“Delirium 2049” viaggio nel futuro di Fabio Panebianco

“Delirium 2049” viaggio nel futuro di Fabio Panebianco

Fabio Panebianco

Fabio Panebianco, scrittore e poeta, esordisce nel non lontano 2008 con La ballata delle anime nere, prosegue poi con Il suono dei tristi pentiti (2010), La profezia del platinum tribus (2012), Disegno di sangue sopra le torri (2014), Predatori (2016) per giungere a Delirium 2049 (2019).

 

La sua penna ricorda quella del padre del genere fantascientifico Isaac Asimov ed è grazie a persone come lui che Il fuoco della cultura arde costantemente sopra la Zizzola…

 

Ancora una volta grazie a Fausto Bailo e alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che hanno reso possibile questa intervista.

Quali sono stati i suoi libri preferiti durante l’adolescenza?

Iliade, Odissea, Divina Commedia, Il conte di Montecristo, I cavalieri della tavola rotonda, Il santo graal“.

Per creare l’ambientazione ha tratto ispirazione dal libro scritto da George Orwell: 1984?

“No”.

Come è nato il personaggio del romanzo Fabio Panebianco?

“È nato per scherzo, nei miei racconti io entro in un mondo parallelo ed, essendo talmente immedesimato all’interno della trama, non riesco a delegare le azioni ad un altro personaggio all’infuori di me”.

A cosa servono gli World Eyes che vengono citati del romanzo?

I world eyes servono per ricreare una realtà desiderata: per le nuove generazioni non conta qual è il confine tra realtà ed illusione, a loro importa solo che l’apparenza stimoli piaceri immediati“.

 

Ha scritto altri libri in precedenza?

“Si, ho scritto altri 5 libri: tutti hanno una storia differente e riportano le avventure di Fabio Panebianco“.

 

Quale musica potrebbe accompagnare la lettura del suo romanzo?

“La musica migliore che potrebbe accompagnare il romanzo Delirium 2049 è un genere pop/rock: essendo ambientata nel futuro vedrei bene uno stile tipo depeche mode. In aggiunta anche alla trama pessimistica, starebbe bene in più l’ultimo album dei Litfiba, dal nome Eutopia, rientrando in un rock sanguigno di protesta”.

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