Veneti in controluce, l’ultima opera di Ausilio Bertoli
Chi è Ausilio Bertoli
L’autore vive e lavora nel vicentino, dividendosi tra Grumolo delle Abbadesse, in provincia di Vicenza dove è nato, e Padova. E’ sociologo della comunicazione e della devianza, saggista e pubblicista.
Molto prolifico, oltre a questo romanzo ha pubblicato Il veggente di Bovo (1991), Amore per ipotesi (1994), Gente tagliata (1996), Giostra mentale (2001), Amore di banca, e-book (2003), I temi della comunicazione (2004), La sirena dell’immortalità (2008), L’amore altro. Un’odissea nel Kosovo (2009), Rosso Africa (2011) L’istinto primo (2014), Un mondo da buttare (2017).
Di cosa parla Veneti in controluce
E’ una raccolta di diciotto storie caratterizzate dall’interesse dell’autore per l’analisi psicologica. I protagonisti sono persone assolutamente normali, di tutti i ceti sociali, ritratti nel loro ambiente sociale e intellettuale. Donne e uomini che potremmo incontrare casualmente per strada oppure averli come mariti, mogli, colleghi, amici o familiari.
Cosa ne penso
L’ottantenne Giulio, un tempo cacciatore, seduto sulla solita seggiola di paglia, guarda un merlo scendere in picchiata sull’erba del brolo e ricorda le prodezze di caccia e di gioventù. Implorare la Madonna perché lo faccia camminare di nuovo senza bastoni, potrà servire?
Lo studente abbandonato dal padre che studia medicina, ma che non si rassegna alla morte della madre, la donna che lo ha amato e spronato fino all’ultimo.
Giuliana che non ha mai avuto voglia di lavorare, insegue sogni e uomini, ma soltanto alcuni passi di un racconto scritto da un tizio con cui non ha mai scambiato due parole, le fa provare un qualche sentimento… prima di ripiombare nella noia.
Ecco, sono queste tre storie narrate, anche se più ricorrenti sono quelle dedicate agli anziani, alla loro solitudine e impotenza di fronte alla società che cambia, come il loro corpo. Ma non è soltanto questo. Traspare una sorta di saggezza atavica, una forma di eleganza dello spirito che pervade tutti i personaggi.
Pensieri, sentimenti, desideri, pulsioni e stimoli, dunque, sono l’humus di Veneti in controluce.
Istantanee di vite, brevissimi episodi. Tuttavia, nonostante l’apparente semplicità dei testi, le relazioni di cui si occupa l’autore sono indagate nei loro angoli più intimi e rivelate in tutta la loro complessità.
E’ bravo Ausilio Bertoli a dipingere le atmosfera, accompagnando chi legge fino ai finali. Non ci sono morali pronti a chiudere i racconti, ma le storie si prestano ad essere interpretate attraverso il vissuto e la sensibilità di ognuno.
Andrea Zanzotto, poeta tra i più significativi della seconda metà del Novecento, Fernando Bandini, poeta, scrittore e
docente di stilistica e metrica presso l’Università di Padova e Goffredo Parise, scrittore, giornalista, sceneggiatore, saggista e poeta, sono le figure a cui l’autore fa riferimento, prendendo in prestito alcune loro citazioni. Grandi personaggi veneti, conterranei come le figure che popolano queste storie e che l’autore si sforza di trattare con il distacco del narratore.
Non sfuggono, invece, la partecipazione emotiva e l’amore per questa terra e la sua popolazione, sentimenti che impregnano le storie e che a volte sfociano nel bisogno insopprimibile di evidenziare il divario tra vecchio e nuovo, tra memoria e presente. Ecco allora che arrivano in soccorso ironia e critica, a sottolineare l’incongruità e la discordanza con una realtà non del tutto assimilata e condivisa.
E’ un Veneto in bilico tra ieri e oggi, quello ritratto da Bertoli, un affresco a tutto tondo di una terra e di una popolazione fiera, operosa e testarda, ma anche una raccolta dove ognuno di noi può trovare qualcosa che lo riguardi intimamente, perchè certi sentimenti e stati d’animo sono di tutti.