Come si diventa sceneggiatrici di ‘Dylan Dog’?

Come si diventa sceneggiatrici di ‘Dylan Dog’?


Dylan Dog, un mito nel mondo dei fumetti, un pilastro della Sergio Bonelli Editore. Pubblicate a partire dal 1986, le sue avventure hanno  alternato l’orrore tradizionale con numerosi omaggi ai mostri classici del genere, allo splatter moderno dei film di Dario Argento e George Romero, ma anche al giallo, al surreale e al fantastico in generale, sempre con grande ironia.

 

Un fumetto a larga diffusione popolare che si è affermato anche come fumetto d’autore, osannato dalla critica e dagli intellettuali.

 

In questa storia nuova avvincente avventura, Gli Indifferenti, sceneggiata dal duo Maria Rita Porretto – Silvia Mericone e illustrata da Armitano, il nostro protagonista va a Londra, per indagare sulla scomparsa di un uomo.


Silvia Mericone, nata a Roma nel 1976, dopo studi classici frequenta corsi di recitazione e regia. Si diploma come Operatore Cinematografico e Televisivo presso il Centro Sperimentale Televisivo in Roma nel 1999. Nel 2009 esce la sua prima antologia di racconti per edizioni 9Muse.

Maria Rita Porretto, nata a Palermo nel 1978, dopo studi tecnico-scientifici, consegue il diploma come Sceneggiatore presso la Scuola del Fumetto di Palermo. Scrive racconti e nel 2017 cura i testi per una mostra multimediale di testi, musica e fotografie dal titolo Incomunicabilità.

Lungo e fruttuoso il loro sodalizio. Insieme realizzano una riduzione di Bestia da stile di Pier Paolo Pasolini .

Approdano alla Star Comics, creando la mini-serie Dr.Morgue, pubblicata in Italia e in Serbia, che vince il premio ANAFI 2012 come migliore sceneggiatura e creando il primo protagonista asperger nella storia del fumetto italiano. Successivamente collaborano con la Sergio Bonelli Editore alla scrittura di sceneggiature per Dampyr, Nathan Never e Dylan Dog.

Nel 2021 scrivono i dialoghi e collaborano alla stesura della sceneggiatura del film Tapirulàn di Claudia Gerini e successivamente realizzano il progetto crossmediale Carisma in collaborazione con il regista Fabio Guaglione, pubblicando il fumetto per Edizioni Panini e il romanzo per la Corte Editore. Nel 2022 vincono il premio Coco per l’episodio di Dylan Dog dal titolo Candyweb.


Quando è nata in voi la passione per il fumetto?

Rita: “Da bambina. Ho imparato a leggere grazie a un fumetto che davano in regalo con il caffè e (ahimè non sono mai più riuscita a ritrovarlo!) da lì non ho più smesso di leggerli”.

 

Silvia: “Mai. Nel senso che non sono mai stata una lettrice di fumetti, a parte da piccolissima che leggevo i vari Topolino, Il Giornalino o Lupo Alberto. Ho iniziato a leggerli davvero, solo quando ho iniziato a farli. Più di una passione, parlerei di un interesse. Nel senso che per me il fumetto è un’arte corale, in cui confluiscono elementi molto diversi fra loro: scrittura, disegno, montaggio, regia e secondo me offre un’infinità di soluzioni. Ed è questo che mi attrae, la ricerca della soluzione narrativa giusta per una storia secondo tutti questi aspetti”.

Quali sono stati i vostri primi passi nel mondo dell’editoria?

Rita e Silvia: “Più che passi sono state cadute e in taluni casi abbiamo anche dovuto strisciare. Non lo diciamo con gioia, ricordiamo gli esordi con orrore, anche se nel nostro caso gli esordi non sono mai finiti. Con il Dr.Morgue, abbiamo bussato a tutte le porte possibili e abbiamo ricevuto rifiuti a volte anche umilianti. Tra quelli che ricordiamo, che il personaggio era brutto, proprio esteticamente e uno addirittura ci rispose che ‘non ne vedeva il senso’ . Poi per fortuna ‘il senso‘ lo ha visto Dario Gulli, che ai tempi era editor della Star Comics e Claudia Bovini direttore editoriale della Star Comics”.

Quando siete approdate alla Sergio Bonelli Editore?

Rita e Silvia: “Nel modo più classico possibile, per posta. Abbiamo inviato diversi soggetti per Dylan Dog e non solo, finché non ci hanno risposto, dandoci una prima possibilità per il color Fest 6 Femmes Fatales e successivamente per Dampyr e Nathan Never. Poi la porta si è chiusa per qualche anno, finché Roberto Recchioni ha pensato di darci una possibilità più concreta su Dylan Dog”.

Come si diventa sceneggiatori di Dylan Dog?

Rita: “Ho iniziato a leggere Dylan Dog all’età di dodici anni più o meno, se mi fermo a pensarci è davvero tanto tempo, quindi non lo farò! Però la premessa serve a capire quanto questo fosse un sogno che coltivavo da tantissimo tempo. Dopo la breve esperienza con il color Fest abbiamo continuato a inviare soggetti in redazione e più o meno parallelamente è uscita la nostra miniserie Dr Morgue per Star Comics. Credo che il Dr Morgue ci abbia dato modo di farci conoscere un pò meglio, era ed è un progetto a cui teniamo tuttora molto perché pensiamo che il suo messaggio non si sia esaurito, e contemporaneamente la costanza con cui continuavamo a bussare a Cravenroad immagino abbiano contribuito a far sì che ci venisse data un’altra occasione”.

Silvia: “Lavorando con Porretto che è ossessionata da Dylan Dog. In senso buono, ma lo è. Io  personalmente non credevo ci fosse alcuna possibilità per noi due come sceneggiatrici su questa testata, ma mi sono dovuta ricredere”.

Cosa vi ha attira di più della personalità di Dylan Dog?

Rita:Il suo scetticismo, il suo mettersi sempre in discussione. Dylan è un uomo che ha sofferto molto e sa cos’è l’incubo della dipendenza, da cui non si esce mai davvero mentalmente, soprattutto dalla dipendenza dall’alcool. È una scelta che si compie ogni giorno e a partire da questo lui ha scelto la vita e la vita è sogno, ma molto più spesso di quello che vorremmo ammettere è ancheincubo. Proprio per questo nelle nostre storie i mostri sono quasi sempre fatti di carne ed ossa o sono frutto della mente umana o una loro rappresentazione”.

 

Silvia: “Sarei tentata di dire niente ma poi verrei linciata. Però in verità è proprio questo niente che mi attira del personaggio. A volte i lettori ci hanno detto che il nostro Dylan è un nichilista, perché le nostre storie sono spesso senza speranza e in effetti è vero. Io sono molto crepuscolare, proprio di carattere, quindi non escludo di vedere in lui la possibilità di esplorare gli aspetti meno edulcorati della realtà. Ecco, per me nichilismo spesso va di pari passo con ‘verità’ e di Dylan mi affascina la capacità di percepire lo spirito del tempo in cui vive. E il tempo in cui viviamo è nichilista, ma avrebbe bisogno di più verità”.

Sogni nel cassetto?

Rita: “Tantissimi e già questo di per sé è una cosa buona, ma sono una persona orribile e per scaramanzia non dirò altro”!

Silvia: “Per evitarli ho preso un armadio a cremagliera, così sono preparata sempre al peggio”.


Intervista a cura di Fausto Bailo, operatore culturale, e della Premiata Libreria Marconi di Bra


 

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