‘I cattivi poeti’ di Edoardo Piazza

‘I cattivi poeti’ di Edoardo Piazza


I cattivi poeti
di Edoardo Piazza
(Les Flaneurs Edizioni)


Chi è l’autore

Edoardo Piazza (Roma, 1986), ha studiato Scienze Politiche e fondato un’associazione culturale. Ha pubblicato la raccolta poetica Container! (Ensemble Edizioni), partecipato all’antologia Congiunti e all’Agenda poetica 2022. Secondo classificato al Premio Zeno 2020 sezione poesia.

Nel 2020 ha pubblicato il romanzo Il Capodanno di Umberto Rose (Apollo Edizioni) e nel 2023 la silloge Il fosso (Transeuropa). Si occupa di correzione bozze, ghostwriting e revisione testi. Organizza raduni poetici con letture collettive e dibattiti sulla poesia contemporanea.

Di cosa parla il libro

Katia è una bambina con spiccate doti di osservazione, che ama scrivere poesie (e vince premi). Crescendo trova il suo vero amore non nel ragazzo di cui si era infatuata, ma in sua sorella, Valentina, con cui condivide la passione per la politica e per le terroriste.

 

Edoardo Piazza

Al liceo, Valentina entra nella colonna romana delle Nuove BR ed è costretta alla clandestinità. Katia la raggiunge nel casale in Maremma in cui si nasconde, e si ritrova in un blitz delle forze dell’ordine.Riescono a fuggire e decidono di formare una loro banda artistica: I cattivi poeti. Fin dove saranno disposte a spingersi per difendere i loro sogni? Un romanzo irriverente, che si muove al confine tra utopia e ucronia, per inseguire le radici dell’idealismo militante.

Cosa ne penso

Edoardo Piazza ha trovato in I cattivi poeti una sua cifra stilistica, adeguata alla storia raccontata. La lettura risulta gradevole e scorrevole sia per la bella scrittura che utilizza un registro colloquiale e informale, sia per le avvincenti vicende delle protagoniste che coprono un arco di tempo che va dalla loro infanzia alla maturità e si intrecciano con altre storie e con la Storia a cavallo dei due secoli.

C’è la passione per la poesia e per l’arte nelle sue varie declinazioni, per la città di Roma, l’amore fra due ragazze, il rapporto difficile con i genitori, la contestazione e l’impegno politico al tempo delle Nuove Brigate Rosse e molto altro. Dietro alle storie personali emerge ben caratterizzato sia il periodo storico che i luoghi vividamente descritti dallo scrittore, che si esprime anche in brani di prosa poetica di intenso lirismo.

Fra i luoghi in cui si svolgono le vicende c’è anche la Maremma. Qual è il suo rapporto con questa terra?

La Maremma è un territorio che frequento da quasi quarant’anni, ovvero da quando sono nato. La conosco per il mare, certo, del quale ho ricordi adolescenziali e la conosco per i borghi e le colline, paesaggi che bazzico più di recente, nei quali ho ambientato la seconda parte del romanzo. È una terra di libertà, sicuramente. Perlomeno a me fa questo effetto. Quando me ne vado in mezzo ai suoi boschi o nei territori dove non c’è presenza umana, sento sempre un’estrema vicinanza a me stesso. Vivo la Maremma in modo contemplativo.

Un elemento importante nel romanzo è l’arte. Quanto conta e quanto dovrebbe contare nel panorama culturale contemporaneo?

L’arte dovrebbe contare sempre di più, indipendentemente da quanto conta in un preciso momento. È la capacità umana di trasformare le cose, di esprimere il proprio io originale, di creare ‒ ovvero una delle condizioni migliori in cui l’individuo possa trovarsi. Spesso per quello che faccio vengo definito scrittore o poeta, ma è artista il termine che sento più vicino. L’accezione che ho di questo termine è universale, sei connesso col mondo e con gli altri artisti che si esprimono nel tuo stesso campo e negli altri. Io mi esprimo attraverso la scrittura.


Recensione e intervista a cura di Luciana Raggi, poetessa.


 

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