“Il Brunconiglio e il Cignobianco” di  Mattia Stephan Calabrese

“Il Brunconiglio e il Cignobianco” di Mattia Stephan Calabrese

Il Brunconiglio e il Cignobianco
La maestra di spada e stregoneria
(Santelli editore, 2019, pagg.246)

Mattia Stephan Calabrese

Chi è Mattia Stephan Calabrese

Nato a Saronno, è laureato in Scienze storiche, con una tesi (triennale) sul limes romano in Europa e una (magistrale) sulla demografia dell’impero romano. Insegna lettere e Storia ed è appassionato di mitologia e filosofia comparativa. Nel tempo libero di dedica agli studi storici da cui prende spunto per confezionare le sue storie fantasy.

Di cosa parla Il Brunconiglio e il Cignobianco

In un tempo indefinito, siamo nel V secolo durante l’impero romano ma potremmo essere anche ai giorni nostri, considerato che la tecnologia utilizzata è quella del XXI secolo, si svolge una storia che vede protagonista la giovane Marfisa.

“Il tempo era una cosa strana. Una misteriosa sostanza in costante movimento e in costante riflusso, dove un mutamento, per quanto piccolo, si ripercuoteva in crepe le cui diramazioni si
estendevano nelle direzioni e forme più imprevedibili. Vinceva Cesare, vinceva Pompeo; l’impero romano sopravviveva, l’impero collassava; tecnologie erano scoperte prima oppure mai.”

Marfisa è una potente filosofa guerriera con grandi poteri magici. A seguito della morte di un suo amato allievo, per elaborare il lutto, raggiunge il fratello Rodegario a Sicca Veneria in Africa e si aggrega ad un gruppo di archeologi che lavorano per ritrovare libri perduti.

Quando sembra aver ritrovato un po’ di serenità, un tragico evento la fa ripiombare di nuovo nel baratro.

Mentre la donna fa i conti con la sua depressione, il furto di un libro magico riacutizza in città le incomprensioni tra pagani e cristiani e gli equilibri fra le due fazioni si fanno ancora più tesi. In questo scenario Marfisa incontra Esara, una giovane determinata ad imparare l’arte della magia. Sarà proprio grazie a lei che Marfisa riuscirà lentamente ad aprirsi nuovamente alla vita e a comprendere che anche la città ha bisogno di lei.

Cosa ne penso

Il brunconiglio e il cignobianco è un fantasy che, fin da subito, fa emergere la sua singolarità, nonostante siano presenti gli ingredienti classici del genere: elementi fantastici non spiegati in maniera scientifica, mito, sovrannaturale, allegoria e simboli. Con contaminazioni urban fantasy, che non necessariamente deve essere ambientato nei tempi moderni, fantasy storico e low fantasy, questa storia si muove in un mondo alternativo, complesso e articolato, dove le linee del tempo si inseguono, si sorpassano, si intersecano e divergono.

E’ infatti proprio la collocazione temporale la prima cosa che rende questa storia particolare. I personaggi si muovono nel V secolo, ai tempi dell’impero romano, ma conoscono tecnologie moderne come cellulari e computer. Magia e tecnologia, quindi, che insieme agli aspetti epici non eccessivamente enfatizzati da un punto di vista fantastico, favoriscono il realismo.

C’è poi un altro aspetto da rilevare e cioè lo scavo psicologico dei personaggi. Non sempre, infatti, il fantasy lascia tanto spazio alla caratterizzazione dei personaggi, alle loro problematiche, al loro intimo approccio alla vita. La caducità umana, gli aneliti, i rimorsi, le debolezze, l’amicizia, l’amore, i sensi di colpa e anche la voglia di riscatto, sono il leit motiv di questa storia, tanto che la dimensione fiabesca ed epica sembra quasi un pretesto per raggiungere altri obiettivi.

 

Grazie ad una scrittura coinvolgente, ma scevra da orpelli letterari, l’autore costruisce due belle figure femminili: Marfisa la guerriera e la più dolce Esara. alle quali non si può fare a meno di affezionarsi subito. Diverse e interessanti, ciascuno a modo suo, non si può fare a meno di affezionarsi subito a loro.

Grazie al ritmo sostenuto e allo stile ben adattato alle personalità dei personaggi e alle scene trattate, questo fantasy risulta un ottimo prodotto.

Anche a livello narrativo e di descrizioni Il brunconiglio e il cignobianco stimola la fantasia del lettore a volte con scene cruente che sembrano destinate ad un pubblico più adulto ma che comunque non stonano, altre con immagini decisamente incantevoli che proiettano in una dimensione quasi fanciullesca.

Nota di merito finale: carinissima la scelta del titolo che richiama i soprannomi del celebre romanzo di Carroll, Alice nel paese delle meraviglie.

 

Una storia quindi sicuramente consigliata, originale e accattivante, diversa anche nella struttura dai soliti fantasy, dove non mancano l’azione e i colpi di scena, ma anche gli aspetti più intimi e fiabeschi che controbilanciano gli istinti più bassi degli esseri umani. Da leggere.

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