Alessandro De Roma ci parla del suo nuovo romanzo

Alessandro De Roma ci parla del suo nuovo romanzo


Alessandro De Roma è nato in Sardegna nel 1970 e insegna Storia e filosofia nei licei.

 

Il suo esordio nel mondo della letteratura avviene nel 2007 con il romanzo: Vita e morte di Ludovico Lauter edito Il Maestrale (Premio Dessí; Premio Vigevano Opera Prima; Finalista Premio Viareggio Opera Prima), cui sono seguiti La fine dei giorni (Il Maestrale 2008), Il primo passo nel bosco (Il Maestrale 2010), Quando tutto tace (Bompiani 2011) e La mia maledizione (Einaudi 2014).

 

Vita e morte di Ludovico Lauter, La fine dei giorni e La mia Maledizione sono stati tradotti in Francia per Gallimard.

 

Il suo nuovo romanzo, Nessuno resta solo è uscito il 13 Aprile 2021 per la casa editrice Einaudi.


  • Ringraziamo Bailo Fausto e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) per aver reso possibile questa intervista esclusiva all’autore.

Alessandro, ci parli di lei e di come è nato il suo incontro con la letteratura…

“Ho sempre amato la lettura e mi sono cimentato nella scrittura già da piccolissimo. Ma verso i diciotto anni ho scritto un vero e proprio romanzo. Poi mi ci sono voluti quasi altri due decenni di tentativi e di pratica nella scrittura perché mi ritenessi abbastanza soddisfatto da tentare la strada della pubblicazione, spedendo il primo manoscritto a una casa editrice”.

Alessandro De Roma

Quali sono stati i suoi scrittori di riferimento?

“Quando ero bambino leggevo semplicemente quel che trovavo in casa, non avevo la possibilità di scegliere. Leggevo tutto: da Alice nel paese delle meraviglie fino a Diabolik e ai gialli Mondadori; e poi Grazia Deledda, il libro Cuore, I ragazzi della via Pal, Tolstoj, senza alcun criterio.

 

Poi negli anni dell’adolescenza ho potuto iniziare a scegliere e a comprare i miei libri e mi sono appassionato a Elsa Morante, a Garcia Marquez, a E.M. Forster e a tanti altri. Per me sono fondamentali anche i romanzi di Mann. Ma ancora adesso leggo davvero di tutto da Anna Maria Ortese a Sebastiano Vassalli, da Salvatore Satta a Joyce Carol Oates, a Carrere. Ho un gusto molto eclettico”.

Come è avvenuto il suo incontro con Einaudi Editore?

“Il mio primo romanzo Vita e morte di Ludovico Lauter pubblicato nel 2007 per Il Maestrale ebbe un buon successo e vinse alcuni premi. Fu anche recensito molto bene.

 

Nacque già allora un interesse dell’Einaudi nei miei confronti, ma avevo già altri impegni editoriali in corso e insomma, c’è voluto un po’ di tempo perché arrivassi a loro, ma è sempre stata una delle mie case editrici di riferimento. Tra i miei preferiti ci sono Calvino, Primo Levi, Natalia Ginzburg. È il mondo dell’Einaudi appunto”.

Qual è stata la scintilla che ha portato a scrivere Nessuno resta solo?

“Ho pensato che l’omosessualità è un tema fintamente accettato nella nostra società. Lo è fintanto che non si affrontano problemi seri: il dolore per un lutto personale, per esempio. Lì certamente si considera che la discrezione debba prevalere sul dolore, che un omosessuale deve vivere nel silenzio e nella solitudine la tragedia che sta affrontando, se tutta la sua vita intima resta un segreto o semplicemente un argomento di cui non è bene parlare in famiglia o nell’ambiente di lavoro. L’uguaglianza dei diritti è spesso puramente teorica”.

Quali sono state le sue fonti di ispirazione?

“Quando capita che muoia un attore o un cantante omosessuale, gli affetti che restano vengono spesso messi da parte come se il loro dolore non avesse il diritto di esprimersi. L’ho visto succedere varie volte in Italia, anche con personaggi molto famosi. Trovo che sia inaccettabile. Almeno nella sofferenza siamo tutti uguali. E anzi soprattutto nella sofferenza per la mancanza delle persone che amiamo. Quando muore un eterosessuale lascia una moglie e dei figli, quando muore un omosessuale sembra che non lasci nessuno. Ma non è certo così, è solo che si preferisce non parlarne e fingere che sia vissuto in un deserto di sentimenti”.

Quale colore può riassumere meglio le personalità dei protagonisti Guido e Tonio?

“Potrei pensare al blu, perché è un libro molto malinconico, ma in realtà spesso i due personaggi principali si ritrovano immersi nei boschi e nella campagna. Penserei al verde”.

Progetti per il futuro?

“Ho scritto un lungo romanzo di formazione e di avventure che non vedo l’ora sia pubblicato. Spero non passino troppi anni. È probabilmente il migliore che ho scritto finora o almeno lo spero”.


 

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