Girolama Sansone: in bilico tra razionalità e passione, tra mito e realtà

Girolama Sansone: in bilico tra razionalità e passione, tra mito e realtà

 

Come promesso, ecco l’intervista alla scrittrice Girolama Sansone!
Ho chiesto direttamente alla scrittrice di raccontare qualcosa ai lettori del Blog…
Ne è venuta fuori una figura a tuttotondo, un personaggio poliedrico capace di trasmettere emozioni e sensazioni ora delicate, ora più forti.
Una donna dal carattere passionale che a volte si è dovuta adeguare, per necessità, ai canoni dettati dalla razionalità ma che, per fortuna, non ha rinnegato la sua vera natura.
Sentiamola….

La scrottrice Girolama Sansone“ Sono nata a Marciana Marina nel 1960, nella splendida Isola d’Elba dove ho trascorso la mia infanzia. Sono sempre stata molto legata a questa terra natia dove sono ritornata con frequenza regolare almeno fino a quando mi sono sposata nel 1984.
Da quel momento la mia vita è completamente cambiata. Con un marito, due figlie e un lavoro alle spalle, le mie visite all’Elba si sono sempre più diradate, ma conservo il ricordo di quest’isola e degli anni trascorsi lì come un cimelio.
Per 23 anni ho lavorato come fisioterapista in un centro di riabilitazione a contatto con i disabili e con le problematiche ad essi inerenti. E’ stato un periodo molto importante per la mia formazione, non solo dal punto di vista professionale, ma anche da quello umano.
Ho sempre avuto la passione per la scrittura. Ho cominciato da ragazza scrivendo poesie. Nascevano così, spontaneamente. Le parole si formavano in rime che io andavo annotando. Non le ho mai pubblicate, ad eccezione di tre che si trovano su un libretto di poesie di autori vari di cui io ho curato l’edizione per conto dell’Associazione culturale di Marettimo nel 2007.
Ho conseguito la laurea magistrale in Scienze dell’educazione. È stato un percorso di studio bellissimo che mi ha molto arricchito. È proprio in quel periodo mi sono imbattuta nella teoria dell’origine trapanese dell’Odissea, elaborata dallo scrittore inglese Samuel Butler.

Avevo già notato la somiglianza impressionante esistente tra la descrizione della grotta di Polifemo, citata nel nono libro del poema, La scrottrice Girolama Sansonecon quella del Genovese a Levanzo. Così mi sono incuriosita e ho cominciato ad approfondire l’argomento fino a quando sono riuscita a scoprire il nesso esistente tra l’Odissea e le isole Egadi.
Non potete immaginare la soddisfazione che ho provato, anche perché questo lavoro, durato diversi mesi, è stato fatto in collaborazione con il dipartimento Ethos dell’Università degli studi di Palermo e quindi ha il sapore dell’ufficialità.

Da lì l’idea di pubblicare il saggio, nel 2005, “I viaggi di Ulisse e le isole Egadi”, di cui sono molto orgogliosa e fiera. Questo saggio rappresenta un tassello fondamentale nell’evoluzione della teoria e sono sicura che è la base per ulteriori sviluppi della stessa, semmai qualcuno volesse approfondirla.

Attualmente Girolama Sansone fa l’insegnante. Ciò mi lascia tanto tempo a disposizione per leggere e soprattutto per scrivere. Ho recentemente pubblicato Sotto il cielo stellato, la cui recensione potrete trovare in questo Blog nella sezione RECENSIONE LIBRI, ma ho già ultimato un altro romanzo che per adesso tengo conservato in un cassetto e sto già lavorando su un terzo.

Mi piace la musica anche se non c’è un genere che preferisco. Trovo, infatti, che la bella musica non appartenga ad un solo genere.
Amo andare a teatro ad assistere ad un’opera lirica con lo stesso entusiasmo con cui vado ad un concerto di musica rock.

Canto, ma mai in pubblico. Adoro il mare e non potrebbe essere altrimenti viste le mie origini. Adoro Marettimo! Sento che c’è un legame molto forte che mi unisce a quest’isola e quando posso vado sempre a rifugiarmi lì.”

Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?

L’idea è nata molti anni fa. Mi piaceva la storia e mi ero ripromessa di scriverla. Volevo parlare della gente di mare, di un popolo che sta sempre in ombra pur essendo una parte molto attiva della nostra società. Però mi sono decisa a prendere carta e penna solo quando è morto mio padre. La storia narrata infatti è ispirata alla sua vita e scrivendo il romanzo ho avuto la sensazione di immortalarne la memoria.

Di fatto però nel romanzo non c’è un protagonista assoluto, ma un coro che parla e racconta. Come mai questa scelta?

Effettivamente nel libro presento molti personaggi che direttamente o indirettamente hanno un ruolo ben definito in questa vicenda. Ho scelto di mettere insieme tante voci per dare una visione più aderente alla realtà dell’epoca consapevole del fatto che la vita è un intreccio di relazioni tra più soggetti che interagiscono tra di loro.
Nel libro si racconta un secolo di civiltà marinara. Cos’è cambiato in tutti questi anni?
I cambiamenti, tanti ed anche importanti, che hanno rivoluzionato il sistema della marineria, sostanzialmente possono essere ricondotti a due aspetti essenziali della nostra società: la scolarizzazione di massa e lo sviluppo della tecnologia. L’istruzione, da un lato, ha modificato l’aspetto formativo del pescatore e la sua cultura. Un tempo i bambini avevano un rapporto diretto col mare e con tutto ciò che gravita attorno ad esso. Sviluppavano una manualità e un bagaglio di esperienze indispensabili per divenire degli ottimi pescatori. Lo sviluppo tecnologico, dall’altro lato, ha migliorato senza dubbio le condizioni lavorative, ma ha impoverito il bagaglio di conoscenze della gente di mare. Oggi la strumentazione di cui è dotata ogni imbarcazione si sostituisce in tutto e per tutto all’abilità del pescatore di un tempo.

Qual è il ruolo delle donne nella società che hai descritto?

Il ruolo delle donne è di fondamentale importanza nella cultura marinara. La donna, contrariamente a quelle degli altri ceti, è piuttosto emancipata e regge le sorti della famiglia. La donna è contemporaneamente madre e padre. L’uomo vive il suo rapporto di simbiosi con il mare e si disinteressa nella maggior parte dei casi alla conduzione familiare. Anche se all’uomo spetta l’ultima parola, di fatto è la donna che amministra i beni materiali, educa i figli in completa autonomia, interagisce a livello sociale intervenendo direttamente nella conduzione dei rapporti. È sicuramente una donna più libera delle altre ed ha più potere decisionale.

Ci sono due guerre che attraversano la storia narrata in questo romanzo che hanno lasciato dei segni indelebili nell’animo della gente. Come sono state vissute?

In modo completamente diverso l’una dall’altra. Al di là degli eventi storici quello che mi preme mettere in evidenza è stato il modo in cui la popolazione le ha affrontate. La guerra, nella narrazione, viene vista dal basso. Più che i grandi eventi vengono messi in risalto le difficoltà affrontate dalla gente comune che ha dovuto fare i conti con la sofferenza, il dolore e i disagi procurati dalla guerra: dalla prima, dove i soldati, al fronte, morivano nelle trincee, ma anche e soprattutto dalla seconda, piombata addosso ai civili portando con sé morte e distruzione.

C’è un filo conduttore che lega il saggio “I viaggi di Ulisse e le Isole Egadi” con il romanzo “Sotto il cielo stellato?

Sebbene in apparenza non ci siano punti di contatto tra questi due libri, tranne il fatto che entrambi siano frutto del mio interesse nei confronti del territorio trapanese, sia dal punto di vista storico che genealogico, ritengo quello del “viaggio” il tema che li accomuna. Tutti conoscono il viaggio di Ulisse, ma non tutti conoscono la teoria sull’Origine trapanese dell’Odissea che vuole il poema ambientato nel territorio trapanese. Nel mare dove le Egadi regnano sovrane, Ulisse ha vissuto parte delle sue avventure e ha scorrazzato con la genialità del grande navigatore. In questo stesso mare i protagonisti di “Sotto il cielo stellato” hanno vissuto le loro vicende familiari, hanno affrontato lunghi viaggi che li hanno visti approdare in luoghi diversi da quelli siciliani nella speranza di vedere migliorate le proprie condizioni di vita. È come se in ogni personaggio di “Sotto il cielo stellato “ ci fosse un Ulisse che lo spinge ad andare sempre avanti e a ricercare la propria identità sotto la spinta della determinazione.

Parte del tuo libro è ambientato in Toscana, all’isola d’Elba per l’esattezza. Perché?

Perché i pescatori sono persone sempre in continuo movimento. La casa di un pescatore non è la terraferma. La sua casa è il mare, e il mare non ha confini. Per cui è facile vedere i pescatori spostarsi da un luogo all’altro senza fissa dimora. Per un ventennio circa il principale protagonista ha vissuto all’isola d’Elba. Sono stati anni molto importanti che hanno inciso in maniera determinante sulla sua formazione del pensiero e del carattere. Sono stati gli anni in cui c’è stata la crescita economica, sociale e culturale della famiglia che ha avuto risvolti interessanti.
Leggendo il tuo romanzo viene quasi spontaneo fare riferimento ai Malavoglia. Cos’è che accomuna i due romanzi e cosa li distingue.
Entrambi i due romanzi trattano le vicende di famiglie di pescatori siciliani. Quello che accomuna i due lavori è sicuramente il sistema etico fondato essenzialmente sulla triade Lavoro – Famiglia – Senso del dovere, che trova fondamento in quell’unico grande valore che è la solidarietà. Ma i Malavoglia alla fine sono perdenti, mentre i Salone di “Sotto il cielo stellato”, sono dei vincenti perché riescono ad affrontare e a superare vicissitudini di ogni genere con grande coraggio.

C’è un personaggio del libro a cui sei particolarmente legata?

In realtà di personaggi a cui sono particolarmente legata sono due e sono entrambe figure femminili. Una è Maria, la protagonista, che vive la sua storia di amore controversa con Amilcare che segnerà in maniera indelebile la sua esistenza, e l’altra è Vanna, sua sorella, che invece nel romanzo rappresenta la forza della stabilità familiare. Se la prima è una donna che si lascia travolgere dal sentimento e dalle emozioni, la seconda è una campionessa di razionalità. Insieme formano una diade molto interessante, un equilibrio perfetto tra passione e ragione che nella vita di tutti i giorni è auspicabile.

Girolama Sansone: cosa si prova a scrivere la storia della propria famiglia?

Scrivere questa storia per me è stata una bella esperienza. Mi ha dato una maggiore consapevolezza di quelle che fossero le mie origini, mi ha trasmesso un grande amore nei confronti della gente di mare, e mi ha fatto scoprire i valori legati alla cultura marinara e le tradizioni popolari. Attraverso la scrittura ho anche avuto modo di conoscere persone meravigliose che con la loro esperienza mi hanno aiutato a chiarire alcuni lati oscuri della storia e a comprendere il gergo marinaro, nonché il linguaggio tecnico di alcuni professionisti come, ad esempio, quello dei costruttori navali. Ho sviluppato un forte senso di appartenenza di cui oggi vado orgogliosa.

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