoto.” Condividi questo pensiero del grande H.P. Lovecraft?

Si. Se pensiamo ad esempio che l’amigdala, che nel cervello umano gestisce le emozioni legate alla paura, è una delle parti che ci collega a qualcosa di atavico, che si perde nei tempi. Credo però che non sempre l’ignoto sia foriero di male, anzi. Nei miei racconti le atmosfere crepuscolari o buie sono spesso delle prove che il protagonista deve affrontare per arrivare al ricongiungimento delle anime e al conseguente liberarsi di nuova energia positiva.

In racconti del genere, l’atmosfera è la cosa più importante, perché il criterio definitivo di autenticità non è l’amalgama di una trama, ma la creazione di una data sensazione. Tu come hai cercato di costruirla?

I miei personaggi sono molto in Sincronia, sono presenti a se stessi, totalmente. Mi sono immedesimato in loro ricreando voci, suoni, pensieri, profumi, sensazioni tattili, visioni, gusti, etc. I sensi tutti, compreso il cosiddetto sesto senso, sono ampliati al massimo in modo da poter trasmettere al meglio al lettore quanto autentiche e profondamente sentite fossero le sensazioni descritte.

I racconti sono stati scritti appositamente o qualcuno era già nel cassetto da tempo?

Solo uno, l’ultimo, era già stato scritto da tempo. Gli altri, inizialmente, prevedevano storie molto “concrete” che mi erano parse banali. Ho quindi modificato l’idea di base inserendo il paranormale come filo conduttore. Inizialmente erano quattordici, poi ne ho aggiunti altri sei, dopo quasi un anno, e solo allora ho considerato completata la raccolta.

In genere parlare di mistero implica una sorta di regressione, sia da parte del lettore, che deve accettare di farsi trascinare in una serie di avvenimenti inverosimili, sia da parte dell’autore, che mette il suo rigore e la sua creatività al servizio di una materia che tratta di fatti fuori della normalità, che sfuggono a ogni possibile spiegazione logica e razionale. A che tipo di necessità risponde questa regressione?

Più che di regressione parlerei di libertà. Mi piace accompagnare il lettore, dolcemente, nelle varie storie dando solo alcuni indizi sparsi. Certamente la mia è anche una sfida. Per molti lettori leggere i miei racconti significa uscire fuori dalla propria zona di comfort. E questo rientra nell’idea di libertà, nella lettura senza aspettative.

Un altro aspetto della letteratura del mistero è una sorta di nascondimento. Si introduce in un contesto reale di vita quotidiana, che non ha nulla di eccezionale e anzi sembra perfettamente normale, un elemento perturbante che genera inquietudine: l’apparizione di un fantasma, la visione di un essere spaventoso, un evento razionalmente inspiegabile. Come avviene questo processo?

Nel caso dei miei racconti spesso ho disseminato vari indizi qua e là nella narrazione, un po’ come nei gialli, anche perché, in alcuni racconti, vi sono anche storie dentro le storie che assumono i contorni del giallo. In altri casi vecchi diari, testimonianze di anziani, quadri, visioni di déjà vu, foto ingiallite anticipano l’incontro tra il reale e il paranormale.

Lei si definisce anche un sognatore che ama la gentilezza e i piccoli gesti. Che ruolo ha il sentimento nella letteratura del mistero e fantastica?

Generalmente parlando, direi scarso, se si escludono i ricordi d’affetto dei vivi nei confronti delle anime dei trapassati. Ho quasi subito abbandonato l’idea di scrivere racconti di fantasmi classici, ce ne sono già tanti e molto belli. Volevo dare a questo tipo di racconti un taglio nuovo e l’ho fatto inserendo l’elemento romantico.

Con abilità, lei drammatizza il realismo di certi ambienti con l’azione e la verosimiglianza della descrizione, e il lettore si immedesima totalmente nelle storie: energie magiche, male, presagi e morte, ma anche possibilità di rinascere e amore. C’è un messaggio recondito che vuoi che passi attraverso questi racconti?

Molte delle storie sventurate degli innamorati defunti e presenti sotto forma di anime sono terminate anche per l’impossibilità, concreta, che avevano i protagonisti di comunicare tra di loro durante le avversità in cui si sono imbattuti. Tra le righe ho voluto dare certamente una sfrecciata a chi, oggi, vive le relazioni sentimentali e anche umane con grande superficialità, malgrado l’apparente facilità di contatti dettata dalla tecnologia odierna. Certamente c’è anche un messaggio di speranza e l’invito a portare a termine quanto abbiamo intrapreso, sapendo che è possibile se seguiamo la parte più profonda e più autentica in noi.

Quali dei personaggi ritratti è più vicino al  modo di essere di Gianni Verdoliva?

I miei personaggi sono tutti figli miei, come amo dire. Li sento tutti molto vicini a me. Forse Filippo, il protagonista de Gli arredi del sentimento e Federico Pensavo mi avessi abbandonato li sento ancora più vicini degli altri.

Quali sono gli autori o i libri che hai amato di più o che maggiormente ti hanno influenzato?

Il mio autore di riferimento è senz’altro Guy de Maupassant, mi è sempre piaciuto per il suo realismo e la suo modo di raccontare le storie da narratore esterno, pur mostrando con chiarezza le emozioni dei personaggi. Apprezzo molto anche Eraldo Baldini che unisce la verosimiglianza delle ambientazioni con il sovrannaturale, anche se scrive storie molto noir rispetto alle mie. Anche Giorgio Bassani mi piace molto per le sue capacità di narratore.

Daniel Pennac

Cosa stai leggendo in questo momento?

Diario di scuola di Daniel Pennac.

Progetti per il futuro e sogni?

Sicuramente delle letture come Lessico famigliare di Natalia Ginzburg e varie storie di fantasmi. Ma, in primis, una nuova scrittura. Il mio secondo romanzo L’appartamento del silenzio. Il primo Ritorno a Villa Blu sarà pubblicato a inizio del 2020.
Quanto ai sogni mi piacerebbe che i racconti fossero ripresi con adattamento cinematografico e come serie tv, credo che ne abbiano tutte le potenzialità.

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