Zoe Rondini, una donna coraggiosa

Zoe Rondini, una donna coraggiosa

Zoe Rondini è lo pseudonimo dell’autrice, una giovane donna molto coraggiosa che, fin dalla nascita, convive con un grave problema fisico al sistema nervoso centrale dovuto al fatto che nei primi cinque minuti della sua vita non ha respirato.

Ciò non le ha impedito però di vivere una vita (quasi) normale oltre che di laurearsi in Scienze dell’Educazione e della Formazione e in Editoria e Scrittura (giornalismo).Ha pubblicato molti articoli sui problemi e diritti dei disabili e con il romanzo Nata Viva ha vinto premi e menzioni d’onore in vari concorsi letterari.

zoe rondiniZoe Rondini è uno pseudonimo. Perché questa scelta?

Ho scelto di cambiare tutti i nomi del libro, anche il mio, per essere più libera di raccontare la verità dal mio punto di vista su vicende anche “scomode” che mi hanno fatta soffrire e riguardano la famiglia, i parenti, gli insegnanti, i medici, i fisioterapisti ed altre persone. Una questione di correttezza.

Sicuramente tu non incarni l’immagine della ragazza disabile (nella foto a sx). Il tuo è un aspetto costruito, il risultato di molto impegno o semplicemente il tuo modo di porti?

Mi ritengo una ragazza disabile come tante… comunque grazie a tanta fisioterapia e logopedia sono migliorata ed è migliorato il mio modo di pormi. Se esco curo trucco e capelli… ma tutto con naturalezza, per cui la mia immagine non è artefatta, ma semplicemente il mio modo di essere.

Tu vivi da sola in una bella casa romana, guidi l’auto, hai un Blog, una laurea di cinque anni, hai avuto esperienze amorose, anche se attualmente sei single, e scrivi. Secondo te i pregiudizi sui disabili sono veramente soltanto gli altri ad averli oppure a volte sono anche loro a crearseli?

A mio avviso in Italia i pregiudizi legati ai disabili e ai vari aspetti della loro vita sono ancora tanti. C’è l’assistenzialismo e il pietismo: poverino il disabile non può amare, lavorare, uscire da solo e come gli altri, divertirsi, avere storie sentimentali. Perché anche loro “pretendono” queste cose?
E’ chiaro che così le persone si sentono discriminate e ghettizzate, vittime di un sistema che non le aiuta e valorizza abbastanza (basti pensare che per un posto di lavoro valgono più i tirocini dei vari titoli di studio) e questo genera rabbia, frustrazione, senso di inadeguatezza.
Tu capisci che, con queste premesse, si fa presto a passare all’autocommiserazione e al vittimismo, anche se non dovuto e giustificato.

So che stai lavorando anche su questo aspetto…

Sì infatti. Per il mio prossimo libro ho intervistato molti disabili e persone normodotate che conoscono bene il mondo della disabilità. E’ stato interessante vedere come i disabili affrontano i loro limiti e le sfide imposte dalla loro condizione, come desiderano una loro “normalità” ed emancipazione.
Ho notato che sono più le donne a ricercare una propria intima indipendenza mentre gli uomini, non tutti s’intende, tendono più a rimanere bambini attaccati alle coccole della mamma e ricercano lo stesso trattamento nella loro donna (e questo in parte mi ha fatto perdere la fiducia in una vita di coppia piena ed appagante).
Comunque, nonostante le difficoltà, è stato entusiasmante aiutare i disabili a parlare di sé, della loro situazione, di come cambierebbero le cose, dei loro sogni ed aspettative.

Pensi che la condizione dei disabili negli ultimi anni sia migliorata in Italia?disbilità

Ci sono molte leggi, anche troppe, ma secondo me siamo ancora lontani da un sistema in grado di garantire una vita “dignitosa” ed autonoma alle persone disabili. Questa conquista riguarda purtroppo poche persone, ed è dovuta il più delle volte ad uno sforzo personale a al sostegno della famiglia. Le realtà dei disabili che vivono in case-famiglia e istituti è ancora significativa: si stima che queste strutture abbiano circa 300.000 “ospiti”. In queste strutture spesso non si fanno abbastanza percorsi individualizzati, non si promuove abbastanza l’autonomia e spesso si tende a far vivere insieme persone con esigenze diverse: ad esempio handicap cognitivo con chi ha solo un handicap motorio. Personalmente li ritengo dei parcheggi, dove si fanno vari laboratori manuali, si mangia, si dorme, si prega. Certo, meglio che vivere abbandonati a se stessi, ma nella vita di chi non ha un deficit cognitivo ha il diritto di avere di più.
Una valida alternativa sarebbe promuovere l’autonomia e la coabitazione delle persone con disabilità. Ma pochi attuano percorsi di questo tipo. Conosco solo l’Associazione Oltre lo Sguardo Onlus che si batte per questo! Per lo Stato è più facile aprire altre strutture e far lavorare le cooperative!

Quando ero piccola tutti mi dicevano che ero uguale agli altri bambini, poi crescendo mi è venuto qualche dubbio… Inizia così Nata viva il tuo romanzo d’esordio in gran parte autobiografico, fra l’altro simpatico ed ironico. Cosa o chi ti ha spinto a scriverlo?

Ho cominciato a scrivere i miei ricordi a 13 anni, a causa di un lutto famigliare improvviso, inaspettato e doloroso. Fin dall’inizio volevo narrarmi agli altri, volevo scrivere un’autobiografia non un diario giornaliero. Ho interrotto la scrittura due volte, per correggere e ampliare anche con l’aiuto di esperti. Come dici tu lo stile è volutamente ironico ed autoironico, rapsodico, alterno capitoli seri a tematiche più leggere. Questo lo rendono un libro avvincente, da leggere tutto di un fiato per scoprire presto l’epilogo delle vicende di Zoe.
Dopo varie stesure e correzioni,finalmente l’ho concluso e fatto pubblicare. Il sogno si è avverato: il libro ora è per i lettori!

Qual è il target di persone al quale si rivolge Nata viva?nata viva

Dopo aver riscosso successo tra adulti, genitori di persone disabili, professori ed appassionati di romanzi autobiografici, l’ho presentato alle scuole medie e superiori perché tocca anche le tematiche dell’infanzia e dell’adolescenza, oltre che alla Facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione alla Sapienza di Roma. Ho riscontrato molto interesse da parte dei ragazzi per cui presto coinvolgerà altri istituti scolastici.
Direi quindi che il target è piuttosto eterogeneo e ammetto che il riscontro di un pubblico così diverso non può non farmi piacere.

Ed in particolare, cosa possono ricavare da queste pagine i lettori con disabilità?

Tanti mi hanno scritto che anche loro hanno combattuto le mie stesse battaglie, hanno o volevano la mia tenacia. Anche mamme di bimbi disabili si stanno interessando al libro, per capire meglio come affrontare la crescita dei figli senza far mancare loro i sostegni necessari.

zoe rondini scrittriceQuali sono i ricordi principali legati all’infanzia e adolescenza di Zoe Rondini?

Racconto i ricordi belli e divertenti legati a Rickie, il secondo marito di mia madre, scomparso prematuramente ad agosto 1994, i tanti insegnamenti dei miei nonni . Nell’allegato della seconda edizione di Nata Viva c’è il racconto “L’ultimo acquarello” che approfondisce proprio la figura di mio nonno Adriano: Un altro ricordo riguarda poi il rapporto un po’ conflittuale con mia madre, anche se poi era lei che giocava con me e mi raccontava barzellette e storie di pirati prima di darmi la buona notte. I bei viaggi, le vacanze e i conflitti con i fisioterapisti ed il personale scolastico…

Come è cambiato nel tempo il rapporto con il tuo corpo e la tua femminilità?

Anche se ho una disabilità, per fortuna non ho avuto molti complessi. In generale mi piaccio, a volte un po’ di più altre un po’ meno, ma è normale. Mi piaceva molto anche essere apprezzata dal mio uomo… purtroppo adesso sono single: dopo l’ultima storia finita più male di quanto ho dato a vedere, ho smesso di cercare!

In una recentissima intervista rilasciata al Venerdì di Repubblica hai parlato anche delle Venerdì di repubblicadonne importanti della tua vita, soprattutto mamma e nonna. Cosa hanno significato per te?

È vero, mi hanno trasmesso tanto, abbiamo condiviso tante battaglie, viaggi, vacanze, ore di attesa da innumerevoli medici. È stato un successo l’articolo di Repubblica, la mia famiglia, il mio migliore amico, gli amici sono fieri di me e spero che lo siano anche i miei nonni e Ricky… da lassù. Un’altra donna importante della mia vita è stata mia sorella. Quando ho scritto il libro i 9 anni di differenza si sentivano molto e forse il leggerlo è stato un modo per capirmi meglio. Adesso che siamo entrambe adulte condividiamo interessi, viaggi, cinema, musei, amicizie in comune e, perché no, anche buon cibo. Mi sono pentita di aver parlato poco di lei, ma nel secondo libro le sto dando il giusto risalto.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Scriverai ancora?

Ora vorrei pubblicizzare il romanzo Nata viva, edito dalla Società Editrice Dante Alighieri e l’omonimo cortometraggio della regista Lucia Pappalardo realizzato grazie al supporto dell’Associazione Nazionale Filmaker Videomaker Italiani.
Come ti ho già detto, sto anche ultimando il secondo libro, un saggio su disabilità e temi di tutti i giorni: famiglia, lavoro, scuola ed università, amore e sessualità, arte, hobby. Anche questo progetto è condiviso con Matteo Frasca, amico oltre che consulente letterario.

Dove possiamo trovare te e il tuo libro (link, blog etc)?

Il libro è in vendita sul sito della Società editrice Dante Alighieri

e su You Tube  (sotto la Cover) si trova il Cortometraggio

zoe-rondini-7-nata-viva-video-1-cover

Vuoi lasciare una frase, una citazione, un pensiero, una riflessione per i lettori di Letteratura e dintorni?

L’incipit l’hai citato giustamente tu. Per non ripetermi mi piace anche l’ultima frase:
Eppure la vita riserva inaspettate sorprese alle persone che nonostante tutto… nascono vive!

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3 Comments

  1. Annalisa Rodeghiero 21 January 2016
    Rispondi

    Leggendo questa intervista particolarmente interessante di Dianora Tinti a Zoe Rondini, rimango immediatamente colpita dalla prima frase” donna molto coraggiosa che, fin dalla nascita, convive con un grave problema fisico al sistema nervoso centrale dovuto al fatto che nei primi cinque minuti della sua vita non ha respirato”.
    Cinque (pochissimi…) determinanti minuti che avrebbero potuto che avrebbero potuto rovinare irreversibilmente la vita di quella bambina se Zoe si fosse arresa. E invece, grazie al suo temperamento diventa maestra di vita per noi che la leggiamo.
    Esempio di grande forza e fiera determinazione. Zoe non ha tempo da perdere in paure e vittimismo. Quel tempo le serve per crearsi una realtà di felicità e soddisfazione.
    Potesse questo livello superiore di coscienza e vita creativa diventare caratteristica di ogni uomo.
    Grazie Zoe per essere stata per me, spunto di riflessione sulla forza dell’esistenza.
    A Dianora Tinti i dovuti complimenti.

    Annalisa Rodeghiero

    • Dianora Tinti 22 January 2016
      Rispondi

      Cara Annalisa, mi fanno davvero piacere le tue parole. Quando intervisto cerco sempre di far emergere la parte più intima degli autori e, in questo caso, ci tenevo in maniera particolare. Grazie per l’attenzione che dedichi a questo blog e continua a seguirci…

  2. Zoe 22 January 2016
    Rispondi

    Grazie Annalisa, il merito non va a me ma a mia madre e mia nonna che non si sono arrese al parere dei medici e con tanta fisioterapia mi hanno, prima di tutto, fatto camminare e poi mi hanno aiutata ad avere una vita normale!
    Spero che leggerai il libro!
    Grazie a te e Dianora per le belle parole!
    Un abbraccio!

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