‘Senza tono né suono – Sin ton ni son’ di Félix Luis Viera

‘Senza tono né suono – Sin ton ni son’ di Félix Luis Viera

 


Senza tono né suono-Sin ton ni son
di Félix Luis Viera
(Edizioni Il Foglio, 2022)


Chi è Félix Luis Viera

Nasce nel cuore di Cuba nel quartiere popolare di El Contado, a Santa Clara, nel 1945. Poeta e narratore cubano naturalizzato messicano. Figlio unico, si impegna fin dalla prima adolescenza ad aiutare il padre nei piccoli lavori da commerciante che aveva.

In Italia le sue opere sono tradotte da Gordiano Lupi che lo definisce ‘autore da Premio Nobel’.

A partire dal 1976 ha pubblicato decine di libri e Sin ton ni son è l’antologia definitiva della sua poesia. Nel 2002 l’autore ha deciso infatti di non scrivere più poesie e questa ultima corposa antologia va quindi affrontata con adeguata preparazione.

Cosa ne penso

Cominciamo dal titolo: Sin ton ni son, uno dei migliori nella poesia cubana. La ben nota frase popolare indica che Félix Luis Viera non teme assolutamente chi disprezza la creazione artistica oppure in essa cerca sempre qualche utilità pratica. La locuzione Sin ton ni son serve al poeta per dire ai lettori che scrive per il puro e semplice gusto di scrivere, perché da buon amante della poesia colloquiale passa senza alcuna leziosità da un modo di dire a parole volgari, da un grido popolare alle conversazioni a tavola di un gruppo di operai o di dottori, cercando in questo modo cerca di dare un’impressione di spontaneità.

Félix Luis Viera

Félix Luis Viera è un poeta romantico in bilico tra desiderio di avventura e necessità di un sostegno spirituale. Le ferite della sua lirica mettono in evidenza quello che un tempo ha rappresentato la forza della nazione, l’armatura della patria, la base delle speranze sociali, dopo una rivoluzione frustrata e un esilio sopportato per decenni.

 

La selezione delle poesie è stata realizzata in maniera rigorosa dallo stesso autore. Affrontare la lettura di Sin ton ni son – lo ripeto – pretende preparazione. Le poesie non sono in ordine cronologico. Si comincia con Mi coronel, poesia firmata nel 1969.

 

Non si termina però con una del 2002 – anno in cui Félix Luis Viera dichiara di aver smesso di scrivere poesie – bensì con l’emblematico Esquema de los amantes clandestinos, firmato nel 1991. Poesia che con scelta felice e accorta chiude l’antologia, avvertendo che il potere perseguita e reprime sempre tutto quel che profuma di clandestino. In particolare gli amanti che hanno solo un punto di partenza. Va da sé che generali e presidenti, logicamente spaventati, disapprovando i loro inizi, assassinano il punto di partenza.

La data precisa delle poesie non è determinante, così come non lo è lo schema generazionale. La sola cosa che conta è un oggettivo e reale discorso biologico, che separa nipoti da padri e nonni da bisnonni, tra i quali corrono più di vent’anni. Le date sono utili per classificare, non certo da un punto di vista esegetico, per valutare un’opera da un punto di vista estetico e artistico.

A differenza dei poeti colloquiali più ortodossi, Félix Luis Viera non rinuncia ad arricchire il testo da un punto di vista antropologico, a chiamare una barca acqua del precipizio. Molti versi contenuti in distinti sillogi e diverse poesie dimostrano un eclettismo che non teme limiti e frontiere. Alieno dai prontuari predisposti dai critici, libero di cacciare negli appezzamenti della creazione poetica.

Insieme a questa grande scioltezza di stile, apprezziamo una caratteristica che ci fa capire come ci troviamo di fronte all’opera di un poeta che è anche un romanziere. La sua condizione di narratore gli permette di strutturare con grande professionalità le sue poesie migliori. Ha un senso molto nitido del crescendo lirico, tecnica poco usuale tra i poeti dell’ultimo mezzo secolo.

Vale anche la pena di osservare che nell’antologia predominano le poesie erotiche. Ricordano o descrivono qualche relazione amorosa. I suoi versi sono spezzati perché quasi sempre parlano – molto spesso come se l’interlocutore fosse presente – di un idillio, di una coppia innamorata, ma di un amore sessuale, carnale.

 

Una terza caratteristica è la presenza, nei suoi molteplici travestimenti espressivi, del paradosso. Sono molte le poesie nelle quali il paradosso acquista progressivamente rilievo, trasformandosi in un vero e proprio leitmotiv. Figura retorica costruita facendo uso di grande ironia, il paradosso o antinomia, indica rottura degli schemi logici.

 

Pur non essendo caratteristiche peculiari possiamo indicare il tono epigrammatico, l’interrogazione continua e qualcosa di ancora più raro: il saluto al canone, una gratitudine dove non esiste volontà competitiva ma inesorabile vocazione letteraria, un essere scrittore perché non resta altra possibilità.

Cuba – El Contado Santa Clara

 

Le dediche nelle poesie riservate ad autori cubani di generazioni precedenti, così come l’attività – moltissime recensioni e articoli – che caratterizza Félix Luis Viera, dimostrano senza possibilità di errore che la sua attività non tende a escludere ma a coinvolgere in maniera fraterna. Manuel Díaz Martínez, César López e Rafael Alcides – per esempio – ricevono chiare indicazioni nelle poesie che li comprendono, che ben oltre la gentilezza di una dedica l’autore è consapevole di essere debitore della loro poetica.

 

Sin ton ni son mostra la sua autonomia pur riconoscendosi nella tradizione, non scivolando in alcun tipo di sciocca arroganza, non profumando di alterigia giovanile o senile … Inoltre è un’antologia indipendente da un punto di vista politico, scritta da un cubano che vive in esilio e non fa concessioni al regime, portatore di una propria libera ideologia.

Félix Luis Viera è tra coloro che hanno solo un punto di partenza, per questo invito a leggere Sin ton ni son cominciando dal suo Brindis, un vero e proprio elogio della diversità. Una poesia che contiene l’essenza della sua poetica spezzata, quando a una ragazza dice che è stata la vita la bellissima, terribile responsabile di ogni evento, di ogni poesia.

E anche se non tutta l’acqua è di sorgente, la tenerezza – sempre decisiva – è la sua Leyenda, che appare seduta, da millenni, in una pietra alta, visibile da tutti gli angoli della Terra.


José Prats Sariol, narratore, saggista e critico letterario cubano-americano


 

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