“Antichi miti” esordio di Christian Bonora

“Antichi miti” esordio di Christian Bonora


Antichi miti

di Christian Bonora

(Helios Edizioni)


Christian Bonora è uno scrittore esordiente che si è affacciato alle librerie con Antichi Miti un fantasy mitologico, ambientato nell’antica Grecia. Cercheremo di conoscerlo meglio e di capire cosa si cela dietro questo suo romanzo.

Tu sei un ingegnere, ambito che non lascia molto spazio alla creatività e alla fantasia: quando e come è nato l’interesse per la scrittura?

Beh, una domanda interessante, spesso ne ricevo di uguali quando rivelo la mia passione per la scrittura. Possiamo dire che l’interesse per la scrittura e il fantasy ha origini più antiche della scelta dell’università e poi del lavoro.

 

Ero molto piccolo, forse 7 o 8 anni quando per la prima volta, da un parente lessi un libro di un’enciclopedia per bambini che trattava argomenti mitologici, il volume era incentrato su Sigfrido e la storia dell’Edda. Mi colpì nell’immaginazione, se poi contiamo che sin dalle elementari avevo una passione per i castelli e il medioevo, il gioco era fatto. In seguito iniziai a leggere tutta la mitologia: greca, romana, norrena, slava, ed altre. Infine giunse il Fantasy e come un fulmine mi rapì.

 

La creatività l’ho sempre avuta, anche perché francamente parlando, sfatiamo un mito: gli ingegneri sono le persone più creative che ci possano essere, forse anche più degli artisti stessi. Pensate a chi costruisce ponti, razzi per lo spazio, le piramidi, la torre Eiffel, se non sei creativo le soluzioni ai problemi realizzativi non le trovi.

 

Facile essere creativi senza vincoli, provate a farlo con le leggi della scienza contro.

Che rapporto hai con l’ispirazione, questa mitica chimera croce e delizia di ogni scrittore: aspetti che arrivi e ti travolga all’improvviso o ti imponi di scrivere quotidianamente un tot di battute, parole o pagine?

Allora, conoscendomi bene, direi che dovrei scrivere tutti i giorni, ritagliandomi anche un pezzettino di ora, ma purtroppo non è così. Le idee mi vengono guardando un film, leggendo un libro, osservando delle immagini, e da quel momento parte la costruzione dell’idea per il romanzo, che spesso è rapida e fulminea. Mi ci dedico in tutti i momenti liberi quasi come un’ossessione finché non l’ho portata a compimento. Poi si passa alla fase realizzativa vera e propria, la più dura, e là deve subentrare la quotidianità delle parole giornaliere imposte. Un po’ come una sorta di Dottor Jekyll e Mr. Hyde.

Scrivi solo al pc, magari usando qualche software particolare o ogni tanto usi ancora il vecchio metodo, penna e taccuino?

Normalmente adoro penna e taccuino, li ho sempre con me. Un taccuino per gli appunti volanti, un quaderno per la costruzione della storia e per riordinare bene tutto, il tutto con la mia fida stilografica. Questi sono gli unici compagni della fase creativa, in cui butto giù idee come non ci fosse un domani.

Per la parte più propriamente di scrittura finale uso un software specifico che mi aiuta a strutturare il romanzo e a tenere tutto ben in vista, infine si scrive al pc, con la musica bella alta in cuffia per concentrarmi e trovare l’ispirazione per i dettagli.

Tu sei appassionato di Giochi di Ruolo. Hanno in qualche modo influenzato la tua scrittura e, se sì, in che misura?

Eh sì, non potrebbe essere altrimenti. Mi accompagnano anche loro da quando ho dieci anni. Giochi di varia natura e ambientazioni fantastiche mi hanno modellato, influenzato, ispirato, come anche altro: immagini, film, libri. Però cerco per quanto possibile di trarre solo spunti, niente costruzioni preordinate o stereotipi. A volte addirittura mescolo idee per trarne qualcosa di “nuovo”, definizione difficile in un mondo in cui molto è stato raccontato.

Nei tuoi romanzi spiccano l’accuratezza storica e la passione per la mitologia greca o nordica. Dove nascono questi due aspetti?

Come dicevo prima sin da bambino mi sono avvicinato per caso alla mitologia, poi c’è stata la scuola dove quella greca e romana con l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide sono giunte a riempire un quadro. Non mi sono più fermato, ho cercato di leggere altro, l’Edda, il Beowulf, e molti altri, oltre a saggi sulla mitologia di varie culture. La storia in sé, correlata alla mitologia, mi ha sempre affascinato, in particolare il Medioevo. Avrei voluto approfondire a livello universitario questa passione, ma poi succede che la vita ci pone davanti a scelte difficili e non sempre riusciamo a seguire i nostri sogni. Diciamo però che ho provato a colmare anche questa lacuna da solo, e spero in qualche modo di esserci riuscito.

Per tornare al tuo romanzo, prima hai parlato di non utilizzare stereotipi, quindi come mai hai scelto una donna come protagonista del tuo romanzo?

Beh, forse può sembrare che sia solo una donna il personaggio principale, nella realtà non lo è. Nel romanzo pur con una visione da esterno, ci sono quattro figure, due femminili e due maschili con aspetti e caratteristiche completamente diverse che s’interfacciano, crescono, si evolvono insieme e affrontano le difficoltà insieme. Anche perché credo che non ci sia mai un singolo protagonista in una storia come nella vita, credo che in definitiva non siamo mai veramente soli.

 

Ovviamente dei quattro c’è un mio personaggio preferito, ma non vi svelerò qual è…


 

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