‘Lee Van Cleef’: intervista a Massimo Moscati

‘Lee Van Cleef’: intervista a Massimo Moscati


Lee Van Cleef

Il migliore dei cattivi

di Massimo Moscati

(Le piccole pagine, 2025)


Sulla settima arte sono stati scritti innumerevoli saggi e libri, non si contano i volumi dedicati ai vari generi cinematografici. Con la sua ultima fatica letteraria lo scrittore Massimo Moscati ci regala un’interessante biografia dedicata al leggendario attore Lee Van Cleef ( Somerville 1925 – Oxnard 1989).

Fra gli attori che vengono ricordati per le loro interpretazioni, Van Cleef è uno di quelli rimasto nella memoria collettiva con i suoi lineamenti affilati e gli occhi penetranti. Molti i ruoli in film western fra cui ricordiamo Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone. 


Massimo Moscati, milanese, scrittore, giornalista, membro SNCCI, direttore editoriale e docente.

 

Ha scritto numerosi libri sul cinema, fra i quali: La Piovra – Guida alla serie televisiva italiana che ha conquistato il mondo (Shatter), Giuliano Gemma, Angel Face (Falsopiano), Telly Savalas, Kojak il greco (96 Rue de-La-Fontaine Edizioni), Lee Van Cleef, il migliore dei cattivi (Le piccole pagine), L’altro Sergio-Vita e opere di Sergio Corbucci (Martin Eden), Firenze. Ciak si uccide (Shatter), Il grande libro di Agatha Christie (Mondadori/Electa).


Quando il cinema è diventato suo compagno di avventure?

“Molto presto, da bambino. A Milano vivevo a fianco di un cinema enorme di terza visione. Si chiamava Adriano (in seguito sarebbe diventato Teatro Uomo), e il padre di un mio compagno di scuola era il direttore (insieme ad altre due sale).

Massimo Moscati

In quel cinema vidi centinaia di film western, mitologici, avventurosi. I genitori erano tranquilli perché la maschera (come si diceva allora), che si chiamava Mario, incuteva vera paura circolando con la sua torcia che fendeva il buio per controllare che tutto fosse tranquillo.

Da adulto mi sono reso conto che sembrava il sosia di un caratterista del cinema hollywoodiano: Reggie Nalder. Era un attore austriaco naturalizzato americano, noto per il suo volto inquietante e spigoloso. Era apparso in film come L’uomo che sapeva troppo (1956) e Salem’s Lot (1979). In L’uccello dalle piume di cristallo Dario Argento lo utilizzò proprio per alcune riprese del killer in guanti neri, nelle scene in cui l’assassino è visto di spalle o in ombra, dando al personaggio un’aura più sinistra e ambigua”.

Com’è è nata l’idea di scrivere una biografia su Lee Van Cleef?

“È un periodo che mi sto concentrando sui miti della mia infanzia. Come a voler fare una resa dei conti con il mio immaginario. Tra questi miti anche Lee Van Cleef ha avuto un suo posto. Mi attirava poi, ma è una prassi che applico costantemente, il fatto che non sia mai stata scritta una biografia su di lui (come del resto è accaduto anche ai miei recenti saggi dedicati a Charles Bronson, Telly Savalas, Giuliano Gemma)”.

Quanto è stato complesso il lavoro di ricerca?

“Complesso, ma il digitale aiuta. Ho, per esempio, recuperato tre interviste (inedite da noi) che l’attore aveva rilasciato nel tempo negli Stati Uniti ad altrettanti critici e le ho tradotte e cucite dando loro una nuova vita”.

Tra i numerosi personaggi interpretati dall’attore statunitense, quale le piaciuto maggiormente?

“Non ho preferenze. Per me è un interprete da valutare nel complesso, con un periodo significativo che non dura più di dieci anni a cavallo fra gli anni ’60 e ’70. Di fatto ha sempre interpretato se stesso.

Nel libro mi dilungo sulla sua copiosa presenza cinematografica fatta di decine di partecipazioni, spesso anonime, per quanto la sua personalità esplodesse sullo schermo (non ha caso uno che aveva occhio come Sergio Leone lo notò in Mezzogiorno di fuoco)”.

Lei come riassumerebbe il cinema di Lee Van Cleef con tre colori?

“Non sono bravo in questi giochi, ma se proprio devo: grigio, grigio, grigio”.

Progetti per il futuro…

“È uscito in contemporanea un libro dedicato a Sergio Corbucci. Chiudo l’anno con un saggio sul mostro di Firenze al cinema, un altro su Belfagor e Il grande libro di Agatha Christie edito da Mondadori-Electa. Poi nel 2026… Beh, ne parleremo un’altra volta!”


Intervista a cura di Fausto Bailo, promotore culturale.


 

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