“Io ti vedo”: il dolore di lasciare la propria terra

“Io ti vedo”: il dolore di lasciare la propria terra

Chi è Sara Wood

“Un cervello in fuga”: l’autrice si definisce così. Da circa 10 anni, come tanti altri giovani, ha infatti lasciato l’Italia e si è trasferita all’estero dove svolge la sua professione di ingegnere.

 
“Qui mi sentivo in gabbia e quello che facevo era lontano anni luce dalle mie potenzialità. Nessuno mi ha dato fiducia, nonostante la mia grinta e determinazione. Sicuramente in Italia non avrei potuto fare la carriera che ho fatto, anche se il prezzo è stato altissimo: rinunciare alla mia identità .”

 
Ammette che abbandonare i propri affetti e amicizie, la propria casa, città e nazione non è stato assolutamente facile. “La prima volta un vero e proprio trauma poi, come per tutte le cose, ci si fa l’abitudine. Non ci sono alternative…”
Sara Wood ha abitato in Danimarca, Medio Oriente e Stati Uniti. Attualmente vive in Inghilterra, ma chissà…

Di cosa parla Io ti vedoleone

La protagonista è Laura, una giovane donna ingegnere, che non senza dolore decide di lasciare l’Italia e andare a lavorare (e quindi a vivere) a Doha, in Qatar.

La sua breve ma intensa relazione con Nicholas, che nel frattempo si trasferisce a Hong Kong, si chiude. Il ragazzo però, nonostante un carattere all’apparenza superficiale (forse per reazione a un’infanzia difficile tende a non farsi scalfire da nulla), si sente in colpa per il modo con il quale la storia si è interrotta.

Complice il diario di lei che gli fornisce particolari e notizie sulla sua vita, tenta così di ritrovarla, sempre più consapevole di quanto difficoltosa e complicata sia l’esistenza di una donna in carriera in terre straniere.

Cosa ne penso

 

“Hai affrontato la scuola e poi l’università come una missione. Con diligenza, rigore e passione… hai preso ogni compito in classe e ogni esame, anche il più stupido, come un incarico da portare a termine alla perfezione… Se avessi saputo a quei tempi quale sarebbe stato il frutto di tutto il tuo impegno, come avresti reagito? Avresti abbandonato ogni cosa? Saresti andato all’estero prima?… Il cieco credere che esistesse una giustizia, un sistema basato sulla meritocrazia… Avresti dovuto rendertene conto già dai tempi dell’università… avresti dovuto dare più peso ai segnali. Ai professori baroni, qualcuno nemmeno capace di insegnare la propria materia. Agli assistenti… pulci e sanguisughe… ai voti dati a caso e alle lauree regalate. Alle difficoltà incontrate con la tesi perché il tuo relatore, intascata la quota spettante per ogni tesista, la spendeva per i suoi progetti privati anziché occuparsi di te.” (tratto da Io ti vedo)

Ogni anno più di 100.000 italiani decidono di lasciare il nostro Paese per andare a vivere all’estero. Quasi il 37% ha tra i 18 e i 34 anni: tutti giovani di talento o alta specializzazione professionale che cercano di realizzare i propri sogni fuori dall’Italia, stanchi di lottare contro un sistema che per loro non ha posto e nessun interesse a premiarne i migliori.
Ecco, è questa la premessa indispensabile per introdurre la storia di cui parla il libro. Una vicenda vera, anche se ovviamente romanzata dall’autrice che comunque non fa mistero di quanto, in queste pagine, le appartenga. Intimamente.

Sara WoodPerché ogni scelta, ha un prezzo. Anche quella, soprattutto quella, di lasciare il proprio Paese per cercare una vita migliore.

 

I giovani di oggi non sono poi tanto diversi da quelli che tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento invasero l‘America e in seguito l’Australia.

 

Certo sono cambiati i tempi e il fatto che gli emigranti di prima generazione erano persone senza cultura (più del 90% era analfabeta), ma nell’intimo le motivazioni e i sentimenti provati sono rimasti gli stessi. E leggendo questa storia li possiamo ritrovare tutti.

Nonostante gli smartphone, i tablet, internet e la globalizzazione, gli smarrimenti di chi abbandona la famiglia e le proprie radici, sono infatti uguali ad allora. Il senso di perdita, di lacerazione, di abbandono, di rassegnazione, così come quel senso strisciante che ti porta a sentirti uno straniero ovunque. Ed ecco allora che spunta il bisogno di appartenenza che nel tempo crea quartieri di connazionali, incistati nelle città di arrivo.

Sara Wood è stata brava a rendere questi stati d’animo, aiutata anche dal fatto che molti li ha vissuti in prima persona, Io ti vedoma altrettanto a non appesantire troppo la vicenda che risulta sempre godibile. La storia tra Laura e Nicholas rappresenta poi la pennellata umana che non è mai di troppo, oltre ad essere un ottimo escamotage per narrare e scoprire la vicenda, soprattutto interiore, di Laura.

 
Interessanti anche i risvolti umani e sociali che emergono: le difficoltà di affrontare una diversa cultura e quelle che le donne incontrano nel mondo del lavoro, le ingiustizie, la corruzione, la legge del più forte. Insomma, tanti gli spunti che si possono trovare fra queste pagine godibili e ben scritte.

Ma ciò che emerge preponderantemente da questa lettura è il senso di profonda solitudine e rimpianto. L’assenza è la vera protagonista: la mancanza degli odori, dei profumi, dei sapori, delle voci, dei suoni, dei colori e dell’idioma di casa, e la nostalgia aleggia come un abbraccio e una carezza mancate…

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