“Joseph”, il nuovo romanzo di Roberto Sarra

“Joseph”, il nuovo romanzo di Roberto Sarra


Joseph

di Roberto Sarra

(Pegasus Edition, 2022)


Chi è Roberto Sarra

Scrittore, editore e critico letterario, Presidente dell’Associazione Culturale Pegasus di Cattolica, si è laureato presso l’Università di Urbino dove ha tenuto insegnamenti di Management delle risorse umane.

Nel 2010 vince il celebre Premio Molinello. In qualità di operatore culturale, organizza numerosi concorsi letterari in Italia e all’estero, quali Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica, Premio Internazionale Montefiore, Switzerland Literary Prize in Svizzera, World Literary Prize a Parigi, Premio Milano International e Golden Selection nella Repubblica di San Marino.

Gestisce importanti rassegne letterarie quali il Worldbook nella Città di Paradiso in Svizzera, il Meetbook a Milano, Libri sotto l’albero a Roma ed è Presidente del marchio editoriale Pegasus Edition.

Ha operato numerose consulenze in campo letterario con operatori di settore e marchi editoriali.
Tra le sue opere: Semplicemente Donne (2008), Sguardi d’innocenza (2010, 3 edizioni), Un angelo a metà (2012, 4 edizioni).

Di cosa parla Joseph

Siamo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale e in Lebensborn(Progetto Sorgente di Vita) della Norvegia, da padre tedesco e madre norvegese, nasce Joseph, il protagonista di questa storia.

 

Ma cosa è un Lebensborn? Semplicemente uno dei diversi programmi avviati dal Heinrich Himmler per realizzare le teorie eugenetiche del Terzo Reich sulla razza ariana. E come disse lo stesso gerarca: “Al di là dei limiti imposti dalle leggi, dai costumi e dalle opinioni borghesi, forse necessari, oggi per le donne e le ragazze di puro sangue tedesco diventerà una nobile missione il chiedere ai soldati in partenza per il fronte, siano esse sposate o no, di renderle madri.”

 

E’ evidente che lo scopo del progetto era quello di incrementare le nascite di super-bambini, non solo in Germania, ma anche nei Paesi occupati, garantendo alle madri, anche sposate ma necessariamente di razza pura ariana, un’assistenza protetta.
Anche se il più delle volte separati subito dopo la nascita dalle loro madri, per Joseph e tanti altri come lui, era stata immaginata una vita serena e positiva proprio come evocava il nome del progetto, che tradotto in italiano significa Sorgente di vita, ma non fu assolutamente così. Quando finalmente il nazismo fallì, per questi bambini iniziò un percorso di dolore, soprusi, sevizie, solitudine, angoscia e smarrimento.

 

Joseph, nonostante le violenze fisiche e psicologiche subite, la perdita della madre e una strada tutta in salita, riuscirà però a non perdere mai la voglia di cambiare le cose e nemmeno la determinazione a costruirsi un futuro migliore.

Cosa ne penso

E’ una storia criminale e straziane quella che ha ispirato questo romanzo. Perché nazismo non è solo campi di concentramento, e Dio ci perdoni tutti, ma anche pagine meno conosciute del regime. Lati che possono apparire meno violenti, ma che in realtà non fanno altro che confermare quanto buio e inumano sia stato quel periodo storico.

Ed ecco allora che Roberto Sarra, con coraggio, prende le redini di una vicenda aberrante piegandola alla narrazione e dimostrando che purtroppo le guerre possono continuare anche senza fucili.

Dopo la sconfitta della Germania, i figli del Lebensborn , furono considerati geneticamente pericolosi ed in grado di riorganizzare il fascismo in Norvegia. Bambini senza colpe, se non quella di essere nati, dovettero subire ogni tipo di maltrattamento, di fronte ad un Paese ostile, e nel migliore dei casi, indifferente alla loro sorte. Imbarazzo, vergogna, senso di colpa e condanna sociale, erano questi i sentimenti che la popolazione locale provava verso di loro che, spesso, non erano nemmeno a conoscenza delle loro origini.

 

Joseph, il protagonista del romanzo, invece, ricorda e sa tutto. Ad iniziare dal momento in cui hanno portato via sua madre. Sa che quella sarà l’ultima immagine di lei che disperata cerca di sfuggire alla cattura. Non immagina che la stiano internando, pur sanissima di mente, in un Centro di igiene mentale, ma sente che ovunque la porteranno, di là non tornerà più.

Ricorda bene anche quando, in una specie di riformatorio, è stato rieducato e ricondizionato con le cinghiate, ricorda le umiliazioni e le ferite infettate, i calci e i pugni.

Lebensbornheim, Säuglingszimmer

E ricorda anche gli amici, reietti come lui, ma che non hanno avuto paura di aiutarlo, e quelli, come il suo amico tutto pelle e ossa Lukas, che non ha retto a tanta ferocia.

E fra gli amici, non ha mai dimenticato Hellen, la bambina che lo accompagnerà per tutta la vita e che lo farà sentire prima un bambino, e poi una persona normale.

Roberto Sarra è riuscito, con delicatezza e una predisposizione di fondo alla comprensione delle miserie umane, ad elevare i protagonisti oltre l’orrore. Quando si racconta drammi di questo tipo è facile cadere nel banale, invece l’autore è riuscito a confezionare un romanzo che trasmette verità, originale anche per la vicenda trattata, e di particolare intensità.

 

Lo stile è perfetto, scevro da qualsiasi orpello letterario, spontaneo.

Da apprezzare l’energia positiva che pervade tutto il romanzo, dove anche le situazioni più disperate riescono a far intravedere una via d’uscita e la speranza in un futuro migliore non viene mai meno. Il dolore lentamente si spegne lasciando posto alla gioia per la vita.

Per tutti questi motivi, è difficile rimanere indifferenti di fronte a questa storia che ritengo sia doveroso leggere. Non solo per onorare le esistenze di chi ha sofferto a causa della crudeltà umana, ma anche per confrontarsi con le cicatrici di un passato che non deve ripetersi.


 

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