Paolo Roversi ci parla del suo ultimo giallo: “Black Money”

Paolo Roversi ci parla del suo ultimo giallo: “Black Money”

 


Parlare con lo scrittore Paolo Roversi è sempre stimolante ed arricchente. Con piacere pubblichiamo questa intervista che l’autore ci ha rilasciato pochi giorni dopo l’uscita del suo ultimo romanzo Black Money. 


Paolo Roversi vive a Milano, ma ha origini mantovane. Laureato in Storia contemporanea all’Università di Nizza, è studioso di Charles Bukowski alla cui opera ha dedicato alcuni scritti.

 

Notissimo giallista (i suoi romanzi sono tradotti in molte lingue), è uno degli esponenti del cosiddetto noir metropolitano e di una serie di romanzi  che hanno come protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi.

 

Oltre a gialli, ha scritto un libro-guida su Mantova e la sua gente, un volume umoristico sulla professione dell’informatico e nel 2010 una guida sui misteri di Milano.

 

Giornalista, ha collaborato con riviste e giornali come Corriere della Sera, Rolling Stone e GQ. Come sceneggiatore ha scritto soggetti per la televisione, come ad esempio per la serie dieci e undici di Distretto di polizia.

 

È fondatore e direttore della rassegna dedicata al giallo e al noir NebbiaGialla Suzzara Noir Festival che si svolge dal 2007 ogni primo week-end di febbraio a Suzzara e del festival Milano in Bionda nato nel 2008.

 

Nel 2010 ha ideato il Premio NebbiaGialla per la letteratura noir e poliziesca.

 

Dirige il web press e casa editrice digitale MilanoNera, sito dedicato interamente alla letteratura gialla.


Ti chiedo subito del tuo nuovissimo libro: Black Money. Ambientato tra Milano, Parigi, Londra, Berlino e New York, ispirato a una storia vera e racconta la rapina del millennio. Indubbiamente una storia adrenalinica, come ci hai abituato. Come è nato e cosa ha (se lo ha) di diverso rispetto agli altri?

Il romanzo nasce da una storia vera, un fatto realmente accaduto ribattezzato dalla stampa la “Rapina del millennio” perché i banditi si erano intascati 45 milioni di dollari. La cosa aveva suscitato il mio interesse al punto che ci ho costruito sopra una spy story internazionale!

Paolo Roversi con Dianora Tinti

Paolo, chi ti legge lo sa bene, tu hai uno stile inconfondibile: elegante, ritmo serrato ma non pesante.  Risvolti colti ed estremamente raffinati. Trapela anche una grande attenzione ai dettagli, nulla viene lasciato al caso. Fai una scaletta? Quanto lavori sul plot?

Lavoro molto sul plot in modo da avere le idee chiare prima di mettermi a scrivere, poi costruisco una scaletta dettagliata di tutti gli avvenimenti e dei colpi di scena. A quel punto inizia la fase di scrittura vera e propria.

Ti è mai capitato che qualche personaggio ti prendesse la mano e cominciasse a vivere di vita propria?

A volte succede ma senza uscire mai davvero dalla “gabbia” che avevo immaginato all’inizio del romanzo

Tu sei un grande sperimentatore. Romanzo, giornalismo, racconto, serie tv, radio, audiolibro. Veramente una grande varietà di mezzi espressivi. Quale ti è più congeniale?

Io racconto storie e in base a quella che voglio raccontare scelto e trovo il mezzo più adatto. Tutto qui.

La tua è una scrittura essenziale, di stampo cinematografico, anche nei dialoghi. Quanto ti ha aiutato essere giornalista in questo senso?

Molto perché il giornalismo è una vera palestra specialmente se scrivi crime e hai avuto modo come cronista di seguire vicende di nera.

Applichi la tecnica dello show don’t tell? Mostrare e mai raccontare?

Certo, è uno degli insegnamenti fondamentali della scrittura creativa: il lettore deve capire dai gesti che un personaggio compie che quello stesso personaggio è cattivo, non glielo deve scrivere l’autore nero su bianco.

La tua passione per l’informatica ti ha portato ad essere sempre molto attento ai cambiamenti e alle nuove tecnologie. Questo è evidente anche dai tuoi personaggi, per esempio il mitico haker Enrico Radeschi, protagonista di tanti tuoi romanzi…

Sì, penso che la tecnologia ormai sia parte integrante della nostra vita quotidiana perciò lo deve essere anche dei romanzi.

Non hai mai nascosto la tua passione per Bukowski. Pensi di essere stato influenzato dal suo stile? Cosa ti ha attratto maggiormente in lui?

La costanza e il desiderio di tenere duro nonostante le avversità della vita.

Dopo Black Money? Hai già un altro libro a cui stai lavorando?

Sto lavorando alla nuova indagine di Radeschi che uscirà in libreria la prossima primavera.


 

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