Quando il Dodo andò soldato
Mio zio raccontava di un suo amico d’infanzia, Mario detto il Dodo che era un bambino un po’ lento, credulone, sicuramente non riusciva a stare a pari con i piccoli diavoli che si tuffavano nel fiume, rubavano i cocomeri, mettevano i rospi nel cassetto della maestra.
Così crebbe molto mammone, un po’ isolato. Lavorava in campagna e tornava a casa da mamma, babbo e fratelli.
A vent’anni, però, dovette partire per il servizio militare e i genitori erano molto preoccupati di come se la sarebbe cavata.
In realtà se la cavò abbastanza bene e tornò sano e salvo.
La cosa interessante della storia, in verità, sono le lettere che scriveva ai familiari. La madre, infatti, si era raccomandata che desse sue notizie e il telefono non c’era. Così il Dodo, che non era propriamente un letterato, scriveva missive surreali che la mamma commossa faceva leggere ai paesani. “Cari mamma e babbo, io sto bene, domani vo all’ospedale e così spero sia di voi. Mangiare mangio, ma qui ci danno la minestra e parecchio lenta: i ceci mi rullano, le paste mi sguillano e nel cucchiaio mi ci resta altre il brodo. Ho conosciuto una signorina, pensavo si volesse fidanzare invece voleva i soldi ma io non ce li avevo. Cosa fa la mì gallina? Salutatemela lei e la nonna e anche zì Rosa che magari quando torno sono morte. E poi quando torno mi fidanzo con Marietta, se mi vòle. Se no mi compro la bicicletta e vo al mare”